Il piano che non c’èL’avvertimento di Sassoli all’Italia: «Il Recovery Fund non aspetta»

Il presidente dell’Europarlamento sul Messaggero ricorda l’approvazione del meccanismo di consulenza attivato per aiutare gli Stati nella realizzazione delle riforme e nel raggiungimento degli obiettivi. «Alla vigilia della presentazione dei piani nazionali inutile dire quanta attenzione vi sia sulla stabilità politica dell’Italia», spiega

(Francois Lenoir, Pool Photo via AP)

Il programma Next Generation Eu non aspetta. E l’Italia non può fermarsi. È questo il messaggio che il presidente del Parlamento europeo David Sassoli lancia in un intervento sul Messaggero.

«Fin dall’inizio della pandemia ci eravamo detti che una forte discontinuità nelle politiche europee sarebbe stata data dalla libertà degli Stati membri di utilizzare gli strumenti messi a loro disposizione per sostenere la crisi e rilanciare le loro economie», spiega Sassoli. «Con questa “filosofia”, l’Unione europea offre nuove opportunità ai 27 Paesi per rispondere alla crisi. Non solo risorse, ma anche sostegno e consulenza».

L’Europa, in pratica, si mette a disposizione dei Paesi membri che intendono fare riforme ma hanno problemi, li aiuta nella programmazione delle risorse quando non ne hanno le capacità, li sostiene nei percorsi per raggiungere gli obiettivi comuni. «Non bastano le risorse se poi non si è in grado di usarle», dice. E il messaggio è rivolto all’Italia.

Sassoli ricorda che il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza il “Technical support instrument”, arrivato al termine di un lungo negoziato tra Parlamento, Commissione e Consiglio. Un passo in avanti enorme, per lo più ignorato in Italia – dice. «Che questa distrazione coinvolga l’Italia, dove da mesi si parla di come gestire il piano nazionale di ripresa, sconcerta».

Questo strumento di supporto tecnico non è limitato solo al Recovery, ma si estende anche all’uso dei fondi strutturali e ai programmi europei. Nel contesto del Next Generation Eu, aiuterà i governi che lo vorranno a preparare e attuare i piani di ripresa. In seguito alla richiesta di uno Stato membro, si attiverà la consulenza della Commissione europea, che avrà a disposizione un budget di 864 milioni di euro. Un’opera di consulenza, senza obblighi e condizionalità – specifica Sassoli.

«Per l’Italia», dice Sassoli, è «un’occasione in più per utilizzare bene i soldi e rispondere alla crisi investendo su un Paese più moderno e sicuro». Sia chiaro però: «Un’Unione meno dirigista offre nuove possibilità, ma se un Paese si ferma salta tutto. E alla vigilia della presentazione dei piani nazionali inutile dire quanta attenzione vi sia sulla stabilità politica dell’Italia. Il Recovery Fund non aspetta: o parte o non parte. E tempi, modi e rischi sono chiari a tutti».

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