Corpo e spiritoNasce Il Tinello, esperienza sarda che valorizza il territorio e le tradizioni

Vini, cucina contadina e altri nutrimenti: il messaggio programmatico di questo nuovo progetto che viene dall’isola, promette di dar vita a un importante punto di riferimento per la cultura artigianale e enogastronomica della Sardegna

Fa la sua comparsa con una pagina su Facebook, e promette fin dalla descrizione di diventare un importante punto di riferimento per il mondo dell’enogastronomia e dell’accoglienza sarda.
Menti e cuori del progetto tre amici, ciascuno con competenze e trascorsi diversi, ma uniti dal desiderio di mettere a valore il grande patrimonio di vini, cucina contadina e cultura dell’isola.
Annalisa Atzeni è di Sinisi, ha sempre lavorato nell’azienda agricola di famiglia tra la scuola e lavoro nei campi, la sua formazione è sempre a stretto contatto con il mondo rurale.
Dopo il diploma, inizia a lavorare nel settore turistico con quella passione per la cucina tipica, ereditata dalle nonne e dalla mamma, che la portano a divenire una custode dei tanti saperi prima assorbiti e poi tramandati.
Lavora come cuoca, insegna cucina tradizionale e pane pintau, organizza eventi culturali enogastromici.
La campagna è la sua casa, le tradizioni e la cultura sarda sono il suo nutrimento, i profumi e i sapori antichi l’accompagnano nel meraviglioso viaggio della vita.
I suoi compagni di avventura sono il cuoco con studi classici e tanta voglia di cucinare le materie del proprio territorio Alessandro Falchi e Stefano Soi, architetto di formazione e agricoltore di ritorno.
Le sue radici elastiche gli hanno permesso di andare in giro per il mondo ma lo hanno sempre riportato nella sua terra dove si è stabilito definitivamente e coltiva il sogno di far evolvere il concetto di agriCOLTURA in agriCULTURA.
Nella sua Nuragus, tra le colline del Sarcidano, insieme alla moglie Evi, da oltre quindici anni ha fondato l’azienda vitivinicola Agricola Soi. Qui produce vini genuini, da vitigni autoctoni, che, dalla cantina in pietra dove nascono e affinano, raggiungono e affascinano un numero sempre crescente di appassionati in Europa e persino oltreoceano.
La presentazione di questo progetto è un pezzo di letteratura artigiana, che siamo sicuri sarà solo il primo passo di una grande attività creativa, culturale e di costruzione di condivisione.
«Mentre il mondo intero si fermava per contrapporsi alla pandemia, il lavoro contadino proseguiva senza sosta, secondo il ritmo della natura e delle stagioni.
Chi sta in campagna lo sa: i tempi della natura sono diversi da tutti gli altri.
Così come durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il paese accoglieva gli sfollati dalle città, diventando per loro un rifugio sicuro, tutti noi che nei paesi abitiamo, in questi mesi funestati da un virus invisibile e travolgente, abbiamo sentito il privilegio del nostro vivere in campagna.
Sappiamo bene che la città è il luogo dell’economia, dei servizi, dell’università, delle opportunità e del tempo che non basta mai, ma la vicina campagna, oltre a essere il luogo delle produzioni primarie agricole e pastorali, è da sempre scrigno di semplici saperi, di paesaggi senza tempo, di racconti e storie di vita quotidiana che, pur non assumendo quasi mai un ruolo di primo piano, costituiscono le radici vitali e imprescindibili anche di molti residenti in città.
Qui banalmente anche l’erba, come pensava lo sradicato Marcovaldo dei racconti di Italo Calvino, non è lo scontato ornamento di aiuole e rotatorie, ma è la dominante del paesaggio rurale e ne costituisce la risorsa principale, essendo l’alimento delle pecore e delle mucche che qui vengono allevate fin dalla notte dei tempi.
Ma il paese è sopratutto il luogo dove l’alternarsi delle stagioni e delle feste, che in qualche misura scandiscono il tempo con il continuo ripetersi di gesti e rituali, ha fatto si che anche la cucina conservasse un ruolo primario nella vita di tutti i giorni.
Da queste riflessioni nasce la nostra idea di costituire IL TINELLO, inteso come quel luogo attiguo alla cucina dove si ricevevano gli ospiti, si condivideva con loro il cibo preparato e sopratutto ci si soffermava a raccontare di tutto: dalla ricetta che ha generato la pietanza appena messa in tavola, all’andamento delle vicende quotidiane, alle preoccupazioni per l’annata ancora incerta.
Nel nostro TINELLO, si parlerà del vino che produciamo e lo si berrà accompagnato da pietanze, anche desuete, che nascono dalla tradizione e sono figlie della stagionalità e del territorio.
Nelle nostre tavole apparecchieremo solo con tovaglie di cotone e di lino, piatti di porcellana e calici di vetro, in continuità con la migliore tradizione della convivio di festa.
Ci affascina l’idea che il TINELLO possa divenire un luogo di partenza di percorsi esperienziali tra vini sani e intriganti, cibo contadino, e i luoghi della loro produzione.
Le vigne e la cantina, gli oliveti e gli ovili diverranno laboratori di condivisione della cultura contadina ma, poi, attorno a un tavolo imbandito, daremo spazio di volta in volta a incontri letterari, a musica suonata dal vivo, a racconti di archeologia e di arte».
Non vediamo l’ora di saperne di più.

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