In un’intervista al Corriere, l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, guarito dal Covid e che farà il vaccino la prossima settimana, dà il suo punto di vista sulla tenuta del governo Draghi, soprattutto alla luce degli attacchi della Lega di Matteo Salvini contro il ministro della Salute Roberto Speranza. A cui si aggiunge ora anche la mozione di sfiducia di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
«Il ministro Speranza ha gestito bene una crisi difficile, drammatica e inaspettata, che ha messo in difficoltà tutto il mondo», dice. «È stato scrupoloso, attento principalmente all’obiettivo di mettere in sicurezza le vite umane, ha collaborato con la comunità scientifica. Ed è forse per questo che è finito nel mirino di quelli che evidentemente, se fossero stati al governo, avrebbero usato il metodo di Bolsonaro, con i risultati che purtroppo per il popolo brasiliano sono sotto gli occhi del mondo. Mi lasci dire che l’aggressione a Speranza ha molto a che fare con una certa cultura di destra, rozza e squadristica, che comprende l’insulto e gli attacchi fino a innescare minacce personali».
Draghi, però, ha difeso Speranza, anche pubblicamente. È stato sufficiente? D’Alema commenta: «Il presidente del Consiglio si è assunto la responsabilità di una linea di condotta orientata alla difesa della salute degli italiani, che poi è la linea di Speranza. Per cui la risposta è sì. Entrambi i premier con cui ha lavorato hanno difeso il suo lavoro. Io rimango però preoccupato per la spinta di una destra molto becera, di cui la campagna contro il ministro della Salute è una spia evidente, che rischia di logorare rapidamente l’azione del governo Draghi, vittima di continui contrasti. La legge elettorale in vigore potrebbe portare molto presto questa destra a governare da sola. Perché agevola l’aggregarsi pasticciato e dannoso di soggetti che hanno lucrato una qualche legittimazione europea per aver scelto di sostenere questo governo, come la Lega, e forze che sono andate all’opposizione, come Fratelli d’Italia».
Quanto al bilancio dei primi due mesi di governo Draghi, l’ex premier risponde: «Le rispondo da militante di una delle forze politiche che sostiene il governo. Il governo Draghi è nato da uno stato di necessità: il governo precedente non aveva più la maggioranza e quindi il presidente della Repubblica, ritenendo con molte ragioni che non ci fossero le condizioni per tornare alle urne, ha scelto di affidare l’incarico a una personalità di grande valore. Questo si riflette in modo significativo nei rapporti internazionali del nostro Paese. Ma all’interno oggi sta emergendo con grande nettezza, com’era prevedibile, che una maggioranza più larga è anche, giocoforza, una maggioranza più divisa. Quello che guadagni in stabilità aritmetica lo perdi in stabilità politica. La società democratica si nutre di conflitti, funziona così. Il vero problema di Draghi è stata la campagna di opinione contro i partiti e contro il Parlamento che ha esaltato la funzione salvifica del grande tecnico, anche con l’obiettivo di denigrare il governo precedente e il presidente Conte. In questo modo si sono create aspettative che non potevano che essere deluse, anche perché nessun tecnico può cancellare le differenze politiche delle forze che sostengono questo governo. Draghi di questo non ha alcuna colpa; capisco la difficoltà del suo lavoro quotidiano e ha la mia viva solidarietà per il compito gravoso che gli è toccato».
Goffredo Bettini, invece, è convinto che il governo Conte sia caduto per una «convergenza di interessi italiani e internazionali». D’Alema dice che in tanti non hanno capito il pensiero di Bettini. Per cui, «preferisco quindi non commentare i commenti altrui, che hanno oscurato l’importantissimo lavoro che Goffredo sta portando avanti e di cui abbiamo un grande bisogno».
C’è poi la questione per cui, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche, D’Alema avrebbe avuto alcuni interessi diretti o indiretti nella diffusione di ventilatori made in China, l’anno scorso. «Nel momento più drammatico della pandemia, in virtù delle mie buone relazioni internazionali coi cinesi, mi è stato chiesto di dare una mano a recuperare dei ventilatori», risponde. «Il problema era che lo Stato italiano poteva pagare alla consegna mentre i cinesi chiedevano che si saldasse al momento dell’ordine. Un’associazione internazionale, di cui faccio parte, si fece carico di comprare questi ventilatori per conto del governo italiano, anticipando di fatto i soldi». Ma assicura: «Le modalità dell’acquisto furono assolutamente trasparenti e documentate sul sito della Protezione civile. I cinesi mostrarono la documentazione relativa ai modelli reperibili sul loro mercato e la Protezione civile scelse il prodotto di cui si parla; che, fra l’altro, era il più ricercato e di cui, negli stessi giorni, il comune di New York comprò mille esemplari. A quel punto, i ventilatori furono acquistati e inviati in Italia. Ritengo che chi si è attivato per il nostro Paese vada ringraziato; per quanto mi riguarda, ho solo messo in contatto le due parti. Tutta questa procedura, come ho già detto, è documentata sul sito della Protezione civile. A volte basterebbe saper leggere. E, ovviamente, aver voglia di farlo».