I medici sono i veri leader di questa fase. È quando parla uno di loro in tv che alziamo il volume, molto più di un ministro o un segretario di partito (per inciso, quanti politici che con uno schioccar di dita facevano titolo sui giornali sono spariti durante la Grande Guerra al Virus), sono loro le parole che attendiamo con ansia, abbiamo tutti imparato a conoscerli, a apprezzarli, ciascuno secondo le sue soggettive preferenze. I medici, anzi, i professori. Gli scienziati, come sottolineano i politici che vi si affidano anche loro, quei politici per lo più avvocati, giornalisti, insegnanti, economisti: ci fosse appunto uno “scienziato” fra loro – da questo punto di vista non è cambiato molto dall’età giolittiana, a riprova che, come due rette parallele, scienza e politica ancora non si incontrano mai.
E insomma, i professori. Non solo opinion leader ma proprio leader, i più idonei a orientare l’opinione pubblica e persino le scelte del governo. I professori parlano alla televisione, sono sui social. Più veloci dei giornali. L’egemonia della scienza in queste ore non ha per fortuna nessun addentellato con le idiozie della finta scienza che tanti danni ha fatto nel recentissimo passato, dai no vax alle varie declinazioni reazionarie della decrescita felice fino al dispotismo telematico casaleggiano. E non è nemmeno il trionfo del positivismo, dell’ottimismo. Tutto il contrario. È la rivincita, seppure mai lineare, della Ragione. Ossigeno per la società post-industriale e una politica istericamente pop.
Eccoli, i Professori al servizio della società. Il Sapere arma contro la malattia, la morte. Sono diventate figure familiari, amiche, positive.
Ecco dunque la sapienza elegante, illuminista, sottilmente ironica in stile molto milanese, del professor Massimo Galli, primario di quell’ospedale Sacco che tutta l’Italia ormai conosce per essere uno degli avamposti della Grande Guerra al Virus. Il professor Galli è forbito senza farlo pesare, se ne indovina l’ampia cultura, è il medico che tutti vorremmo avere perché di lui ci fidiamo. E per queste sue caratteristiche è una sorta di Presidente dei Professori.
Più pragmatico, più in modalità di combattimento ci pare Walter Ricciardi, altro brillante professore che si segue volentieri in tv. Proprio per questa sua presenza un filo nervosa, consapevole della necessità di fare, organizzare, muoversi, Ricciardi è il più “politico” dei professori, non a caso collaboratore di Carlo Calenda, una specie di ministro dell’Interno.
Di Roberto Burioni si è detto e scritto più degli altri perché è stato il primo a scendere in campo utilizzando massicciamente Twitter e poi la televisione. È un leader naturale, per alcuni un pochino narciso, uno che sa misurare le parole ma anche essere, quando serve, molto crudo: la famosa stroncatura della dottoressa Gismondo (“La signora del Sacco”) è un esempio di una personalità a cui può sfuggire la frizione. Infatti Burioni è uno che può anche suscitare gelosie perché ha una presenza inevitabilmente ingombrante ma anche ammirazione perché arriva prima degli altri. Ed è franco, netto.
La dottoressa Gismondo, dicevamo. Che resta nella mente degli italiani per aver detto inizialmente (ma anche dopo) che il coronavirus è poco più di un’influenza. Dice le cose in maniera un po’ troppo naïf, non sa che “come” si comunica è importante tanto quanto “cosa” comunicare. E ha fatto, secondo noi, parecchio danno.
Anche di Ilaria Capua si è scritto molto per via delle peripezie che ha dovuto subire. La professoressa Capua ha un modo di porgere i suoi ragionamenti così persuasivo ma a causa di un suo personale rigore – crediamo sia questa la spiegazione – è parsa talvolta un po’ “gismondiana”, cioè minimizzatrice, per via di quell’insistere sulla malattia “simil-influenzale” che ha dato un’idea sbagliata della pericolosità del Covid19: ma resta uno dei volti più seguiti dal grande pubblico.
Quanto al professor Brusaferro, gli è toccato più di tutti l’ingrato compito di spiattellare in diretta tv i quotidiani bollettini della disfatta, un generale Cadorna suo malgrado, il volto affilato e reso più teso dallo sforzo sovrumano di non deprimere gli italiani, nonché un professore catapultato in un ruolo direttamente politico, di affiancamento se non di sostituzione del governo, e non è certo una funzione invidiabile, in quei frangenti.