Protezione universaleEcco la proposta bipartisan per assegnare un reddito di quarantena (chissà se arriverà)

Dal Forum disuguaglianze e diversità alle rappresentanze autonome dei rider, fino alla deputata di Forza Italia Mara Carfagna, che chiede l’incremento dell’indennità per le partite Iva da 600 a 780 euro, cifra base del reddito di cittadinanza

Il decreto Cura Italia, con l’indennità da 600 euro per le partite Iva, la cassa integrazione allargata e il reddito di ultima istanza, è un primo passo per assicurare, in piena emergenza, una entrata minima a garantiti e non. Ma i fondi sono limitati e c’è il rischio che qualcuno rimanga escluso. In attesa delle modifiche per la conversione in legge, oltre che dell’annunciato “decreto aprile”, da destra a sinistra si sta sollevando un coro di richieste per un “reddito di quarantena”, una sorta di reddito di cittadinanza esteso. E da oggi è partita una campagna social, con le foto di cartelli e striscioni da appendere a finestre e balconi, da postare sulla pagina Facebook o utilizzando l’hashtag #redditodiquarantena.

«Avrei preferito un reddito di cittadinanza allargato a tutti, senza le condizionalità di quello esistente. Una sorta di basic income, un reddito di base», ha detto il presidente dell’Inps Pasquale Tridico a Repubblica, commentando la maxi manovra del governo. «Invece si sono usati gli strumenti esistenti, poco adatti a una crisi come l’attuale», per cui «qualcuno sfuggirà, per forza».

Tra i primi a muoversi è stato il Forum disuguaglianze e diversità, guidato da Fabrizio Barca che, insieme a Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università di Trento, ha realizzato un pamphlet di cinque pagine con un elenco di proposte per arrivare a una protezione sociale universale. Quello che serve per prima cosa – scrivono – è una mappatura delle diverse tipologie di persone colpite dal lockdown, in modo da avere anche una stima della platea di beneficiari. Per i lavoratori saltuari e irregolari (oltre 4 milioni), ma anche per quelli che prestano servizio – come dipendenti, autonomi o con contratti a tempo – nelle piccole e medie imprese, viene proposta l’espansione del reddito di cittadinanza. Magari – soprattutto nel primo caso – aumentando l’importo ed eliminando temporaneamente il requisito dell’Isee di 9.360 euro previsto oggi. «Sarebbe un segnale», dicono «che lo stesso Stato che ti “chiude in casa” è davvero consapevole delle conseguenze che ne derivano per la tua vita ed è attrezzato ad aiutarti ad affrontarle. Chiunque tu sia».

Non a caso, forse, la richiesta di un “reddito di quarantena” è arrivata subito dal mondo dei rider del food delivery, tra i lavoratori meno tutelati della filiera alimentare, molti dei quali in questi giorni di blocco continuano a portare a termine le poche consegne, tra le proteste dovute alla mancanza di mascherine. «Abbiamo saputo che ci sono nostri colleghi che sono stati contagiati, rider del delivery food, driver di Amazon, a cui è stata imposta la quarantena», scrivono le rappresentanze di Roma e Milano, chiedendo l’istituzione di «un istituto previdenziale adeguato, che sia in grado di garantirci la continuità di reddito».

La questione vede in prima linea anche gli autonomi e le partite Iva, finora non coperti da un sistema di ammortizzatori sociali. Che ora attendono la circolare Inps per poter riscuotere l’indennità da 600 euro. Mentre i professionisti iscritti agli ordini e i lavoratori domestici, esclusi da indennità e cassa in deroga, aspettano di capire come accedere al fondo da 300 milioni per il “reddito di ultima istanza”.

«Non si capisce davvero l’utilità, e l’opportunità, di creare un nuovo “reddito di ultima istanza” quando esiste il reddito di cittadinanza, che, oltre a non essere una tantum, in questa situazione dispiegherebbe il proprio ruolo principale, appunto, di sostegno al reddito», ha scritto la sociologa Chiara Saraceno su Lavoce.info. Sarebbe stato più opportuno rafforzare e adattare questo, per fronteggiare il probabile aumento di aventi diritto».

Da tempo Acta, l’associazione dei freelance, chiede l’istituzione di un sistema universale di ammortizzatori sociali. E la richiesta di un “reddito di quarantena” per partite Iva, autonomi, precari e collaboratori è arrivata pure da Mara Carfagna come condizione per votare in aula il decreto “Cura Italia” che ora andrà convertito in legge. La deputata di Forza Italia propone che l’indennità da 600 euro «vada anche a chi non è iscritto all’Inps e copra almeno tre mesi e sia aumentato a 780 euro, cifra base del reddito di cittadinanza: non un euro in meno». Se il governo «si mostrerà disponibile ad accogliere le nostre proposte e comprendere le nostre preoccupazioni», dice, «noi voteremo sì al decreto, altrimenti sarà difficile sostenere un provvedimento insufficiente e iniquo».

E la stessa proposta è arrivata dai lavoratori dello spettacolo e dell’editoria con l’appello “La cultura non viene mai dopo”, dalla Rete dei numeri pari e da diversi sindacati autonomi. Tra cui le Clap, le Camere del lavoro autonomo e precario, che in questi anni ha portato avanti le rivendicazioni di migliaia di precari nel settore pubblico e privato. «Servirebbe», scrivono, «una misura di sostegno al reddito effettivamente universale: che rompa la frammentazione e prenda atto della natura intermittente/insicura dell’impiego tutto; un dispositivo solido, finanziato attraverso la fiscalità generale e un prelievo continuativo dai grandi patrimoni», indipendente «dalla tipologia dei rapporti di lavoro e dei settori produttivi».

Intanto, la Basic Income Network Italia (Bin) ha lanciato una petizione rivolta al governo e al Parlamento, in cui si propone di estendere il reddito di cittadinanza a coloro che non sono coperti da ammortizzatori sociali, aumentando la soglia di accesso Isee, eliminando il vincolo delle politiche attive e utilizzando tutte le forme di finanziamento. Fondi europei compresi. Quelli che ora dovrebbero arrivare da Bruxelles.

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