Questione di fiduciaAlla Camera Conte si appella alle forze politiche «volenterose»

Il presidente del Consiglio è a Montecitorio per chiedere il voto alle «formazioni che si collocano nel solco delle più nobili tradizioni europeiste, liberale, socialiste» contro le derive sovraniste. «Adesso si volta pagina: questo Paese merita un governo coeso. Aiutateci a ripartire con la massima celerità»

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

«Aiutateci a ripartire con la massima celerità». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si appella alle forze politiche «volenterose» e alle «formazioni che si collocano nel solco delle più nobili tradizioni europeiste, liberale, socialiste» contro le «derive sovraniste» per chiedere la fiducia alla Camera, prima dell’appuntamento clou di domani in Senato.

Questo esecutivo è nato sul «convinto ancoraggio ai valori della Carta costituzionale» e su una «solida vocazione europeista». Riguardando i 29 punti del programma del governo Conte 2, «penso che in quel progetto c’era visione, una forte spinta ideale, un chiaro investimento di fiducia», l’inizio di «una nuova stagione riformatrice». È da qui che bisogna ripartire per rilanciare l’alleanza di governo, dice Conte, dopo la crisi generata dall’uscita delle ministre e del sottosegretario di Italia Viva.

«Se oggi poso parlare a nome di tutto il governo a testa alta non è per l’arroganza di chi ritiene di non aver commesso errori», dice Conte, ma nella «consapevolezza di chi ha usato tutte le proprie energie fisiche e collettive per offrire alla comunità nazionale» le migliori soluzioni davanti alla sfida epocale della pandemia.

«Abbiamo operato sempre le scelte migliori? Le decisioni più giuste? Ciascuno esprimerà le proprie valutazioni», continua il presidente del Consiglio. Ma «mai come in questo periodo politica chiamata ad assolvere alla sua più nobile missione». Il governo «deve essere all’altezza di questo elevato compito».

E poi arriva alla questione della crisi dopo gli «attacchi mediatici aspri e scomposti da parte di esponenti di Italia Viva», seguiti dalle dimissioni degli esponenti di Italia Viva dalla compagine di governo. Una crisi, dice Conte, «in cui io stesso non ravviso alcun plausibile fondamento». Anzi, aggiunge, «sono in imbarazzo a essere qui davanti ai cittadini» non per annunciare nuovi ristori. Agli occhi dei cittadini «le nostre energie appaiono dissipate in contrappunti polemici», spesso «sterili» rispetto a chi si misura con la malattia o con il disagio sociale. «Rischiamo tutti di perdere contatto con la lealtà. C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No».

Conte ripercorre i giorni precedenti alla esplosione della crisi politica. «Abbiamo compiuto ogni sforzo con la massima disponibilità per evitare che questa crisi ormai latente potesse esplodere», dice Conte, che addita le «continue critiche e i continui rilanci sui temi divisivi per le sensibilità delle forze politiche di maggioranza». La crisi, continua, «ha provocato profondo sgomento nel Paese. Rischia di produrre danni notevoli. Non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma anche perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere».

Eppure, «arrivati a questo punto, non si può pensare di recuperare clima di fiducia e senso di affidamento per lavorare insieme nell’interesse del Paese. Adesso si volta pagina: questo Paese merita un governo coeso per lavorare per il benessere dei cittadini per una ripartenza della vita sociale ed economica».

Il premier poi loda sindacati e categorie produttive per il lavoro di collaborazione con la politica, rimarcando quindi la differenza con Italia Viva. Ed elenca quello che dovrà fare il governo di qui a breve: dai ristori al Recovery Plan. Fino alle riforme: lavoro (ammortizzatori sociali e politiche attive), salute, transizione verde, fisco, digitalizzazione.

Il governo, ha aggiunto, «si impegnerà a proporre una riforma elettorale di impianto proporzionale quanto più possibile condivisa», che coniughi il pluralismo e la complessiva stabilità del sistema politico. Conte ha detto che si rende necessaria anche una revisione del Titolo V, esigenza emersa con la pandemia.

Il presidente del Consiglio rimarca l’alleanza con gli Stati Uniti e la nuova amministrazione che si insedierà alla Casa Bianca, elencando gli appuntamenti a cui è chiamata l’Italia, dalla presidenza del G20 alla COP26.

È chiaro, davanti a questi appuntamenti internazionali, che «il governo ha bisogno di un ampio consenso. Servono forze parlamentari volenterose, donne e uomini capaci di rifuggire dagli egoismi, persone disponibili a mantenere elevata la dignità della politica, la più nobile delle arti e dei saperi se declinata nello spirito che mira al benessere dei cittadini».

E poi l’appello ai parlamentari per ottenere la fiducia. Per chi ha a cuore un progetto politico sostenibile ed equo, «è il momento giusto», ha detto Conte. Questa alleanza ha una «imprescindibile vocazione europeista, contro le derive nazionaliste e le logiche sovraniste», ha aggiunto provocando le proteste della Lega. «Sarebbe un arricchimento per questa alleanza poter acquisire il contributo politico di formazioni che si collocano nel solco delle più nobili tradizioni europeiste, liberale, socialiste. Per una convinta adesione a un progetto politico. Aiutateci a ripartire con la massima celerità, aiutateci a rimarginare al più presto la ferita» dopo questo «grave gesto di irresponsabilità che ci ha precipitato in questa condizione di incertezza».

aAgli alleati del Movimento Cinque Stelle, Partito democratico e LeU annuncia l’imminente nuova stesura di un «patto di fine legislatura» per rafforzare la squadra di governo. E poi spiega che non intenderà «mantenere la delega all’Agricoltuta» e che designerà «una autorità delegata per l’intelligence di mia fiducia», tema questo che era stato molto contestato da Matteo Renzi per aver invece mantenuto la delega ai servizi ma che anche altre forze di maggioranza chiedevano.

Conte fa appello a un «nuovo vincolo politico» per ripagare la fiducia dei cittadini, prima dell’avvio del dibattito in aula. Sono iscritti a parlare 26 deputati.

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