Scrivere, come fa Giorgia Meloni, che la sinistra è «il braccio politico delle grandi concentrazioni e delle grandi multinazionali» (le piccole multinazionali so’ gajarde), che «vogliono massificare e omologare» e perciò contrastano i Figli della Nazione, che invece «difendono le identità», non è granché diverso rispetto al sofisticato argomento grillino contro il Partito di Bibbiano.
Ed è notevolissimo che questa celebrata campionessa della meglio maturità light flame censuri le assunte simpatie monopoliste e usuraie della sinistra e non piuttosto i tratti veri delle arretratezze e delle inaderenze per cui spesso si segnala la prassi del progressismo italico: il quale – se ne faccia una ragione l’onorevole Meloni – è identitario e nazionalissimo quanto lei nel pre-scegliere appena può la soluzione illiberale, la scorciatoia anticoncorrenziale, il vicolo del rimedio daziario anziché la piazza aperta del mercato.
Ma sono le cose, appunto, incensurabili da destra perché censurarle implicherebbe la platealità dell’autodenuncia, mentre paga meglio disporsi in egual ordine statalista vantando maggiore affidabilità perché l’offerta è full optional e associa al bonus Alitalia qualche serena divagazione sui barconi da affondare e sui confini da difendere (questa è dell’altro giorno) perché se i turisti vedono che ci riempiamo di negri smettono di venire a fare le vacanze da noi (ok, ok, la Meloni non ha detto negri, ha solo postato una foto con dei negri e ci ha scritto sotto quella roba, che se non li fermiamo bye bye Gregory Peck a Piazza di Spagna: e va bene, va bene, non ha scritto nemmeno bye bye, che sa di multinazionale, ma il concetto è quello propio, senza erre, e cioè che se ne arrivano ancora ci giochiamo il turismo, notoriamente afflitto dai migranti in pacchia e mannaggia se questa ha dovuto rubarla a Capitan Papeete e d’accordo, d’accordo, non gliel’ha rubata ma insomma c’è convergenza e avrebbe potuto dirlo puro anche lei).
Contro l'omologazione che la sinistra e il politicamente corretto vorrebbero imporre, continueremo sempre a difendere le identità.
Oggi la mia intervista al Quotidiano Nazionale pic.twitter.com/poQOxWtm0A
— Giorgia Meloni 🇮🇹 ن (@GiorgiaMeloni) May 20, 2021
Ma dicevamo del partito di Giorgia-Donna-Madre-Cristiana avversato dal sistema che vuole imporre le trans buddiste nei bagni del pilates e la comunione col naan in luogo dell’ostia, ovviamente nell’assedio del capitale apolide che intanto lavora per destituire di italianità e cristianità e madrità le stirpi della penisola.
Domanda: non è che tutta quest’avversione – tra l’altro contraddetta da qualche ettaro di interviste quotidiane – trovi causa nel fatto indubitabile, ma non esattamente da scontro di civiltà, che Fratelli d’Italia va bene nei sondaggi?
E Giorgia Meloni non dovrebbe semmai essere grata alla sinistra, che balbetta perché vorrebbe essere lei, la sinistra, a dirlo anziché lei, Giorgia, che bisogna favorire l’impiego di manodopera locale (cristiana, possibilmente?) e politiche per la famiglia un pelo meno timide dell’Opera nazionale maternità e infanzia?
Ma vabbè, c’è la sinistra grandeconcentrazionaria e poi c’è la Meloni che ce ne libera. Così dalla “correlazione evidente tra immigrazione e Covid” (questo era il punto di riferimento fortissimo della Guardia costiera libica) e dai migranti che mica possiamo lasciare che vadino a infettare gli italiani (quest’altro era invece l’originale, Giuseppe Conte: “vadino”), passiamo al blocco navale in nome di Gesù Cristo.
Una bella festa.