All’inizio di febbraio, dopo il lavoro fatto durante il primo lockdown all’Ospedale in Fiera, Guido Bertolaso è stato richiamato per diventare il consulente della Regione Lombardia sulla campagna vaccinale. Dopo il caos dei giorni scorsi sulle mancate convocazioni dei pazienti, la giunta regionale ha chiesto le dimissioni del cda dell’azienda regionale Aria spa. Mentre la Lombardia è tra le ultime regioni nella corsa per la campagna vaccinale.
Il testimone delle prenotazioni ora passa a Poste. Bertolaso era stato il primo ad attaccare Aria per le falle nelle prenotazioni dei vaccini, ma non è una scelta politica – assicura. «Mi ero accorto che qualcosa non funzionava il giorno che abbandonarono 300 anziani convocati per errore», racconta in un’intervista al Corriere. «Ma le sembra possibile che qualcuno non venga chiamato e altri mandati a 60 chilometri da casa per farsi vaccinare?».
«Era un sistema che funzionava male e andava cambiato: siamo atterrati su Marte, non possiamo non gestire delle prenotazioni via sms», dice il consulente. Ma non è tutto risolto. «Basta guardare il plico di 11 pagine che va compilato prima dell’iniezione. Succede solo in Italia. Facciamo i check-in online, dobbiamo digitalizzare queste procedure».
Dopo la sospensione temporanea delle dosi di AstraZeneca, «le rinunce sono intorno al 10%. Man mano aumenterà la fiducia. Anch’io ho un figlio e un nipote a Londra. Mi hanno chiesto un parere: gli ho detto di correre a vaccinarsi», spiega Bertolaso.
Ma «fra poche settimane dovremo far convivere tre diversi vaccini. Una grande risorsa, ma anche un rischio di ingolfamento pratico». È questo che lo preoccupa. Ma «posso promettere che entro l’11 aprile tutti gli over 80 saranno vaccinati», dice. «Il piede è sull’acceleratore. Ma già ora in Lombardia sono stati vaccinati un quinto del totale italiano: stiamo rispettando le proporzioni. I numeri non si possono manipolare».
Qualcuno sperava nei superpoteri di Bertolaso. Ma, ammette lui, «qui non sono nessuno: non posso firmare un pezzo di carta, non posso stanziare un euro. Dovrei stare all’ultimo piano di Palazzo Lombardia a dire cosa mi sembra giusto o sbagliato. Invece sono qui a incastrare numeri. A rispondere ai cittadini. Con un po’ di autorevolezza, ma senza autorità».
Eppure, ripeterebbe la promessa fatta secondo cui entro giugno tutti i lombardi avranno almeno la prima dose: «Certo, ci metto la faccia. Se parte la Lombardia riparte l’Italia».
Ma nessun altro progetto dopo questa consulenza, assicura: «Finito di vaccinare l’ultimo lombardo torno negli spogliatoi e ricomincio a fare il nonno».