Per la prima volta nella storia dell’Unione uno Stato membro fa causa a un altro per ragioni ambientali. La Repubblica Ceca, su proposta del ministro degli esteri Tomáš Petříček, porterà la Polonia davanti alla Corte di giustizia europea per attività illegali nella miniera di carbone di Turów, da cui annualmente si estraggono 7,5 milioni di tonnellate di lignite anche per rifornire la vicina, e altrettanto contestata, centrale elettrica.
🚨BREAKING:
The 🇨🇿 government takes 🇵🇱 to court for illegal coal operations in #Turow
This is the first time a member state sues another for environmental reasons@EU_Commission must support the Czech Republic and defend 🇪🇺 citizens' right to water and a safe home#StopTurow https://t.co/G3Dw8y76Ns pic.twitter.com/DCyPlres8V
— EEB (@Green_Europe) February 22, 2021
Nel marzo 2020 le autorità polacche avevano esteso fino al 2026 i permessi di estrazione e di ampliamento dell’area estrattiva della miniera di carbone, ignorando le perplessità delle autorità ceche. Il nodo risiederebbe nel fatto che il sito, al confine del territorio polacco in una zona tra la Bassa Slesia (Polonia), distretto di Liberec (Cechia) e Sassonia, influirebbe negativamente sulla vita dei cittadini del luogo, inficiando l’approvvigionamento idrico. «Il nostro territorio è molto particolare da un punto di vista idrogeologico, secondo il nostro monitoraggio l’espansione della miniera sta drenando acqua dalle nostre falde», aveva già denunciato tre anni fa il sindaco della città ceca di Frýdlant Dan Ramzer. «D’estate dobbiamo supplire alle carenze idriche con le autobotti. Per noi è chiaramente un problema e abbiamo espresso tutta la contrarietà, ma per risolvere la questione serve che si parlino i governi».
Dopo che nel dicembre 2020 il ministro degli Esteri Tomáš Petříček aveva chiesto, senza ottenerle, maggiori informazioni direttamente al suo omologo polacco Jacek Czaputowicz, il governo ceco ha invocato l’assistenza di Bruxelles e la Commissione europea ha sostenuto l’affermazione ceca per la quale la Polonia stava violando la direttiva sulla valutazione dell’impatto ambientale, che richiede la consultazione transfrontaliera e il principio di cooperazione sancito dal tratto fondativo dell’Unione.
«Ho cercato a lungo di risolvere questa controversia senza litigi davanti al tribunale», ha detto Petříček, la cui proposta di citare in giudizio la Polonia è stata approvata lunedì dal governo ceco e accolta con favore dalle autorità locali ceche e dalle Ong verdi. «Purtroppo, i negoziati che si sono svolti a Varsavia dieci giorni fa non hanno soddisfatto le nostre aspettative», ha affermato Petříček.
Di diverso avviso è la controparte polacca: «Da come sono andate quelle discussioni si potrebbe concludere che c’era una possibilità e spazio per una composizione amichevole della controversia», ha sottolineato Aleksander Brzózka, portavoce del ministero polacco del clima a ambiente. «Il ministero polacco per il clima e l’ambiente è sorpreso dalla decisione del governo ceco di portare la Polonia davanti alla Corte di giustizia europea in relazione all’attività della miniera a cielo aperto di lignite di Turów».
Il viceministro degli esteri ceco Martin Smolek, che rappresenterà il suo Paese in tribunale, ha affermato nella dichiarazione che la causa si concentrerà principalmente sulla mancata opportunità per i cittadini cechi di partecipare al processo di autorizzazione per l’espansione della miniera o impugnarlo in tribunale.
La Corte esaminerà in primo luogo la domanda di provvedimenti provvisori, che potrebbe essere emessa nel giro di poche settimane. La controversia potrebbe essere risolta con l’accordo di entrambe le parti fino alla pronuncia della sentenza.
«Mi dispiace – ha aggiunto il capo della diplomazia ceca – che la causa debba arrivare ora che tutta l’Europa sta decidendo come ridurre gradualmente l’estrazione del carbone a causa del cambiamento climatico. A Turów, invece, si parla di come espanderlo. Allo stesso tempo, la Polonia vuole anche chiudere tutte le miniere di carbone al più tardi nel 2049. Meno di tre decenni di attività minerarie non valgono la perdita di acqua e un posto dove vivere nella zona. A mio parere, dovremmo chiudere le miniere nella Repubblica ceca già nel 2033. Da tempo hanno assicurato la loro ex prosperità. Il lavoro permanente con un salario ragionevole è possibile nelle regioni colpite anche senza carbone».