Il delivery di qualità lo riconosci dal citofono, si presenta per nome: «Buonasera! Sono Fabio di Langosteria». Anzi, lo riconosci prima ancora, perché dieci minuti prima della consegna ti chiamano per dirti: «Stiamo arrivando!».
E forse andrebbe detto consegne a domicilio e non delivery, nel caso di Langosteria.
L’insegna di successo a Milano, con tre locali, e da qualche anno anche in Liguria, a Paraggi, ha deciso infatti di portare a casa dei clienti la propria cucina, ‘direttamente dal pass del nostro ristorante’ recita il lancio del servizio. Per farlo però non si è affidata a una piattaforma di delivery, ha curato il servizio di consegne affidandolo a personale interno che si presenta alla porta con tanto di divisa e sorrisi firmati Langosteria. Oltre che nell’organizzazione logistica del servizio, si va oltre il delivery anche concettualmente: l’ambizione, poi non tanto inconfessata da Enrico Buonocore, patron del gruppo, è quella di portare a casa lo stile del locale, lo spirito del servizio: «Per me è un ristorante che si muove: non potevo immaginare che il mio pacco potesse andare nelle mani di un driver a caso, non potevo pensare che fosse trasportato da mezzi non conosciuti. Abbiamo quindi deciso di fare tutto autonomamente gestito, ragionato e controllato da noi».
Rispetto ad altri locali milanesi, quelli di Langosteria sono arrivati dopo: il timing dell’operazione ha dato una duplice impressione. Da una parte un servizio su cui la proprietà ha riflettuto, senza fretta, con l’idea di curare i diversi aspetti coinvolti; dall’altra che non si tratti di una ‘misura di emergenza’ dettata da Covid-19 (o che non sia solo quella la leva motivazionale) per far fronte alla chiusura forzata dei locali. ‘Langosteria a casa’, infatti, andrà avanti ancora come attività autonoma e ulteriore rispetto a quella dei locali. Prosegue Buonocore: «Langosteria a casa non nasce come attività di “pronto soccorso” Covid, non nasce esclusivamente per aggiungere all’esperienza dei nostri consumatori una nuova esperienza domestica. Ma come progetto a sè. L’obiettivo è quello di andare nelle case di chi non lo ha ancora provato e di conquistare i giovani che cominciano ad approcciarsi ad un certo livello di ristorazione. È un progetto che continuerà, lo abbiamo voluto fortemente e ci abbiamo lavorato con tutta l’azienda in maniera feroce, per portare una qualità incredibile nelle case, aumentando la scelta e la selezione e la qualità delle materie prime, dovendo ragionare su un prodotto da cucinare, impacchettare, trasportare su un furgone refrigerato e consegnare, abbiamo ingegnerizzato i concetti sempre nel nostro approccio artigianale, per far sì che questo pacco quando arriva a casa faccia l’effetto festa, l’effetto Natale».
La carta di ‘Langosteria a casa’ è separata da quella del ristorante, prevede una sezione ‘dal pass alla tavola’, per piatti che possono venire subito consumati, o ‘dal pass alla cucina’, per piatti da ultimare a casa.
Buonocore ha pensato naturalmente anche a questo aspetto: «Proprio oggi i miei chef stanno girando dei video per facilitare l’approccio dal pass alla cucina che abbiamo presentato nella nostra cucina. Alcuni piatti sono già pronti da poter servire solo con piccoli accorgimenti, ma c’è anche una categoria dove invece chiediamo al cliente di essere attento ad alcuni passaggi, in modo che possa sentirsi anche ‘proprietario’ di questa cena. La cosa entusiasmante in lockdown è stato pensare alla tavola all’arrivo dei nostri piatti. Tutte le immagini che instagram regala hanno fatto vedere tavole imbandite, organizzate. Insomma, quando ordini da noi ti prepari a ricevere Langosteria. Era il mio terrore pensare che i nostri piatti venissero mangiati senza cura, sul divano: invece aver alzato il livello ha portato anche il consumatore a utilizzare questa opportunità dandogli il rispetto che merita. Questo periodo post lockdown, in cui abbiamo voglia di uscire, comunque il servizio sta mantenendo numeri importanti e sta diventando una buona abitudine, quindi abbiamo creato già un piccolo zoccolo duro per creare una nuova popolazione Langosteria che possa darci soddisfazione negli anni a seguire».
Ampia è la selezione di crudi con salse originali (mediterranea, dressing allo zenzero) mentre le acciughe del Mar Cantabrico arrivano in una scenografica lattina piatta con tanto di linguetta: al di là della forma, nella sostanza basta sollevare il coperchio e unire crackers artigianali in dotazione al burro di Normandia per comporre il piatto.
Nella sezione ‘specials’ merita una menzione la fregula ai frutti di mare (scampi, gamberi rossi, mazzancolle, seppioline, cozze e vongole), un piatto tanto opulento da poter fare da piatto unico. Quando c’è, nella carta dei ristoranti la sezione ‘verdure’ fa spesso una triste figura: qui è presente ma è tutt’altro che triste. Un esempio su tutti è la pimpante ‘scarola strozzata alla napoletana’ generosamente condita con olive taggiasche, uvetta, pinoli, peperoncino fresco e acciughe.
Un cartoncino riepilogativo riassume l’ordine effettuato, ‘I tuoi piatti di oggi’. A parte invece le istruzioni per servire, riscaldare o cuocere tutte le portate presenti in carta, quelle oggetto dell’ordine appena effettuato sono evidenziate con il simbolo di una mongolfiera. Tutti dettagli che fanno la differenza: «Abbiamo sempre avuto una proposta gastronomica ma cercavamo un’esperienza solida, di qualità, riconoscibile, unica nel suo genere, sempre fatta vivere con un ritmo che potesse regalare all’ospite un momento che lo possa portare per un paio d’ore in un universo Langosteria, che non è fatto solo di cibo ma di tanti piccoli aspetti che rendono tutto il mix di cui possa diventare un affezionato».
Oltre ai piatti, il servizio offre anche una fornita selezione con più di 100 etichette dalla cantina. E per chi non si accontenta dei soli piatti, arriva anche un servizio ‘Chef a casa’: lo chef a domicilio, per cene private, aggiungendo anche servizio e mise en place se necessario.
Se il servizio a domicilio non potrà mai sostituire una serata seduti al ristorante, e di questo siamo convinti, è pur vero che servizi a domicilio curati come questo sono in grado di portare a casa qualcosa di più di semplici piatti cucinati (quello lo facevano e lo fanno già rispettabili gastronomie). L’ambizione, tutto sommato soddisfatta, è di portare lo spirito di un locale a domicilio attraverso la cura e l’attenzione al dettaglio, lasciando ben poco al caso. Non è automatico ma spesso chi sa lavorare bene in casa lo sa fare anche “in trasferta”, questo è uno di quei casi.
E pare che non ci siano segreti per realizzare questa magia: «Segreti? Non ce ne sono! Il vero valore di Langosteria è un gruppo di persone che lavora quotidianamente per cercare sempre di confermare e mantenere lo status che questo brand ha conquistato in 13 anni di attività, e che ci porta ad affrontare anche questo periodo post Covid nell’unica maniera che conosciamo. Dobbiamo continuare a puntare esclusivamente sulla qualità massima della materia prima ma soprattutto mantenere l’approccio di un fenomeno imprenditoriale affermato che abbiamo voluto confermare anche in questo momento così particolare: la visione imprenditoriale deve andare oltre alla giornata, oltre al periodo contingente, e pensare sempre a lungo termine. La riapertura dei ristoranti ha seguìto una strategia per far ritrovare gli ambienti ripensati con un social distance un po’ creativo, molto apprezzato dai clienti. In questo periodo abbiamo avuto la possibilità di poter lavorare con le persone che animano i nostri ristoranti anche con una rivisitazione di tutte le attività che quando parte l’operatività facciamo maggiore fatica a fare. L’azienda guarda con maggiore maturità ai processi interni, per potersi sentire ancora più forte e ingaggiata con tutti i collaboratori, che sono parte importante del brand. Forse l’unico segreto è quello di non aver mai deluso le aspettative dei consumatori e oggi confermo l’approccio di Langosteria per il futuro, ribadendo un concetto semplice: il consumatore indica la strada e ci darà i suggerimenti corretti da seguire».
Un prodotto e un servizio che di sicuro però non sono low price: « È vero, è costoso. C’è una regola per me sacra: un’idea non ha budget. Quando parlo di start up parlo ancora di qualcosa che stiamo ancora sognando, la stiamo facendo al nostro meglio, poi ci sarà il tempo di fare le revisioni contabili. Se uno pensa all’investimento prima dell’attivazione dell’azienda è meglio che non parta. Noi facciamo un mestiere che deve portare il consumatore a poter sognare, non posso mettere limiti economici. Ovvio che deve essere di buon senso e deve essere sostenibile. Presto per Langosteria a casa apriremo la nostra dark kitchen; adesso siamo appoggiati al ristorante in centro perché è disponibile, ma a settembre dobbiamo riaprire e quindi stiamo realizzando un laboratorio per poter dare serenità e spazio a questo servizio, mi immagino che sarà un nuovo canale importante».
Il packaging è soprattutto di vetro, riutilizzabile, e a oggi questa scelta più che una rarità sembra un unicum che va ben oltre il plastic-free nella nuova galassia dei ‘ristoranti a casa’. E se poi i vasetti dovessero diventare troppi, basta segnalarlo nell’ordine e Langosteria si occuperà anche del ritiro. Sottobicchieri, cioccolatini Bodrato (in una prima fase), pane e playlist di Spotify tramite QR Code, sono gentilmente offerti. Anche il pane è offerto ma soprattutto è croccante e saporito, due qualità tutt’altro che scontate in una consegna a domicilio.
Buonocore ci spiega come mai: «Ho fatto tanti progetti nella mia carriera ma questo a livello di percepito è quello che mi ha dato maggiore soddisfazione. Quando abbiamo cominciato a lavorare con il ristorante Langosteria questo settore era un po’ stanco. Ho sempre e solo pensato di non sognare solo italiano, volevo un progetto che guardasse un po’ al di là e riuscisse a portare un’esperienza con un servizio molto internazionale ma con nel piatto la tradizione e la qualità italiane. Con Langosteria a casa ho scoperto un cliente che è sbalordito e un’emozione autentica per il livello che abbiamo raggiunto. Che poi per me era l’unico approccio possibile. Questo entusiasmo e questa sorpresa sono dovuti al fatto che il mondo del delivery non aveva mai ragionato a questo livello. Stavano tutti rispondendo a un bisogno ma hanno dimenticato immagine e presentazione: e lì vedi il cuoco e non vedi l’imprenditore. Ho visto cose fatte da colleghi che mal si sposano con il loro brand: da noi abbiamo fatto il ragionamento di quanto potesse essere pericoloso uscire con qualcosa senza poter essere fedeli a quello che con fatica uno ha conquistato sul mercato in questi anni. Per me questa è ancora una start up, lo sarà per sei mesi come si fa nelle aziende vere, di valore, che devono durare nel tempo. E stiamo sempre migliorando e rinnovando l’offerta, sia nel contenuto che nel packaging: stiamo lavorando con nuovi menu degustazione, due piatti nuovi, per cominciare a rendere ritmico e dinamico anche questo strumento».
Se volete provare il Langosteria style non solo a casa vostra, potete trovarli nei ristoranti di Milano e di Paraggi dal 27 giugno, e dal 9 luglio anche al Mandarin Oriental Como, che è l’ultima grande soddisfazione del patron: «Questa collaborazione nasce un pomeriggio di aprile, nel quale pensavo a come replicare – oltre al ristorante di Paraggi – un qualcosa di speciale dedicato ai clienti lombardi, così tanto bistrattati in questo momento. Un progetto tender to Milano. Alla fine è nata quest’opportunità per il rapporto instaurato con il direttore con cui abbiamo avuto subito un ottimo feeling. E quindi da Luglio anche a Como si potrà gustare una cena Langosteria al lago, tutte le sere, più sabato e domenica anche a pranzo».
Scommettiamo che saranno comunque esperienze indimenticabili?