Realtà vs Immaginazione Abbiamo sbagliato: andare al ristorante è davvero come ce lo ricordavamo

È più bello di come ricordavamo, e anche più facile di come abbiamo immaginato nelle scorse settimane: adesso che abbiamo provato più volte, vi possiamo garantire che tornare alle tavole amate è piacevolissimo

Dobbiamo confessarlo: presi dai troppi DPCM e dalle normative che misuravano la distanza tra i tavoli con il metro, dalle tantissime regole che stavano disseminando il mondo dell’enogastronomia di norme rigide a cui attenersi, abbiamo perso di vista il lume della ragione. Tutti, noi compresi.

E immaginandoci quando ancora i locali erano chiusi che cosa sarebbe cambiato, siamo stati catastrofisti oltre ogni misura. Non che non ne avessimo ragione: perché – vista da allora, dal mondo di sole due settimane fa – il ritorno alle nostre amate tavole sembrava più un investimento di pazienza, una battaglia da combattere, che un piacere da ritrovare.

L’abbiamo fatto con mille attenzioni, ponendoci mille quesiti, cercando di immaginarci come avrebbero potuto fare, i camerieri, a mantenere quel necessario distanziamento sociale senza compromettere la nostra esperienza.

Certo, alcune foto degne di un corpo a corpo militare dei marines, con le brigate schierate all’esterno dei ristoranti in assetto antivirus, mascherine e sguardi determinati verso il combattimento, non avevano aiutato a tranquillizzarci.

Ma una volta vinta la ritrosia e entrati di nuovo nei locali che amiamo, ci siamo resi conto che è tutto molto più accogliente e semplice di come avessimo elucubrato. E decisamente molto più piacevole di come avevamo temuto.

La misura di quanto si riesca a non pensare al virus, seduti ad una tavola di ristorante, è quanti clienti siano costretti, dopo essersi alzati per andare a incipriarsi il naso, a tornare a prendere la mascherina, dimenticata sulla sedia o in borsa e subito eliminata dai pensieri. Abbiamo fatto una prova, ieri: tutti quelli che si sono alzati da tavola l’hanno lasciata lì. Prontamente rincorsi dai solerti camerieri, che hanno ricordato il presidio quando si lascia il tavolo.

Sguardo verso l’alto, cervello che si riattiva, e ricordo della situazione: si ritorna al tavolo e la si indossa, ligi. Ma nel frattempo, per quelle preziose ore di godimento del palato, il virus non è mai sembrato così lontano.

Per noi basta e avanza questo per ringraziare i nostri amici ristoratori e per desiderare sempre di più di andare a trovarli. Pochi altri luoghi, oggi, riescono a darci questa piacevole sensazione di normalità.

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