Economia sfericaLa svolta verso fonti energetiche rinnovabili e rispettose del Pianeta deve avvenire adesso

Abbiamo ancora bisogno che sia il fantomatico “mercato” a dirci che occorre un cambio di passo? Occorre superare l’idea di economia lineare, andare oltre il Pil e l’idea di crescita meramente quantitativa

HO / NASA / AFP

«Se le attuali condizioni di mercato persistono, i ricavi da petrolio e gas (per alcuni paesi produttori) potranno scendere tra il 50% e l’85% nel 2020, raggiungendo il loro livello più basso in oltre venti anni» ha affermato Mohamed Barkindo, segretario dell’Opec. Dunque, mentre le banche centrali e i governi si stanno affannando nel fronteggiare la stretta mortale del coronavirus e per scongiurare paure di recessioni e crolli dei mercati, i Signori del petrolio si dimostrano riottosi all’idea di un taglio della produzione. Anzi, c’è chi, come l’Arabia Saudita, addirittura conferma l’intenzione di portare subito la produzione ad almen10 milioni di barili al giorno. Stefano Agnoli sul Corriere della Sera scrive testualmente: «la strategia sembra chiara: se la torta del mercato si riduce diventa fondamentale prendersene più fette possibili, allentando sui prezzi e spingendo sull’output per aumentare la propria quota, a spese dei concorrenti». Ma le quotazioni si stanno sgretolando sino a raggiungere livelli raramente visti prima: meno di 30 dollari al barile!

Allora chiedo: non è un ennesimo messaggio? In questa nostra difficile, fragile e complessa epoca, abbiamo ancora bisogno che sia il fantomatico “mercato” a dirci che occorre un cambio di passo? E qualora ve ne fosse ancora bisogno, non è proprio questo che sta accadendo? Il mercato non ci sta forse dicendo che la svolta verso fonti energetiche di minore impatto e di maggiore rispetto verso il Pianeta deve avvenire adesso?

Sono sempre stato dell’avviso che lo sviluppo economico è sostenibile se riesce a coniugare l’incremento della quantità di risorse prodotte e consumate con un miglioramento della qualità della vita, legata alla disponibilità di servizi (sanità, istruzione) e ai valori di giustizia, libertà, pace, ecc. È un concetto multidimensionale, che riguarda l’ambiente e il capitale naturale, la demografia, la produzione e il consumo, il funzionamento stesso della società, e che va quantificato anche in termini intertemporali.

Ma attenzione, sviluppo sostenibile significa anche ripensare al concetto di ricchezza, andando oltre gli strumenti di misurazione economica classici. Il principale indicatore dello sviluppo economico, è il Prodotto interno lordo, cioè il Pil. Esso misura il reddito di un’economia, cioè la variazione del valore (il valore aggiunto) ottenuta trasformando beni e servizi (intermedi) in altri beni e servizi (prodotti finali) attraverso il processo di produzione. Tuttavia, sebbene il Pil fornisca una buona approssimazione dell’andamento della crescita quantitativa e, poiché è una misura condivisa a livello internazionale attraverso regole statistiche armonizzate di contabilità, consenta comparazioni fra differenti paesi, non fornisce la misura degli elementi qualitativi fondamentali di benessere e la sostenibilità: qualità della vita, tutela dell’ambiente, soddisfazione dei bisogni primari, accesso all’istruzione, alla sanità e alla cultura, sicurezza fisica, qualità dell’aria, impatto della produzione sull’ecosistema e… felicità.

Oggi più che mai è evidente che occorre andare oltre un’idea di economia lineare, oltre il Pil e l’idea di crescita meramente quantitativa che sottende.

Quanto tempo ci rimane per continuare a giocare?

Politica, organizzazioni e aziende stanno cercando di rispondere alle emergenze, compresa quella climatica, con soluzioni diverse, spesso asincrone, spesso molto incerte. Ma quali ci permetteranno veramente di riavviare il nostro quotidiano appena questo momento di sospensione sarà passato? E quali azioni, invece, nel nostro quotidiano e nella nostra sfera di influenza, possiamo intanto intraprendere?

Forse siamo molto vicini al tempo del rinnovamento, forse ci siamo già dentro e se così fosse allora bisogna che impariamo a piantare qualcosa, a farci semi noi stessi. Farci semi, è questa la prima connessione col Pianeta. Farci semi significa in primo luogo realizzare che siamo tutti una sola cosa per questo dobbiamo Agire-per-il-Bene dell’insieme affinché l’insieme agisca per il Bene del singolo, solo così realizzeremo il frutto dell’interdipendenza: la gratitudine.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter