Alleanze complicateRenzi propone a Letta di scegliere candidate donne per le amministrative

Il leader di Italia Viva dice che con il nuovo segretario del Pd i rapporti si fanno «più semplici». «Se invece vogliono fare a meno di noi per rincorrere le follie di Beppe Grillo, auguri: andremo avanti a testa alta, rappresentando l’alternativa al bipopulismo»

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Lo strappo di Italia Viva dal governo Conte 2 è stata una scelta «giustissima, non giusta», dice Matteo Renzi due mesi dopo in un’intervista al Messaggero. «Draghi significa recupero di autorevolezza in Europa, garanzia sui fondi del Recovery, un cambio della guardia su vaccini e Covid tra Arcuri e il generale Figliuolo, un approccio strategico su temi della transizione ecologica e digitale. Non è un cambio di premier, è una rivoluzione. Gli effetti si vedranno sul lungo periodo, non nell’immediato».

Il piano vaccini, però, anche con Draghi arranca. Il premier ha criticato l’arbitrarietà con cui si muovono alcune Regioni. Tanto che si parla di centralizzare la campagna sottraendola ai territori. «Ho perso un referendum e il posto a Palazzo Chigi per cambiare il titolo V e i poteri delle Regioni, si figuri se non sono d’accordo», dice Renzi. «Detto questo sui vaccini con Figliuolo si è finalmente fatto un passo avanti, ma ancora non basta. Dobbiamo arrivare a mezzo milione di dosi inoculate al giorno, possiamo farcela».

Sul fronte politico, ora con Enrico Letta al Nazareno, i rapporti si fanno «più semplici», dice Renzi. «Zingaretti aveva consegnato a Conte la leadership del centrosinistra. Letta invece rivendica un profilo riformista. Meglio Enrico, su questo. Vediamo però se dalle parole si passerà ai fatti perché il problema sarà capire se riesce a concretizzare ciò di cui parla. E il primo banco di prova, ovviamente, sono le amministrative a cominciare dalla Capitale». Perché, dice, «il voto romano è il più importante delle prossime elezioni. Mi auguro che il Pd non si farà risucchiare da un accordo con la Raggi».

Renzi dice non essersi pentito di quell’«Enrico stai sereno» di sette anni fa. E spiega la sua posizione sulla questione Arabia Saudita. «Ho condannato l’omicidio Khashoggi già nel 2018, quando non ne parlava nessuno», dice. «Ma adesso attaccarmi sull’Arabia è diventata la magra consolazione di chi in Italia ci considerava morti e sepolti e si è dovuto arrendere davanti all’operazione Draghi. Per mesi ci hanno considerato superflui. Quando si sono accorti che non era così e anzi eravamo stati decisivi hanno spostato l’attacco sulla questione Saudita. Non mi tiro indietro e rispondo punto per punto. L’Arabia Saudita è un Paese chiave nella lotta all’estremismo islamico. Certo, non è una democrazia occidentale, anzi. E dunque vanno incoraggiati tutti gli sforzi nella direzione delle riforme. A cominciare dai diritti delle donne: fino a cinque anni fa in Arabia Saudita non potevano nemmeno guidare, oggi le ragazze sono presenti in molti ruoli di responsabilità». E aggiunge: «Ho condannato ogni attacco alla libertà dell’informazione in tutti i Paesi del mondo, non solo a Riad, ma anche in Turchia, in Iran, in Russia, ovunque. Trovo davvero strumentale questa polemica».

Renzi ormai è spesso all’estero, lo scorso fine settimana era in Senegal. Ma «non lascerò il Parlamento anche se capisco che piacerebbe a molti miei avversari», dice. «E rendo conto di tutto, dei miei soldi come delle mie battaglie. Finito il lockdown girerò l’Italia con un nuovo libro, perché non mi fermo davanti alle polemiche, anzi rilancio. Continuerò inoltre a viaggiare. Sono stato e tornerò in Africa, in Arabia Saudita, in Cina, negli Stati Uniti. Ovviamente senza gravare di un solo centesimo sul contribuente italiano».

E su Italia Viva, dice: «Siamo stati decisivi in tutti i passaggi di questa legislatura, soprattutto dopo la crisi aperta da Salvini e dopo quella aperta da Conte. Dicono che abbiamo il 2%, ma non si rendono conto che l’importante non sono i sondaggi ma la capacità di fare politica. E anche chi mi odia deve riconoscere che noi l’abbiamo fatta. Abbiamo due anni davanti per crescere, avvicinare i più giovani, alimentare un dibattito sulle idee. Se faremo questo, saremo decisivi anche nel 2023 per la prossima legislatura».

In vista delle amministrative, Letta sta incontrando uno a uno tutti i leader della coalizione di centrosinistra. Ma con Italia Viva «al momento non è fissato alcun incontro». In ogni caso, dice, «non ho alcun problema personale a incontrare Letta, ci farà sapere lui».

Sicuramente, conclude, «credo che la parità di genere che il Pd ha finalmente evocato porterà la coalizione a proporre candidature femminili nelle principali città e nelle principali elezioni suppletive: mi sembra una bella svolta e noi di Italia Viva su questo tema siamo pronti a offrire le nostre migliori candidature. Se invece vogliono fare a meno di noi per rincorrere le follie di Beppe Grillo, auguri: andremo avanti a testa alta, rappresentando l’alternativa al bipopulismo».

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