Beautiful DayI sessant’anni di Bono, l’icona pop che ha messo il rock al servizio dei diritti umani

Nato a Dublino il 10 maggio del 1960, con le canzoni e la capacità scenica il leader degli U2 è diventato una superstar globale proprio mentre l’Irlanda è uscita dalla povertà. Socialdemocratico, ma consapevole che è stata la politica fiscale a garantire il futuro del suo paese

Il 10 maggio del 1960 Paul David Hewson nasce a Dublino. In un’Irlanda che è uno dei Paesi più poveri d’Europa, da cui dopo 38 anni di indipendenza continua una emigrazione di proporzioni bibliche, e in cui come eredità della plurisecolare lotta di indipendenza con la protestante Londra resta un nazionalismo ombroso tinto di bigottismo clericale. 

60 anni dopo, l’Irlanda ha il quinto reddito pro capite al mondo: 78.335 dollari annui (2018), che sono quasi il doppio rispetto ai 42.580 degli ex-«padroni» britannici, fermi a 42.580. La «Tigre Celtica», la hanno chiamata. E mentre attorno a Londra risorgevano antichi fantasmi che hanno fatto incartare il Regno Unito sulla Brexit, la ex colonia afferma la sua emancipazione di membro di punta dell’Unione Europea anche ostentando un primo ministro come Leo Varadkar: gay e figlio di un immigrato indiano! 

In questa nuova Irlanda fedelissima alle proprie radici ma al tempo stesso lontana anni luce da quella arretrata in cui nacque, ormai noto in tutto il mondo come Bono, Paul David Hewson festeggia il proprio sessantesimo compleanno. Pop star internazionale, e al tempo stesso attivista talmente importante da essere stato candidato al Nobel per la Pace.

32esimo tra i 100 migliori cantanti della rivista Rolling Stone, il frontman degli U2 è stato l’interprete di classici come Beautiful Day, With or Without You,  Where the Streets Have No Name, e soprattutto quella One che è stata dichiarata «canzone col testo più bello di tutta la storia della musica»: anche se magari è esagerazione di un certo tipo di cultura anglosassone. Comunque nel 2005 Time Magazine lo ha dichiarato Person of the Year insieme a Bill e Melinda Gates. Ma il dato più clamoroso è forse che questa icona di irlandesità, interprete e autore di quella Bloody Sunday che ricorda di quando i soldati della Regina il 30 gennaio 1972 spararono sui cattolici manifestanti di Londonderry uccidendo 14 civili disarmati,  dalla stessa Elisabetta II il 29 marzo 2007 è stato insignito del titolo di «Cavaliere» per il grande contribuito da lui dato in campo musicale e umanitario. 

È vero che non si può far chiamare Sir, in quanto spetta ai soli cittadini britannici. Comunque la inglesissima Bbc lo ha incluso lo stesso in una lista di «100 Grandi Britannici»: assieme a  Winston Churchill, John Lennon, Lady Diana, la stessa Elisabetta II, l’altro musicista e attivista umanitario irlandese  Bob Geldof, il calciatore David Beckham, il «mago» Aleister Crowley e il leader dei Sex Pistols Johnny Rotten. 

È abusivo equiparare la straordinaria traiettoria della «Tigre Celtica» a quella di uno dei suoi figli più illustri? Ovviamente, Bono non avrebbe mai avuto l’ardire di rivendicare una cosa del genere in prima persona. La traiettoria parallela è stata però da lui proposta in modo implicito, quando scese in campo a difendere la Corporate Tax. Quella imposizione delle imprese al 12,5% contro il 35% Usa e il 24% della media Ocse, cui si deve gran parte del boom irlandese. «Io sarei socialdemocratico, ma è stata la competitività fiscale a portare al nostro Paese la sola prosperità che abbia mai conosciuto», disse Bono  in una famosa intervista che scandalizzò larga parte di un pubblico di fan abituato a considerare le multinazionali come il diavolo. «Come persona che ha passato quasi trent’anni a lottare per strappare la gente alla povertà, è forse umiliante dover riconoscere che il commercio gioca un ruolo più importante dello sviluppo, ma è stata questa la mia grande trasformazione degli ultimi 10 anni». 

La stessa Bloody Sunday fu da lui dedicata anche alle vittime del terrorismo dell’Ira! Ma figlio di una coppia mista tra un padre cattolico e una madre protestante in un Paese che aveva fatto del papismo anti-protestante una propria marca identitaria, il piccolo Hewson rappresentò da subito un elemento di vivace inquietudine, già con la propria semplice esistenza. E da allora ha sempre continuato a spiazzare. Da piccolo è talmente casinaro che in famiglia lo ribattezzano «l’Anticristo». Pur essendo stato battezzato con la fede cattolica del padre, frequenta poi una scuola protestante. A 14 anni soffre un brutto trauma, quando il nonno materno nel settembre del 1974  muore mentre festeggia i 50 anni di matrimonio, e a ruota gli viene meno pure la mamma in seguito a un aneurisma cerebrale che le è venuto durante il funerale. Divenuto pop star a lei dedicherà infatti molte canzoni: I Will Follow, Tomorrow, Out of Control, Lemon, Mofo, Iris (Hold me Close). Iris Rankin era appunto il nome di sua madre. Ma nell’immediato si imbarcherà con una banda di ragazzi ribelli. 

Poiché i membri dovevano avere uno pseudonimo, da loro venne il soprannome di Bono Vox: da un negozio di apparecchi acustici di Dublino che si chiamava Bonavox. Iscritto a un liceo pure protestante, vi diventa un apprezzato cantante e chitarrista suonando Beatles, Bob Marley, Clash,  Patti Smith, Marvin Gaye e Ramones. E vi conosce Alison Stewart, con cui si fidanza quando ha 15 anni, e che è tuttora sua moglie, oltre che una instancabile compagna di battaglie politiche e umanitarie. Sempre da liceale a 16 anni risponde a un volantino del quindicenne Larry Mullen, che essendo batterista si annoia a suonare da solo e vuole formare una band. Con Mullen e Hewson si trovano il bassista Adam Clayton e altri due chitarristi: i fratelli Dave e Dick Evans. Paul riconosce che loro sono più bravi, ma loro ammettono che ha lui la voce e le doti per fare il front man. Nascono così The Hype, che poi diventano U2 quando se ne va Dick Evans. Lui prende appunto il nome d’arte di Bono, e Dave Evans quello di The Edge: «il tagliente», dalla marca di un coltello.

Gli U2 erano aerei di ricognizione Usa, diventati famosi quando nel 1960 sullo spazio aereo sovietico ne fu abbattuto uno con a bordo il capitano Francis Gary Powers. Uno dei più famosi incidenti della Guerra Fredda. Ma pronunciato in inglese dà anche You Too, «anche tu», e You Two, «voi due», ed è anche una famosa linea di metropolitana di Berlino che all’epoca passa sotto il Muro, tra Est e Ovest. E a Berlino gli U2 dedicheranno d’altronde particolare attenzione in due album, uno dei quali registrato proprio nella città. Irlandesi e non inglesi o americani o australiani, look da muratori più che da hippy o da punk, gli U2 hanno questo interesse per la divisione d’Europa che pure li distingue, rispetto a altri gruppi che quando si danno alla politica scivolano spesso in un terzomondismo unilaterale. Loro fanno canzoni su Martin Luther King, sui profughi, sulla fame nel mondo, sul nucleare, su Hiroshima e Nagasaki, contro la politica di Reagan in America Centrale, sulle Madri di Plaza de Mayo, per i minatori in sciopero contro Margaret Thatcher. Ma anche sullo stadio d’assedio in Polonia, contro la droga, contro il Muro di Berlino, contro il terrorismo dell’Ira, per Aung San Suu Kyi, per le vittime dell’11 settembre. Molte canzoni sono ispirate alla Bibbia, e nel 1999 Bono ha anche scritto una introduzione al Libro dei Salmi per il Canonato di Edimburgo. 

Primo demo e esordio tv nel 1978, prima tournée a Londra nel 1979,  primo album nel 1980, il gruppo diventa un fenomeno globale nel 1984, e già quasi subito si butta in favore di cause di tutti i tipi. Per la carestia in Etiopia, contro l’apartheid, per Amnesty International, suonando sotto il fuoco dei cecchini durante l’assedio di Sarajevo. Pure per Salman Rushdie, che uscendo dalla vita quasi clandestina cui è stato costretto dalla fatwa di Khomeini una volta apparirà sul palco assieme a un Bono vestito da diavolo. «Non mi fai paura, so che i veri diavoli sono altri!», gli dirà scherzando.  

In 44 anni di attività musicale e 40 di presenza sul mercato discografico gli U2 hanno venduto oltre 170 milioni di dischi ed hanno stabilito il record di 22 Grammy Award, oltre a vincere due Golden Globe e a ottenere due nomination ai Premi Oscar. Altri primati: unica band al mondo ad avere occupato la vetta statunitense della Billboard Chart per 4 decenni consecutivi; 8 anni di record di spettatori (7.272.046 in 110 date) e di incassi (736.421.584 dollari) per un tour musicale. Al 2020 gli U2 sono la band che negli ultimi 10 anni ha guadagnato più di tutte, con oltre un miliardo di dollari.

Miliardario, ma con grande attenzione al debito internazionale, Bono proprio per parlarne si incontrò con Giovanni Paolo II. Gli regalò un suo libro di poesie e i suoi celebri occhiali neri, che il Papa indossò. Nel mondo indebitato della post-pandemia, questo impegno è tanto più apprezzabile proprio perché comunque Bono ha ricordato che, una volta azzerati i pesi insostenibili, la cosa importante è comunque creare ricchezza, prima di poterla ripartire. Una performance notevole non solo per una Pop Star, ma anche per la maggior parte dei politici. 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter