Coltelli d’ItaliaLa tregua è durata una settimana, Salvini e Meloni hanno ripreso ad attaccare il governo

Nell’emergenza non c’è mai stato un autentico clima da unità nazionale, ma adesso è sempre più forte la rottura dell’opposizione. Di Maio critica Salvini tornato in modalità campagna elettorale, mentre la leader di Fdi è sempre più insofferente: «Se c’è la crisi si può votare a maggio»

LUCA PRIZIA / AFP

Al di là delle chiacchiere sul governissimo di qualche giorno fa, un autentico clima da unità nazionale non ha mai preso piede ma adesso cresce l’impressione di una quasi rottura fra governo e opposizione, complice anche il disastro comunicativo sulla chiusura delle scuole e più in generale un bollettino di guerra sempre più allarmante che abbatte la soglia psicologica dei 100 morti.

La novità di queste ore è che non solo Matteo Salvini ma anche Giorgia Meloni, la meno insensibile ai richiami all’unità del Parlamento di fronte all’emergenza-coronavirus, dà crescenti segni di insofferenza verso il governo e il presidente del Consiglio. Non è certo per un caso se la leader di Fratelli d’Italia, rispondendo a una domanda, ieri abbia scandito una frase che mai si sarebbe sognata di pronunciare anche solo una settimana fa: «Se c’è la crisi si può votare a maggio». Detta così parrebbe un’affermazione neutra. Ma già solo evocare, o prendere in considerazione, l’ipotesi di una caduta di Conte con automatico – secondo lei – ricorso alle urne non suona certo di buon auspicio.

D’altra parte, la stessa Meloni va lamentando uno scarso coinvolgimento delle opposizioni da parte di palazzo Chigi ed è anche vero che l’ultima riunione dei capigruppo di tutti i partiti, martedì sera, non è stata granché, l’impressione della destra è che Conte e i suoi ministri abbiano fatto al più un gesto di cortesia istituzionale più che una seria operazione politica. Le due opposizioni di destra si sentono estranee – e magari in cuor loro non sono affatto scontente di non stare nella stanza dei bottoni in un frangente così drammatico – e hanno anche difficoltà a interpretare il loro popolo. Mentre Forza Italia ondeggia ma come al solito non pare avere gran ruolo.

Matteo Salvini si è accorto che la sua strana proposta del governissimo non avrebbe convinto nemmeno i suoi fedeli e sarebbe dunque già partito a passo di carica in modalità campagna elettorale, che è quella che meglio gli si attaglia: ma sul cavalcare le sofferenza della gente ha dubbi anche lui, potrebbe essere controproducente. Tuttavia l’annunciato no al decreto da 3,6 milioni è indicativo della volontà di stare dall’altra parte, e in Parlamento i leghisti strepitano su qualunque cosa, persino – ieri – sullo spacchettamento del ministero della scuola e della ricerca. Mentre la Meloni da subito aveva capito che era il caso di darsi quel profilo politico responsabile che è tipico della tradizione istituzionale degli ultimi anni della destra italiana. Di qui la differenza fra i due leader dell’opposizione. Fino alle ultime ore: ora il clima è più teso. Altro che unità nazionale: e per Conte non è una buona notizia.

Se n’è accorto Di Maio: «Ascoltiamoci, adesso non c’entrano nulla i colori politici». Quello che è certo è che se la destra armasse un putiferio sulle inadeguatezze del governo, a rischio di fare la parte degli avvoltoi, e soprattutto se l’emergenza dovesse proseguire e con esso il disagio della società italiana, allora si potrebbe davvero aprire una fase politica drammatica. Mentre Salvini continuerà a scalpitare, alla Meloni soprattutto tocca l’ultima e decisiva parola sulla linea da tenere.

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