Se gli europei non si interessano dell’Europa ci pensano le istituzioni a dire cosa fanno ogni giorno per loro. Questa è l’idea di fondo della newsletter creata da Charles Michel, il presidente del Consiglio europeo, l’organo che riunisce i 27 leader degli Stati membri per prendere le decisioni più importanti. «I cittadini si lamentano spesso di non sentirsi sufficientemente informati su ciò che fa l’UE. Quindi ho deciso di parlarti direttamente», ha detto il presidente nella mail di presentazione.
A dire il vero la newsletter è un collage di articoli che mostrano le attività più importanti di Michel nell’ultimo mese: l’incontro con il premier giapponese Shinzo Abe, la conferenza per raccogliere fondi per vaccini e trattamenti, uno suo discorso sullo Stato dell’Unione dell’8 maggio all’Istituto universitario europeo di Firenze e uno al Parlamento europeo.
Una newsletter non cambierà le regole della comunicazione europea che spesso ha difficoltà ad arrivare direttamente ai cittadini, ma questo progetto mostra la volontà di disintermediare il processo. Tradotto: non parlare solo ai mass media ma anche alle persone comuni. Un atteggiamento più simile a quello del presidente degli Stati Uniti o ai capi di governo nazionali abituati a comunicare con messaggi alla nazione.
«Il mio connazionale Jean Rey, il secondo presidente della Commissione europea, nel 1967 disse che “in questa fase dello sviluppo dell’Europa, non possiamo semplicemente essere il clero; dobbiamo continuare ad essere profeti», scrive Michel nella newsletter.
Il tentativo forse poco riuscito è quello svecchiare anche la formalità di una carica che negli anni non è mai stata percepita rilevante dai cittadini. Il presidente del Consiglio europeo è di solito un ex capo di governo che ha il carisma, la credibilità e l’esperienza per gestire gli incontri dei 27 leader Ue. Non a caso Charles Michel è stato premier del Belgio ed è abituato a mediare tra posizioni distanti.
Il presidente del Consiglio europeo rappresenta l’Unione negli eventi internazionali ma non essendo eletto direttamente non ha una forza politica per imporre temi. Addirittura fino al 2009 questa carica da primus inter pares veniva svolta dal capo di stato o di governo dello stato membro che deteneva la presidenza semestrale del Consiglio dei ministri.
Il testo della newsletter
Cari colleghi europei,
Sei mesi fa ho assunto l’incarico di Presidente del Consiglio europeo, traendo forza dalla fiducia dei 27 capi di Stato o di governo di cui è composta tale assemblea. Oggi ricevi questa nuova newsletter per la prima volta. Allora perché ho deciso di rivolgermi regolarmente a te: cittadini interessati a ciò che sta facendo l’UE?
C’è un paradosso sorprendente sulle percezioni dell’Unione Europea. Da un lato, i nostri concittadini sono fortemente a favore delle opportunità che offre loro, come la libera circolazione nel nostro continente, per vacanze o lavoro, o persino per stabilirsi in un altro paese dell’UE. C’è la comodità fornita ai cittadini e alle imprese dalla nostra moneta unica, già condivisa da tre quarti della popolazione. Poi ci sono i programmi Erasmus e Leonardo, che consentono a studenti e apprendisti di ampliare i propri orizzonti integrando i loro studi o la loro formazione in tutta Europa.
D’altra parte, il modo in cui funziona l’Unione europea, con i suoi complessi processi decisionali, a volte può essere difficile da capire. Innumerevoli misure che migliorano il benessere e i diritti dei cittadini sono decise a livello europeo senza mai attirare la loro attenzione. Tuttavia, sono spesso i disaccordi – inevitabili a volte tra 27 partner a cercare un compromesso – a fare notizia e tendenza sui social media
Questo a volte crea l’impressione che l’Unione europea e i suoi decisori – “Bruxelles”, come si suol dire, siano lontani dai suoi cittadini. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Le leggi europee sono adottate dai 27 governi istituiti attraverso le elezioni nazionali e dal Parlamento europeo, eletti direttamente da 450 milioni di cittadini.
Tuttavia, resta il fatto: i cittadini si lamentano spesso di non sentirsi abbastanza bene informati su ciò che fa l’UE. Pertanto, ho deciso di parlarti direttamente e di informarti regolarmente sulle mie azioni di Presidente del Consiglio europeo.
Il mio connazionale Jean Rey, il secondo presidente della Commissione europea, nel 1967 disse che “in questa fase dello sviluppo dell’Europa, non possiamo semplicemente essere il clero; dobbiamo continuare ad essere profeti. ‘Ad essere sinceri, non sono proprio il tipo profetico. Sono un realista.
Ma sono un realista appassionato di Europa. So quanto il progetto europeo abbia contribuito alla nostra pace e prosperità. E sono convinto che nel mondo complesso di oggi, unire le forze più da vicino sia la risposta al superamento delle difficoltà e alle opportunità. Per fare ciò, dobbiamo impostare la nostra rotta e orientarci con realismo, senza mai abbandonare le nostre ambizioni o i nostri sogni.
In questa newsletter condividerò con voi quella direzione, quelle ambizioni e i nostri sogni per l’Europa e i suoi cittadini.
Buona lettura!
Charles Michel