Le pinte ripartonoAl mosto d’uva e alla mela cotogna: cinque nuove e imperdibili birre artigianali

Comincia oggi la ​Settimana della Birra Artigianale 2020​, il più grande “evento diffuso” del settore birrario in Italia. Nel 2010 in Italia si contavano 311 birrifici artigianali. Oggi sono oltre 850 gli impianti in funzione

Comincia oggi la ​Settimana della Birra Artigianale 2020​, il più grande “evento diffuso” del settore birrario in Italia. Lo scopo? Celebrare – e bere! – la birra di qualità, prodotta da birrifici indipendenti e artigianali. Da Mantova a Campagnano di Roma, da Altamura a Vercelli, da Caserta a Torino, dal 2 all’8 marzo​, un ricco programma di degustazioni attende gli appassionati: cene con abbinamenti, incontri con i birrai, visite a impianti di produzione, presentazioni di nuove birre, festival, offerte speciali e altro ancora. Una lunga lista di iniziative è organizzata autonomamente da pub, birrifici, beershop, ristoranti, bistrot, enoteche, associazioni o siti di e-commerce. Sul sito della manifestazione – www.​settimanadellabirra.it​ – ​in una sezione dedicata, sono elencati i vari appuntamenti suddivisi per data e per regione.

La manifestazione si ispira alla craft beer week che si tiene da anni negli Stati Uniti. L’edizione dello scorso anno ha visto la partecipazione di 546 ​soggetti aderenti, dai birrifici ai locali di mescita, per un totale di 597 tra eventi e promozioni. ​Cifre che vanno di pari passo con la crescita dell’intero comparto. Nel 2010 in Italia si contavano 311 birrifici artigianali. Oggi sono oltre 850 gli impianti in funzione. In generale, produzione e consumi pro capite di birra sono aumentati, mentre sono addirittura raddoppiati i volumi delle esportazioni. Come ricorda Carlo Schizerotto, direttore generale del Consorzio della birra artigianale italiana, «in Italia si producono 19,5 milioni di ettolitri di birra, sette dei quali provenienti da altri Paesi. Dei 14-15 milioni di ettolitri prodotti in Italia ben 2,5 milioni sono quelli utilizzati per la realizzazione di birre speciali, ad alto valore aggiunto. Secondo i dati forniti dal Consorzio, la produzione di birra artigianale ammonta a 550mila ettolitri. Un terzo di questa produzione proviene da una filiera italiana».

Ma che cosa vuol dire birra artigianale? Come ricorda anche il disciplinare del Consorzio per la tutela e la promozione della birra artigianale italiana, nato il 28 marzo 2019, per produrre “Birra Artigianale” secondo le disposizioni di legge ciascun birrificio deve rispettare alcuni criteri: indipendenza del birrificio, limite di produzione stabilita in un massimo di 200.000 ettolitri all’anno e integrità del prodotto che non deve essere sottoposto a processi di pastorizzazione o di microfiltrazione.

«Colpisce la facilità con cui la birra artigianale si diffonde tra i consumatori, in particolare nelle fasce più giovani della popolazione», spiega Andrea Turco, blogger del sito Cronache di Birra che organizza la manifestazione. «Mi sembra poi che stia pian piano aumentando una certa consapevolezza generale sul mondo della birra – continua Turco – e questo non può che giovare al comparto artigianale. Ovviamente una veloce ascesa del settore può nascondere dei problemi. Per questo bisogna puntare molto sulla cultura birraria, sia per educare il pubblico nel modo opportuno, sia per evitare che il boom attuale non sia una moda passeggera piuttosto che un radicale cambiamento delle abitudini dei bevitori di birra».

E mentre le aziende e i locali partecipanti preparano le iniziative della Settimana della birra artigianale, nel weekend appena trascorso si è svolto, all’interno della Festa delle Birre Artigianali di Eataly Roma, il ​Ballo delle Debuttanti​, un “evento nell’evento” nel corso del quale 18 birrai artigianali hanno presentato le loro nuove creazioni. Prodotti tutti di grande qualità, tra i quali Linkiesta ha selezionato cinque etichette molto divertenti.

Ecovalium – La Casa di Cura
La Casa di Cura è il nome ironico che un gruppo di giovani imprenditori ha scelto per battezzare il proprio birrificio, nato in Abruzzo, nelle vicinanze della fonte d’acqua Mercurio. Il motivo? Le antiche proprietà curative della birra e l’apporto benefico delle sostanze nutritive che contiene: vitamine, sali minerali e fenoli dal forte potere antiossidante. Inoltre, la birra artigianale – non filtrata e non pastorizzata – è un prodotto “vivo” che interagisce bene con il metabolismo umano.

Ecovalium (4,5%) è una Blanche brassata che segue abbastanza fedelmente lo stile di partenza, ma senza rinunciare a una sua precisa personalità. È infatti realizzata con fiocchi d’avena in aggiunta al malto d’orzo e al frumento non maltato. Sono state impiegate varietà moderne di luppoli (Chinook, Calypso). La birra appartiene alla linea Organic del birrificio abruzzese: tutti gli ingredienti provengono pertanto da agricoltura biologica.

Gylan – Elav
La birra inedita di Elav si chiama Gylan (5,7%) ed è una Fruit Ipa. L’Ipa (India Pale Ale) è uno stile birraio della famiglia delle Ale, termine utilizzato per indicare tutte le birre ad alta fermentazione, cioè che fermentano a temperature elevate, 15-25 °C. Nello specifico le Ipa, di origine britannica, hanno note marcatamente luppolate e un tenore alcolico maggiore, al gusto sono intense con un aromi erbacei e fruttati, un corpo di media intensità ma con le note dei malti caramellati utilizzati negli stili inglesi. Questa che abbiamo assaggiato è una versione Fruit, aromatizzata con l’aggiunta di ribes e cocco. Colore dorato carico e schiuma bianca e compatta. Al gusto inizialmente prevale il profilo fruttato che si accompagna a un gusto dolce e un corpo rotondo. Subito dopo arriva la gentile acidità dei ribes e la morbidezza del cocco. Infine, l’imponente amarezza della luppolatura chiude invitando a un altro sorso e a un altro ancora.

Forzuta – Monkey Style (Mastri Birrai Umbri)
La Forzuta Double Ipa si distingue per il grado alcolico elevato, pari a 8,3 gradi alcolici, e per l’impronta amara (ben 70 IBU, ovvero unità di amaro). Grazie a queste caratteristiche, che strizzano l’occhio alle abitudini produttive e di consumo tipicamente statunitensi, questo prodotto si allinea alle più recenti tendenze internazionali. In più, Mastri Birrai Umbri ha “italianizzato” la ricetta con l’uso di malto coltivato in Umbria. A livello aromatico, la Forzuta si contraddistingue per un aspetto olfattivo molto intenso – resinoso, erbaceo e balsamico – che deriva proprio dall’uso di luppoli americani. La beva ha un impatto iniziale importante, dovuto al tenore alcolico e alla specifica e caratterizzante nota amara. L’indole di questa birra ne fa una compagna ideale per i cibi a base di carne come l’hamburger e il maiale brasato o fritto e per le carni grigliate in genere. Buona anche con la italianissima pasta alla gricia.

Mela Pirongia – Birrificio di Cagliari
È il 1934 quando l’abbazia trappista di Westmalle, modificando la ricetta della sua birra più forte, lancia la prima tripel chiara sotto la guida di Hendrik Verlinden, ingegnere birrario da anni consulente dell’abbazia, considerato il padre di questo stile. Nasce così uno tra i prodotti più amati e imitati delle produzioni trappiste. Dopo quasi un secolo da allora il Birrificio di Cagliari ripensa il classico stile trappista in una chiave alternativa, grazie all’aggiunta di un frutto considerato anello di congiunzione tra la mela e la pera: la mela cotogna. No, non è una follia, ma una birra di gran carattere che si sposa alla perfezione con formaggi e salumi importanti. La pizzeria Grains di Cagliari suggerisce per esempio di abbinarla con la pizza “Casellardo”, una sei formaggi (!) con lardo, tutti prodotti tipici sardi. Beh sì, dovrebbe bastare…

Real IGA – Mastio
Le Italian Grape Ale sono le birre italiane caratterizzate da diverse varietà di uva. Si tratta di uno stile tutto italiano in cui il carattere dell’uva, con la sua aromaticità e tipicità, si incontra con quello del luppolo. In sostanza sono birre a base di mosto d’uva, che può essere presente sotto forma di frutto al naturale, di mosto muto, di sapa, di mosto fermentato o anche solo di vinaccia. Uniti danno vita a una bevanda ponte tra questi due mondi diversi, a volte in antitesi. Al Ballo delle Debuttanti 2020 non poteva mancare un’Italian Grape Ale. L’ha realizzata il birrificio Mastio e il suo nome è Real Iga (7%). Prodotta con mosto di uve Montepulciano, si presenta alla vista con un colore rosato brillante che ricorda i vini rosé. Leggermente frizzante, l’aroma spazia dalla pesca matura all’uva spina rossa. In bocca esprime una discreta acidità, che ne amplifica la facilità di bevuta insieme alla piacevole sensazione dry. Unica e autoctona IGA dell’entroterra maceratese.

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