Pericoli globaliMalaria, Zika e tutte le altre malattie che il cambiamento climatico porterà in Europa

Con l’alzarsi delle temperature, si modificano gli ecosistemi: con l’espansione dei tropici, che si allargano a un ritmo di cinquanta chilometri ogni 10 anni, si amplierà anche il raggio d’azione di zanzare finora confinate alle foreste pluviali. Con conseguenze gravissime

SIA KAMBOU / AFP

Più che delle malattie antiche, gli epidemiologi si preoccupano di quelle già esistenti, ma su cui il riscaldamento globale ha agito in vari modi: le ha fatte spostare, le ha riprogrammate o le ha fatte persino evolvere nuovamente. Il primo effetto è geografico. Prima degli albori dell’èra moderna, la provincialità degli insediamenti umani era una protezione contro le pandemie: i germi riuscivano magari a cancellare una città o un regno, in casi estremi a devastare un continente, ma nella maggior parte dei casi non potevano andare molto più lontano delle loro vittime, quindi si spostavano assai poco. È vero che la peste nera uccise circa il 60 per cento della popolazione europea, ma provate a immaginare la spaventosa situazione controfattuale di una simile epidemia in un mondo davvero globalizzato, e quale sarebbe il suo effetto.

Oggi, nonostante la globalizzazione e il rapido mescolamento delle popolazioni umane, i nostri ecosistemi sono perlopiù stabili, un fatto che rappresenta un’altra barriera: sappiamo dove possono diffondersi certi germi, e in quali ambienti non proliferano. […]

Il riscaldamento globale, però, sconvolgerà quegli ecosistemi, aiuterà cioè le malattie a violare le barriere, proprio come le violò Hernán Cortés. Al momento l’impronta di ciascuna malattia trasmessa dalle zanzare è circoscritta, ma i suoi confini si allargano in fretta con l’espansione dei tropici: il ritmo attuale è cinquanta chilometri ogni decennio. In Brasile, per generazioni la febbre gialla era endemica nel bacino amazzonico, dove prosperavano le zanzare Haemagogus e Sabethes; quindi la malattia minacciava le persone che vivevano o lavoravano nella foresta pluviale, o vi si addentravano in profondità, ma soltanto loro. Nel 2016 tuttavia è uscita dal bacino amazzonico, insieme al numero sempre maggiore di zanzare che fuoriuscivano da quell’ecosistema, e nel 2017 aveva ormai raggiunto i dintorni delle megalopoli brasiliane, San Paolo e Rio de Janeiro: oltre trenta milioni di persone, tra cui molti abitanti delle favelas,14 sono minacciate dall’arrivo di una malattia che uccide tra il 3 e l’8 per cento dei soggetti contagiati.

La febbre gialla è soltanto una delle malattie che le zanzare trasporteranno nelle loro migrazioni, alla conquista di parti sempre più estese di un mondo sempre più caldo: è la globalizzazione delle pandemie. La sola malaria miete già un milione di vittime all’anno, e ne infetta molte di più, ma chi vive nel Maine o in Francia non se ne preoccupa più di tanto. Forse dovrà preoccuparsene a mano a mano che i tropici si spostano lentamente a nord, e le zanzare migrano seguendo questo spostamento; nel corso del prossimo secolo, una parte sempre maggiore della popolazione mondiale vivrà sotto la minaccia di malattie come queste. In fondo, fino a un paio d’anni fa nessuno si preoccupava molto del virus Zika.

Proprio Zika esemplifica un secondo effetto preoccupante: la mutazione delle malattie. Se fino a poco tempo fa non si parlava di Zika, è anche perché era confinato all’Uganda e all’Asia sudorientale; un ulteriore motivo è che in precedenza non sembrava provocare malformazioni fetali.

da La terra inabitabile. Una storia del futuro, di David Wallace-Wells, Mondadori 2020

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