Abbiamo immaginato #CopriFuoco sull’onda emotiva seguita alla chiusura alle 23 dei locali. L’abbiamo portato avanti a maggior ragione quando la chiusura è stata anticipata alle 18. Oggi, dopo tante puntate, ci rendiamo conto che ogni protagonista con la sua testimonianza mette un tassello in più per portare alla luce un disegno generale, che ci aiuta a capire meglio la ristorazione e i suoi problemi contingenti. Una riflessione doverosa, da condividere tra colleghi ma anche per rendere i clienti più consapevoli. Andiamo avanti, alle 18 di ogni sera, sul profilo Instagram di Linkiesta.
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Matteo Metullio rappresenta una una di quelle storie belle e autentiche, che piace ascoltare guardandolo negli occhi, per capire quanto vero sia tutto ciò che anima il suo mondo. Chef del ristorante Harry’s Piccolo di Trieste, ottiene la seconda stella Michelin il 25 Novembre 2020, e l’esplosione della sua emozione quando apprende la notizia, diventa empaticamente l’emozione di tutti coloro che stanno seguendo la diretta. Perché si percepisce come sia frutto di tanto lavoro, di sacrifici, impegno, tenacia e di una scelta ardua quanto vincente compiuta nel Febbraio 2019. Una scelta dettata dal cuore e non dalla testa.
Ha solo 31 anni, ma alle spalle un percorso importante che lo ha condotto a diventare a soli 24 il più giovane chef stellato d’Italia, con il suo primo riconoscimento Michelin nel 2013, presso il ristorante la Siriola di San Cassiano, in Alta Badia. Dopo essere stato sous chef di Fabio Cucchelli, accoglie la sfida di prendere le redini della cucina, nonostante sia giovanissimo, e la fiducia che i titolari ripongono in lui si rivela illuminata. La montagna è la sua seconda casa, ha vissuto metà della sua vita al mare, nella sua Trieste e metà tra le vette. Dove avviene il suo battesimo professionale, da subito ad altissimi livelli, riuscendo ad entrare a soli 19 anni nella brigata di Norbert Niederkofler del St.Hubertus di San Cassiano. Galeotto un libro del grande chef, che Matteo ha il piacere di leggere durante i suoi studi alla scuola alberghiera e che da subito lo conquista nel profondo, ponendo come obiettivo primo quello di poter lavorare nella sua cucina. Detto fatto. Quattro stagioni entusiasmanti, in cui ha la possibilità di girare tutte le partite, con anche ruoli di responsabilità e di apprendere la storia della cucina di montagna, rivoluzionata attraverso il pensiero del suo maestro. In questo ristorante tristellato, ubicato nella meravigliosa cornice dell’Hotel Rosa Alpina, impara a cucinare e al tempo stesso l’arte dell’accoglienza. Un luogo d’incanto, dove l’ospite si sente protagonista di un’esperienza unica, cullato da un’atmosfera familiare portata all’eccellenza.
Quando decide di lasciare la Siriola, a Febbraio 2019, ha già ottenuto la seconda stella della Rossa. Carriera consolidata, percorso luminoso. Una strada difficile, quella di voltare pagina, che la ragione mai avrebbe preso. Ma il cuore ha dettato la decisione, quella di tornare a casa, nella sua Trieste per poter stare vicino alla sua compagna Elena, e al loro bimbo Nicolò, nato a Febbraio 2018. Impossibile per lui continuare a vivere intrappolato in stancanti e frequenti viaggi, per poter passare con loro pochi istanti e riuscire a gestire le attività professionali. Ha sentito che era tempo di dedicarsi alla famiglia in maniera più continuativa, un dono da concedere alla donna che lo ha accompagnato sempre, in ogni fase della sua vita e della sua carriera e al piccolo nato da poco.
Lasciare per andare verso una ricostruzione totale, verso una ripartenza piena di incognite.
Approda all’Harry’s Piccolo, nella sua città natale, ristorante che ha già ottenuto una stella Michelin a Novembre 2018. Ricominciare da capo, con forza ed entusiasmo mai domi.
Anche il locale subisce cambiamenti, un’importante ristrutturazione. Riapre a Febbraio 2020, pochi giorni e sarà lockdown. Un momento non facile, con una chiusura totale, la proprietà molto preoccupata anche per i notevoli investimenti messi in campo. Cassa integrazione per i dipendenti e tanta incertezza. Ma il credo di tutti è solido, la scelta è nella giusta direzione e la riapertura lo conferma. Il ristorante piace, la cucina viene apprezzata moltissimo.
E questa seconda stella che si accende non era certo annunciata, ma Matteo l’aveva percepita nel riscontro dei clienti, una sensazione inspiegabile che rende gesti e piatti di molte altre occasioni ancora più speciali, con quella magia che fa presagire l’arrivo di un nuovo astro.
Un traguardo grandioso, che attribuisce a se stesso e al suo fedele partner in cucina, Davide De Pra, compagno di avventura dalla Siriola nel 2013.
La cucina di Matteo è creativa e raffinata, si esprime attraverso piatti che interpretano il territorio, il mare e le verdure di stagione, spingendosi anche su preparazioni con tocco esotico. È chiara, solida, fatta di tecnica ma molto accogliente, comprensibile, elaborata ma mai sopra le righe. Una cucina a “Km vero”, come lui stesso ama definirla, perché non possono essere posti limiti geografici alla qualità. E per finire una location dall’atmosfera elegante e ovattata, che rende l’ambiente di grande piacevolezza a completare la suggestione dell’esperienza culinaria.
Lo chiamano Bottura, Niederkofler, Uliassi, Santini, Cerea per congratularsi di questo rinnovato e importante riconoscimento. Un giovane chef, eppure così maturo e strutturato da essere già tra i grandi nomi della cucina italiana. Rimane impressa nella mente l’immagine di quel viso semplice e sincero, rigato di lacrime, che con l’emozione di ragazzo e la consapevolezza di uomo, narra il suo percorso e il suo sogno più di mille e mille parole. Talento e passione, dedizione e tenacia quale comune denominatore di un grande successo. E quando questo successo arriva, conducendo fatica e sacrifici sulla scia di una scelta del cuore, non può che rimanere la fanciullesca beatitudine di una fiaba a lieto fine, consci di essere di fronte ad una storia appena iniziata e con un grande futuro.