Emergenza EuropaL’Unione europea corre in aiuto alla Grecia sui migranti (ma non si capisce che cosa farà)

I leader del Parlamento, Commissione e Consiglio sono andati nella zona di confine con la Turchia per sostenere Atene, ma non si sbilanciano sulle azioni concrete da intraprendere. Arriveranno aiuti economici, mentre una redistribuzione dei richiedenti asilo è improbabile

str / AFP

Oggi i tre presidenti dell’Unione europea, Ursula von der Leyen (Commissione europea), David Sassoli (Parlamento europeo) e Charles Michel (Consiglio europeo) hanno visitato il confine di terra tra Grecia e Turchia per incontrare il primo ministro greco, Kyriakos Mītsotakīs, e discutere di una risposta europea alla crisi migratoria che il paese deve gestire dopo che la Turchia ha aperto le frontiere, incoraggiando i profughi siriani che ospita a varcare il confine per entrare in Europa. Il numero delle persone che si sono avvicinate alla frontiera è di 13mila secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e di oltre 130mila per la Turchia. Il governo greco ha risposto schierando l’esercito alla sua frontiera (circa 120 km) e mettendo in campo tutti i mezzi possibili per contrastare l’ingresso dei migranti: in dotazione ai militari distese di filo spinato, manganelli, gas lacrimogeni e armi per sparare colpi di avvertimento. Numerose immagini dello scontro tra i profughi e le forze dell’ordine elleniche stanno circolando sui social, dove sono chiare le testimonianze di persone picchiate e di bambini a rischio di soffocamento in seguito all’esposizione ai gas lacrimogeni. Scene che potrebbero aumentare di intensità e numero, secondo il governo greco, anche perché il presidente turco Erdoğan ha minacciato di incoraggiare ulteriormente le partenze. Per contenere il fenomeno, la Grecia ha immediatamente disposto la sospensione per un mese delle richieste per il diritto di asilo, evento mai verificatosi prima d’ora. In più, secondo fonti governative, un tribunale ha già condannato le prime persone fermate per aver attraversato illegalmente il confine (da sabato scorso a oggi risultano essere 183) a quattro anni di carcere e a una multa di 10mila euro. Nelle stesse giornate, la polizia e le forze armate greche riferiscono di aver impedito l’ingresso a 24mila persone.

«Quanto accaduto qui nei giorni scorsi è dolorosamente ovvio a tutti. La Turchia in piena violazione dell’accordo con l’Unione europea ha incoraggiato e assistito in modo sistematico decine di migliaia di migranti e profughi ad entrare in Grecia. Ha fallito, e continuerà a fallire se dovesse continuare a perseguire questa strategia», ha dichiarato il presidente Mītsotakīs in conferenza stampa insieme ai presidenti delle istituzioni europee. La Grecia attualmente ospita 42mila migranti radunati sulle isole del mar Egeo, in campi profughi che superano di gran lunga la loro capienza massima e dove le persone vivono in condizioni di totale precarietà. Tra il 2017 e il 2019 gli arrivi nel Paese, via terra ma soprattutto via mare, sono stati 159mila, in netto calo da quando l’Unione europea ha stretto un controverso patto con il governo di Erdoğan per chiudere le frontiere e bloccare la rotta balcanica dopo la crisi migratoria del 2015. La Turchia, d’altro canto, ospita circa 3,6 milioni di profughi siriani; da qui la preoccupazione del governo greco. L’esecutivo ha dunque invocato l’aiuto dell’Unione europea: « I paesi più esposti hanno il diritto di aspettarsi la solidarietà» degli altri Stati membri, ha detto George Koumoutsakos, viceministro greco per le migrazioni. Una fonte del governo greco ha precisato che il primo ministro si aspetta un «forte sostegno» da parte dell’Unione europea.

«Noi abbiamo una necessità di rafforzare una politica comune per l’immigrazione europea e sono molto colpito dal fatto che tanti governi continuino a non esserne consapevoli. Se un anno e mezzo fa si fosse dato retta al Parlamento europeo e si fosse proceduto ad una riforma del Trattato di Dublino probabilmente noi oggi non saremmo in queste condizioni. Per il parlamento europeo chi arriva in Grecia, o in Italia, Malta, Spagna, arriva in Europa», ha detto il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, criticando implicitamente il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, interprete della linea dura: «Se ora cediamo alle pressioni della Turchia, il presidente Erdoğan avrà vinto e potrà decidere se far arrivare decine di migliaia di persone nell’Ue, quindi centinaia di migliaia che le seguiranno. Questo è un attacco della Turchia all’Ue e alla Grecia».

«Chi cerca di mettere alla prova l’unità dell’Europa resterà deluso. Manterremo la linea e la nostra unità prevarrà. È tempo per un’azione concertata e per il sangue freddo. La Turchia non è un nemico e le persone non sono mezzi per raggiungere un obiettivo. Grazie alla Grecia per essere il nostro scudo», ha detto invece la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.

Nessun commento invece da parte dei leader delle istituzioni comunitarie sulla decisione della Grecia di sospendere le richieste di asilo, fortemente condannata dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e da Amnesty International, in quanto priva di «una base giuridica» sia sotto la legge europea che internazionale e «un agghiacciante tradimento» da parte di Atene in materia di rispetto dei diritti umani. Medici senza Frontiere ha inoltre denunciato gli effetti dell’accordo tra Unione europea e Turchia, chiedendo di «evacuare le persone dalle isole greche verso i paesi dell’Union europea, fornire un sistema di asilo funzionante, smettere di intrappolare le persone in condizioni orribili». «Espellere le persone in assenza di una giusta procedura potrebbe significare rimandarle verso gli orrori della guerra o metterle a rischio di subire violazioni dei diritti umani, in violazione del principio basilare del non respingimento», ha detto Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le istituzioni europee. Il governo greco invece ha difeso le proprie azioni, specificando come la sospensione sia conforme al diritto internazionale in quanto si tratta di ingressi massicci e non di singoli arrivi, che in quanto tali costituiscono una «minaccia alla sicurezza nazionale» e quindi giustificano misure straordinarie.

Anche Donald Trump ha espresso approvazione per l’azione del governo greco. La Casa Bianca ha specificato che «il presidente ha espresso il suo sostegno agli sforzi della Grecia per rendere sicuri i suoi confini e ha incoraggiato la Grecia a lavorare con i partner regionali per affrontare i movimenti di massa di migranti in Europa». Intanto, anche altri Paesi nei Balcani hanno iniziato a prendere misure per contrastare l’eventuale arrivo di migranti dalla Grecia: Bulgaria e Macedonia del Nord hanno già provveduto a chiudere le proprie frontiere, mentre l’Ungheria di Viktor Orbán ha chiuso a tempo indefinito gli accessi ai richiedenti asilo, ufficialmente per contenere i rischi legati al coronavirus. Budapest, in particolare, cita gli immigrati originari dell’Iran, la quarta nazionalità per numero di richieste di asilo in Ungheria e il paese tra i più colpiti dall’epidemia. Non è chiaro quale sia il nesso fra gli immigrati iraniani provenienti dalla Turchia, la maggior parte dei quali vivono nel Paese già da mesi o anni, e dunque l’effettiva possibilità che siano infettati.

Domani è prevista una riunione straordinaria tra i ministri dell’Interno dell’Unione per valutare una strategia comune per fare fronte al caso, e la prossima settimana quella tra i ministri degli Esteri. A tal proposito, l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell ha dichiarato che «l’accordo tra Unione europea e Turchia deve essere confermato mentre l’Unione è impegnata a sostenere la Grecia e la Bulgaria nell’affrontare questa nuova situazione». Difficile immaginare dunque che l’Unione possa usare il pugno duro con il governo di Erdoğan, da un lato, e che possa capovolgere completamente le sorti della Grecia, dall’altro. Anzi. Come ha spiegato l’esperto dell’Ispi Matteo Villa a Linkiesta, è probabile che l’Unione opti per il varo di un ulteriore pacchetto di finanziamenti alla Turchia per continuare a tenersi i migranti. Mentre secondo George Pagoulatos, direttore generale del think tank Eliamep (Fondazione ellenica per la politica europea ed estera), ha detto a Politico.eu che «il governo greco ha ottenuto il dispiegamento delle squadre di intervento rapido di Frontex e una serie di dichiarazioni di sostegno da parte di rappresentanti Ue, ma il problema è quanto di più ci si possa aspettare di questo». Le opzioni sono due: «o un intervento diplomatico per alleviare la crisi siriana a Idlib… o la decisione di suddividere le quote di richiedenti asilo tra i diversi Stati membri europei. Se la prima opzione è poco probabile, la seconda lo è ancora meno».

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