L’inviato speciale delle nazioni unite in Libia Ghassan Salamé, si è dimesso ha rassegnato le sue dimissioni nel pomeriggio di lunedì 2 marzo, ufficialmente per motivi di salute : «Ho provato per due anni e mezzo a unire i libici, impedire interventi stranieri e preservare l’unità del paese. Ma la mia salute non mi consente di sopportare tutto questo stress», ha scritto in un tweet. Salamé, professore libanese di 69 anni, era stato nominato nel 2017 per sostituire il diplomatico tedesco Martin Kobler, e aveva lavorato per convincere le diverse fazioni libiche a trovare un accordo di pace.
Nell’aprile 2019 il generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica ed è sostenuto da Emirati Arabi Uniti, Egitto, Arabia Saudita e negli ultimi mesi anche dalla Russia, aveva dato il via a un’offensiva contro Tripoli, dove si trova il governo riconosciuto dalle Nazioni unite. Il presidente del Consiglio libico, Fayez al Serraj, è considerato politicamente molto debole, ma è riuscito a difendere la capitale grazie al sostegno di Qatar e soprattutto Turchia. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha investito moltissimo su Tripoli, sia da un punto di vista militare che diplomatico.
L’Italia, che aveva svolto un ruolo molto importante nell’insediamento di Fayez al Serraj nel 2016, aveva poi dedicato poca attenzione al dossier, soprattutto durante il governo Conte I. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha visitato il paese due volte, a dimostrazione di come Roma abbia cercato di riprendere l’iniziativa diplomatica negli ultimi mesi. Lo sforzo non ha tuttavia raccolto grandi successi visto che la conferenza di pace, che si è svolta a Berlino lo scorso 19 gennaio e che ha messo intorno a un tavolo tutte le potenze coinvolte in Libia, ha prodotto un debolissimo cessate il fuoco subito violato dal generale Haftar.
È anche a causa di tutte queste interferenze straniere e dell’impossibilità di raggiungere un vero e proprio compromesso che Salamé ha deciso di rinunciare al suo incarico: la settimana scorsa le due delegazioni si sono incontrate a Ginevra proprio grazie alla sua mediazione, ma poco dopo hanno deciso di sospendere il summit e abbandonare le trattative.