La bomba d’acqua che ha inondato Palermo ci dice molto sul Paese che siamo. Sempre più fragile e in preda all’emergenza, piuttosto che capace di programmare il buon governo del territorio. Ma non dobbiamo fare l’errore di confondere simili eventi con il meteo. No, non è una semplice ondata di maltempo, è emergenza climatica.
Proprio l’aumento di frequenza e intensità dei fenomeni meteorologici estremi, infatti, è uno dei sintomi più chiari dei mutamenti climatici in atto. A sentire la Coldiretti dall’inizio dell’anno a oggi lungo la Penisola si sono verificati 66 nubifragi con precipitazioni violente e bombe d’acqua, con un aumento del 22 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
E la crisi climatica acuisce il rischio idrogeologico, che secondo l’ultimo rapporto Ispra sul tema interessa 91 per cento dei comuni italiani e oltre 3 milioni di nuclei familiari che risiedono in aree ad alta vulnerabilità.
A dirla tutta il clima è già cambiato e sta presentando il conto. Legambiente ha censito, nel 2018, 148 eventi estremi che hanno causato 32 vittime e oltre 4.500 sfollati, tra il 2010 e novembre 2019 sono ben 563 gli eventi registrati sulla mappa del rischio climatico che hanno avuto impatti rilevanti in 350 Comuni, tutto accompagnato da 73 giorni di stop a metro e treni e 72 giorni di blackout elettrici.
Per questo una politica lungimirante deve dare priorità alla riduzione dei gas a effetto serra, alla messa in sicurezza del Paese, a interventi per la mitigazione del rischio e l’adattamento al climate change, a piani di resilienza per la città e alla corretta gestione di tutti i nostri territori. Mettendo su questa grande opera che serve al Paese risorse adeguate.
Investire in prevenzione, anziché spendere dopo per riparare i danni delle varie emergenza, sarebbe più conveniente e sosterrebbe la buona occupazione. Sarebbe anche più efficiente. Dal 1998 al 2018, come ci dicono alcune elaborazioni di Legambiente su dati di Ispra, CNR e Protezione Civile, abbiamo speso circa 5,6 miliardi di euro (300 milioni l’anno) in progettazione e realizzazione di opere di prevenzione del rischio idrogeologico, a fronte di circa 20 miliardi di euro spesi per “riparare” i danni del dissesto (in media un miliardo all’anno).
Proprio pensando alla corretta gestione del territorio, alla mitigazione del dissesto idrogeologico, alla sicurezza, alla legalità e alla salute dei cittadini, il primo giorno di Legislatura ho presentato una proposta di legge contro il consumo di suolo e una per contrastare l’abusivismo edilizio, che favorisce e disciplina le demolizioni degli abusi e il ripristino dei luoghi. Per dare una risposta efficace in chiave di prevenzione anziché di emergenza.
Ma è necessario fare un passo in più anche in termini di cultura politica visto che c’è chi non rinuncia alla sciacallaggio, come Salvini. Mentre Palermo era sommersa dal nubifragio ha pensato bene di fare un indegno tweet attaccando il sindaco Leoluca Orlando e parlando di migranti, lui che insieme alla Lega nega il cambiamento climatico e propone abusi e condoni. L’opposto di ciò che serve per curare il nostro fragile territorio e mettere in sicurezza i cittadini.
Purtroppo continuano a guardare al passato anche pezzi della maggioranza: nel giorno in cui Palermo è andata sott’acqua 21 deputati del Partito democratico hanno pensato bene di chiedere con una risoluzione alle Commissioni Ambiente e Trasporti risorse del Next Generation Eu non per mettere in sicurezza le città e il territorio, ma per costruire il Ponte sullo Stretto.
Al di là delle polemiche, è necessario diffondere maggiormente la coscienza dei rischi e la cultura della prevenzione, i cittadini devono sapere che cosa non va fatto e come mettersi in sicurezza durante un nubifragio. Per questo è importante che una parte delle formazione ambientale che le scuole italiane faranno da settembre sia dedicata alla cultura della prevenzione e della protezione civile.
E il sistema Paese deve puntare su un Green Deal che metta davvero al centro l’ambiente e la salute dei cittadini, accelerando il cambiamento verso la neutralità climatica. Mai come ora l’Europa è pronta a sostenerci. Non facciamoci sfuggire questa occasione.