La cultura dell’alibiMusumeci è il presidente di una regione, ma invece di governarla si indigna sui social

Il Governatore della Sicilia ha pubblicato un video per descrivere la situazione disastrosa negli hotspot dell’isola, ma invece di prodursi in sterili invettive perché non affronta la questione dell’accoglienza degli immigrati?

Il Governatore siciliano Nello Musumeci ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video choc sulle condizioni dell’hotspot di Lampedusa, e stavolta la parola “choc” non è un eccesso dialettico: lettini ammassati sotto gli alberi, spazzatura ovunque, code infinite, oltre ogni regola del distanziamento, per un piatto di pasta, forse una medicina o l’assegnazione di un posto dove dormire.

In un mondo normale ci si chiederebbe: che cosa fa il sindaco? Cosa fanno i servizi di medicina sul territorio, la nettezza urbana, la Asl? E anche: cosa fa il Governatore? Ci sono 1.200 migranti, a Lampedusa, non un milione. Un po’ meno di quelli sbarcati nell’estate 2019 (1.435), un po’ più di quella del 2018 (947), e insomma: il sovraffollamento dell’isola non sembra un imprevedibile accidente ma un’assodata cronicità d’agosto e quelle brande all’aperto, quella spazzatura, quella palese violazione dei più elementari doveri di umanità, sono probabilmente l’ordinario status quo estivo del Comune.

È un paradosso tutto italiano l’idea che le autorità locali anziché rispondere di uno spettacolo indecente, invece di trovarsi sul banco degli imputati per la palese inefficienza dell’organizzazione, degli spazi, dell’assistenza e della sorveglianza, possano saltare al tavolo dell’accusa e farsi parte lesa, denuncianti, censori. Il sindaco di Lampedusa governa un’enclave di confine dove la questione sbarchi è pane quotidiano da un decennio: se non è capace di affrontarla o non gli va, poteva candidarsi a Bolzano.

Il Governatore della Sicilia dal 2017 gestisce un territorio di frontiera e anche per questo gode dei privilegi (anche economici) dello Statuto speciale: se non voleva aver a che fare con immigrati o richiedenti asilo poteva dedicare le sue energie all’Umbria o alle Marche. Sono loro che devono spiegarci perché non siano riusciti, nel tempo, a costruire nulla di meglio della baraccopoli che vediamo nei video, nulla di più decente e adatto a un Paese civile.

Lampedusa era peraltro una grande occasione per la destra, e specialmente per la destra “legge e ordine” rappresentata da Nello Musumeci. Lì avrebbe potuto incardinare un modello alternativo all’anarchico buonismo degli odiati radical-chic e dimostrare la possibilità di gestire nella legalità e nell’efficienza i momenti problematici dell’isola, le procedure di identificazione dei migranti, la caccia – sempre proclamata, mai fatta davvero – agli scafisti che spesso si nascondono tra loro.

Quale miglior modo di concludere in gloria anni di salmi contro la carità pelosa delle sinistre, se non quello di rendere l’hotspot più famoso d’Europa un esempio di accoglienza disciplinata e rispettosa delle regole, comprese quelle sanitarie? Abbiamo invece il video-choc, accompagnato dall’invettiva sui «diritti umani che vanno praticati e non predicati» (e chi dovrebbe farlo?). Sulla retorica dell’accoglienza «che diventa business dell’accoglienza» (e chi dovrebbe pensarci?). Sulla sicurezza sanitaria del territorio «di cui mi sento responsabile» (e ci mancherebbe pure: chi, se non un Governatore?).

Poche ore fa il Governo ha annunciato che svuoterà Lampedusa e stanzierà fondi destinati a migliorare i suoi servizi essenziali. È una buona notizia: le immagini di quel ghetto mortificano tutti gli italiani, non solo i diretti interessati e i siciliani, ed è un bene che siano cancellate da un trasferimento di massa, si spera in luoghi più decenti. Ma sappiamo tutti che si tratta di un sollievo a breve termine, perché è destino dell’isola – un destino geografico, quindi non modificabile – essere primo approdo delle correnti migratorie del Mediterraneo: fare i conti con la realtà e attrezzarsi a gestirla non è un’opzione tra le tante, è un preciso dovere di chi ha chiesto e ottenuto ruoli di leadership sul territorio, consapevole (si spera) che non andava a governare la Svizzera ma una delle più complesse situazioni d’Europa.