L’era delle protesteBlack Lives Matter potrebbe essere il più grande movimento di massa nella storia degli Stati Uniti

A scriverlo è il New York Times, che ha raccolto i risultati di diversi sondaggi nel Paese. A partire dal 26 maggio si sono registrate oltre 4700 manifestazioni (140 al giorno), per la maggior parte composte da under 35. La partecipazione da parte di cittadini bianchi è stata notevole

MARIO TAMA / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP

Tra i 15 e i 26 milioni di individui (una percentuale compresa fra il 6 e il 10% della popolazione) hanno preso parte alle proteste di Black Lives Matter negli Stati Uniti. È quanto riporta il New York Times, raccogliendo i risultati di quattro diversi sondaggi. Per il giornale americano, potrebbe trattarsi del più grande movimento di massa nella storia del paese.

La marcia delle donne (Women’s March), l’altra grande mobilitazione del 2017 per protestare contro l’elezione di Donald Trump a presidente, ad esempio, era arrivata a registrare una partecipazione fra i 3 e i 5 milioni di persone in un’unica giornata.

Secondo la professoressa Deva Woodly, docente alla New School di New York, le proteste per i diritti civili negli anni ’60 erano state molto più contenute in termini di numeri, arrivando a radunare centinaia di migliaia di persone, ma mai milioni. Secondo Erica Chenoweth, docente alla Harvard Kennedy School, storicamente le movimentazioni che arrivavano a coinvolgere il 3,5% della popolazione potevano essere considerate un grande successo.

Misurare in maniera efficace la partecipazione ad eventi di massa, però, è una questione complicata, scrive il New York Times. Solitamente, per avere una cifra complessiva si fa una media tra i numeri riportati dagli organizzatori, dalla polizia e dai media. Nel caso di Black Lives Matter, i numeri sono stati effettivamente eccezionali: secondo quanto riporta il Times, soltanto il 6 giugno, giorno più partecipato in assoluto delle manifestazioni, a Philadelphia si sono radunati in 50mila, a Chicago in 20mila e al Golden Gate Bridge di San Francisco in 10mila.

Nel complesso, in tutti gli Stati Uniti a partire dal 26 maggio ci sono state oltre 4700 manifestazioni, circa 140 al giorno, sia nei grandi centri che nelle piccole città.

Secondo gli esperti, una delle ragioni dell’affluenza in un tale numero di centri è dovuta alle ramificazioni di Black Lives Matter sul territorio, che hanno provveduto a distribuire materiali, assistenza e informazioni ai nuovi attivisti. I social network sono stati il mezzo privilegiato per diffondere i dettagli delle proteste ad un ampio numero di persone.

Sebbene il movimento esista dal 2013, infatti, è soprattutto nell’ultimo periodo che si è raggiunto un grande sostegno, anche grazie a organizzazioni come la National Football League (NFL) e la Nascar, che hanno incoraggiato persone che normalmente stavano ai margini a prendere parte attiva alle proteste.

Tutto questo si combina anche con la maggiore propensione alle manifestazioni, fenomeno recente negli Stati Uniti: secondo un sondaggio del Washington Post e della Kaiser Family Foundation, un americano su cinque ha preso parte ad almeno una protesta dall’inizio del mandato di Donald Trump. Quella di Trump, scrive il Times, è la presidenza che ha visto più proteste dalla Guerra Fredda in poi.

Delle 1360 province americane in cui si è tenuta una manifestazione, oltre il 95% era a maggioranza bianca. La maggior parte dei manifestanti, poi, ha meno di 35 anni ed è benestante. La metà di loro protestava per la prima volta.

Secondo il Times, inoltre, nonostante ora l’entità e la pressione delle proteste si stia riducendo, in poco più di un mese il movimento è riuscito ad ottenere risultati inediti: l’amministrazione di Minneapolis, per esempio, ha promesso di smantellare il proprio dipartimento di polizia, a New York è stata abolita una legge che secretava i rapporti disciplinari dei poliziotti, e in varie città e stati americani sono state approvate leggi per proibire la manovra sul collo che ha ucciso George Floyd.

«Sembra che queste proteste stiano raggiungendo un risultato che poche fanno: dare il via ad un periodo di cambiamento politico e sociale significativo, sostenuto, e ampio», ha commentato Douglas McAdam, professore emerito della Stanford University e studioso di movimento sociali.

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