Senza donne non se ne parla. Gli uffici del Parlamento europeo in Italia e la Rappresentanza della Commissione europea in Italia hanno organizzano un webinar, in collaborazione con Radio Rai 1, per una presenza equilibrata dei generi in tutte le discussioni pubbliche. “No Women No Panel” ha messo al centro del dibattito le politiche per la promozione della parità di genere e le misure volte a favorire l’occupazione femminile previste all’interno del Next Generation EU.
Il primo a prendere la parola è stato il direttore dell’ufficio del Parlamento europeo, Carlo Corazza: «Il parlamento, come sapete, è da sempre in prima linea per battersi sulla parità di genere. C’è tanto da fare: abbiamo 640 milioni in meno di donne occupate a livello globale, con grosse differenza di salario e una fragilità contrattuale. Tutto questo è frutto anche di stereotipi culturali che appartengo non solo ai Paesi in via di sviluppo ma anche all’occidente, dove, secondo alcuni studi, si valuta che il 74% di uomini e donne è d’accordo con il fatto che la donna debba sacrificare la propria carriera per avere una piena vita familiare. Mentre il 38% per cento degli intervistati reputa che ci sia una differenza tra il cervello dell’uomo e il cervello delle donne, meno adatto alle materie scientifiche», spiega Corazza.
E proprio da questi presupposti che nasce l’emarginazione: «Un danno colossale per tutta la società – spiega il direttore. In quanto, se ci fosse un piena parità di genere potremmo creare da qui al 2025 circa 240 milioni posti di lavoro in più, e un Pil combinato pari a quello del Giappone e della Germania».
Le donne, inoltre, hanno pagato il prezzo più alto in questa pandemia. Pertanto l’obiettivo del post-Covid è uno solo: «Il piano della ripartenza europeo deve essere al femminile. Così come quello italiano», conclude Corazza.
E poi la volta della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, che incalzata della domande delle due giornaliste Rai spiega come il perché «un movimento culturale come “No women no panel” sia necessario nel nostro Paese per scegliere una cultura che promuove la parità di genere e che ritenga necessaria la voce delle donne per leggere la realtà». È un passaggio di civiltà, continua Bonetti, che sottolinea poi come «la parità di genere non si deve concedere ma costruire: in un sistema politico e lavorativo la parità di genere deve essere scelta come elemento strutturale per esercitare la democrazia».
Quanto al Next Generation EU, la ministra Bonetti puntualizza: «Abbiamo un premier che assume come priorità della propria azione di governo la parità di genere. Questa viene anche assunta come obiettivo strategico del Next Generation EU e viene riconosciuta come un’investimento e non come un atto di giustizia sociale. Investire nelle donne significa promuovere lavoro, benessere e ovviamente equità sociale». Ci sarà perciò un piano in cui verrà esplicitato, in maniera matematica e scientifica, «punto per punto gli obiettivi che dovranno essere raggiunti. Come il lavoro femminile nel sud Italia, il settore infanzia e digitale, azioni di fiscalità agevolata e misure per incentivare l’imprenditoria femminile», continua la ministra.
In merito al Bonus babysitter e riapertura scuola, invece, secondo Bonetti fanno «parte più in generale di un sistema welfare con delle lacune, a cui manca il Family act, nel quale il carico genitoriale non è visto come un diritto ma come una responsabilità che si esercita a nome di tutti e per questo degno di aiuti». Ad oggi ci sono genitori che lavorano in smartworking e nello stesso tempo devono seguire i figli in Dad: «L’impegno è pertanto quello di rivalutare la questione delle scuola e dell’assistenza finanziaria. Ci sono degli studi alla luce dei nuovi dati per rivalutare l’apertura degli asili e piani pronti a sostenere le famiglie e i lavorati più fragili», conclude la ministra.
Anche la presidente della commissione per i Diritti delle Donne e l’Uguaglianza di Genere del Parlamento europeo Evelyn Regner è dello stesso avviso. «Come membro della commissione finanza dico anche che le donne devono essere presenti sopratutto nelle riforme finanziare. Le donne sono state più penalizzate dal pandemia, faccio l’esempio del Portogallo: su dieci perone penalizzate 9 sono donne. Per questo motivo InvestEU è uno strumento chiave, che ci spiega come le donne debbano avere lo spazio che meritano nell’ambito della ricerca, delle infrastrutture e in altri settori fondamentali».
Per tale motivo, la figura dell’imprenditrice deve essere cista anche come un volano di capitali, capace di far tornare l’economia a crescere. «Abbiamo ora bisogno anche di donne che investono i loro fondi: si pensa che le donne abbiamo meno propensione a diventare imprenditrici, e per tale motivo vengono spesso ghettizzate se tentano questa carriera. È un ingiustizia», racconta Regner.
Per le donne non c’è molta possibilità nel settore della finanza e dell’imprenditoria, ma «l’Unione Europea a tal proposito ha sviluppato dei programmi di investimenti per la qualificazione: una finestra con delle priorità per la creazione di posti di lavoro per le imprenditrici, rendendole autonome e capaci di ricoprire posti al vertice», conclude la presidente.
La stessa commissaria europea per l’Innovazione, Ricerca, Cultura, Istruzione e Giovani Mariya Gabriel racconta: «Ho deciso di lanciare la campagna europea “No Women No Panel” e con questa campagna, mi impegno a partecipare solo a eventi pubblici in cui le donne sono equamente rappresentate. Quando spieghiamo agli organizzatori perché declino l’invito, solo poche ore dopo, riceviamo un nuovo programma con molte più donne esperte. Questa azione immediata significa che le donne esperte diventano visibili, i loro punti di vista vengono ascoltati e diventano riferimenti nel loro campo. Inoltre, diventano esempi dei possibili percorsi di carriera per le nuove generazioni».
A parlare di parità di genere c’è anche il Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni. «Parità di genere, secondo le proiezioni, di questo passo si avrà fra 60 anni. Miracoli non me ne aspetto, mi aspetto un’accelerazione. D’altra parte ne abbiamo avute diverse di accelerazioni sulla parità di genere nel corso di questi decenni», spiega Gentiloni.
Il problema della disparità salariale in Europa è ancora molto alto ed è più alto nelle pensioni. Per i salari è al 14, per le pensioni al 33%: «La trasparenza credo sia una delle cose fondamentali da fare con i poteri che ha la commissione europea, l’obbligo di trasparenza per le aziende sarà un fortissimo stimolo a fare meglio», ha ribattuto Gentiloni.
Gentiloni ha poi assicurato che i servizi della Commissione faranno un attento lavoro di scrutinio dei piani per verificare che ci siano progetti sulla parità, che saranno un «elemento vincolante» per i Paesi. «Noi questo lavoro lo faremo, posso assicurare che sarà fatto, ma è un’operazione che si fa in due, devono farlo i governi nelle loro proposte», ha aggiunto.
Nel Recovery italiano inviato a Bruxelles dal precedente governo c’è un elemento«incoraggiante», ovvero «nei titoli c’è la questione della parità di genere». Ora «bisogna passare dai titoli, che sono molto buoni, ai progetti. Non è il momento di stringere la cinghia, ma di sostenere l’economia. Sul debito bisogna fare qualsiasi sforzo, ma non qualsiasi cosa», ha detto il commissario europeo per l’economia.