L’esplosione di questa pandemia è direttamente connessa con la distruzione delle aree naturali, che comporta aumento di promiscuità tra essere viventi di specie diverse, inquinamento di aree urbanizzate, perdita di biodiversità, degrado in tutte le sue forme. Gli effetti del riscaldamento globale vedrà una proliferazione, speriamo sufficientemente controllata, di malattie virali. Perché il degrado ambientale è anche degrado sociale, e nessuno potrà mai essere al sicuro da una malattia se non lo sono tutti; in un mondo così globalizzato occorre evidentemente imparare ad essere collaborativi, condivisivi, democratici nel senso più ampio del termine.
L’energia è la metafora di questo mondo che deve cambiare in modo radicale, rivoluzionario. Con l’avvento delle fonti rinnovabili e delle comunità energetiche, pilastri di un modello che sta sovvertendo il mondo dell’energia e l’intero sistema economico e sociale, ha senso continuare a parlare di energia proprietaria, divisiva, escludente, costosa, o forse ci si dovrebbe riferire ad una energia comune, condivisa, gratuita?
L’energia per tutti, l’energia per l’uomo, l’energia dell’uomo, l’energia bene comune, può essere la soluzione: l’energia, come la società, non più avida e proprietaria, non più esclusiva e autoreferenziale, ma umana, equa, distribuita. L’abbondanza gratuita dovuta alla presenza distribuita di sole, vento, acqua, capaci di generare energia per tutti, rende inapplicabile il concetto di proprietà privata, che si basa sulla scarsità e sul diritto di “esclusione di altri”, ed invece promuove una energia considerata senza esclusione. Un bene comune che protegge e preserva le future generazioni e che permette la ridistribuzione della ricchezza anziché la sua concentrazione in poche mani.
L’energia come metafora della nostra vita appesa ad un filo; il collegamento dell’energia con tutti i settori della vita lo dimostra: energia e sviluppo sostenibile, energia ed economia circolare, energia e digitalizzazione, energia e agricoltura, energia e patrimonio culturale, energia e finanza, energia ed educazione. Basta fare una scelta sbagliata per ripiombare nella crisi più grande.
Se affrontiamo i singoli aspetti sopra citati, i ragionamenti portano tutti alla convinzione che l’accesso all’energia è senso e misura della libertà dell’uomo (ci sono esempi significativi, dalla povertà energetica alle migrazioni climatiche) e quello che stiamo vivendo permetterà ad una generazione qualcosa che difficilmente può succedere, di cambiare il mondo. A patto che si recuperi accanto all’azione individuale (il prosumer e la sua capacità di produrre la sua energia pulita) anche l’azione etica, quella che ci permetterà di fare le cose giuste. Perché non bisogna impedire di fare le cose sbagliate, ma occorre favorire le cose giuste. Parte da qui l’idea che l’energia è strettamente legata alla giustizia sociale e alla democrazia.
Lo stretto legame tra energia e libertà può essere definito termodinamicamente, con lo scambio di energia utile, che permette una evoluzione del sistema, ed evitare perdite e sprechi. Ma può essere definito anche dal punto di vista sociale, quando questo scambio diventa condivisione, inclusione, partecipazione, voglia di giocare un ruolo attivo nella società, non più quello passivo ed inerme. Nessun uomo è un’isola, e grande è il desiderio di sgretolare le alte mura dell’egoismo che tengono a bada la marea, come dice Peter Sinfield, poeta e fondatore dei primi King Crimson.
Se pensiamo al climate change e all’urgenza di trovare soluzioni efficaci, l’unico metodo che abbiamo a disposizione è quello di abbandonare l’approccio verticale dello specialismo del secolo scorso e affrontare il futuro in un modo unitario, olistico. Considerare contestualmente i vari aspetti della vita dell’uomo, quello medico, ingegneristico, economico, ambientale, giuridico, informatico, quello delle politiche sociali, delle comunicazioni, sociologico, dell’architettura, della psicologia, dell’archeologia, della geografia, questa è la grande sfida, che indica anche il percorso coerente da seguire per una transizione che deve essere veramente coerente con gli obiettivi rivoluzionari, senza tentennamenti o verniciature di verde.
Parlando di rivoluzione verso la libertà, vengono alla mente i musicisti degli anni 70, che godevano di una libertà assoluta, quella libertà che ha permesso di avere una produzione musicale sconfinata di elevata qualità. Una libertà che ha chiesto di interpretare criticamente la società per tentare di modificarla. Proprio quella libertà che occorrerebbe oggi, quando la protesta deve lasciare il posto all’azione necessaria per un cambiamento radicale. In fondo l’azione che viene descritta bene nel nuovo modello energetico, perché è cambiando il modello energetico che si cambia la società.
Da questo punto di vista, occorre cambiare prospettiva in ogni settore e in ogni espressione, e questo vale a maggior ragione nel settore dell’educazione delle nuove generazioni. L’Università è chiamata a fornire un contributo innovativo, di spinta verso un metodo di ibridizzazione e contaminazione tra saperi, proprio come cinquant’anni fa aveva indicato, inascoltato, il premio Nobel Ilya Prigogine, proponendo un nuovo umanesimo. In fondo, la rivoluzione della trasformazione energetica, il senso di una democrazia del libero accesso, della libertà, del senso etico verso il bene comune è il nuovo umanesimo che non possiamo più negarci.
Livio de Santoli, prorettore alla sostenibilità di Sapienza Università di Roma e presidente del Coordinamento Free. “Energia per la Gente: il Futuro di un Bene Comune”, Castelvecchi, 2021