La ricreazione è finitaL’America è tornata e vuole che Ue e Regno Unito facciano la loro parte

Il presidente degli Stati Uniti è in Cornovaglia per il G7 e chiede a Londra di raggiungere un accordo con Bruxelles il prima possibile per non disperdere le forze contro Russia e Cina, anche se ciò comportasse un «compromesso impopolare». I 27 Stati membri seguiranno Biden nella richiesta di una nuova indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle origini del coronavirus in funzione anti Pechino

LaPresse

«America is back», è ora che torni anche l’Europa. Se lo aspetta Joe Biden, nel Regno Unito per il G7 in Cornovaglia con la missione parallela di risvegliare gli alleati. Non era ancora atterrato e aveva già richiamato all’ordine il primo ministro del paese ospitante sulla questione dell’Irlanda del Nord: i litigi sulle salsicce e lo spettro dei dazi sarebbero un regalo a Cina e Russia. Biden difende la posizione dell’Ue nei postumi della Brexit, perché i patti vanno rispettati, ma esige – e lo ripeterà a ogni tappa del tour – l’unità del blocco. La ricreazione è finita.

La Casa Bianca ha preso atto del fallimento dei colloqui, mercoledì a Londra, tra lord David Frost e il vicepresidente della commissione europea Maros Sefcovic, che ha accusato il governo inglese d’aver anteposto «l’ideologia della Brexit» agli interessi dei cittadini. Downing Street, infatti, sta valutando di estendere la moratoria per le esportazioni, bloccate dal primo luglio se non arriverà un’intesa con l’Ue sugli standard sanitari, di carne e generi alimentari nelle sei contee, rimaste parte del mercato unico europeo dopo l’uscita della madrepatria. 

Per sbloccare lo stallo, la diplomazia statunitense ha formalizzato un richiamo – in gergo, démarche – al Regno Unito: è cosa rara tra alleati, per di più legati da una «relazione speciale» (è la formula che Londra ha usato per protestare quando la Bielorussia ha dirottato il volo Ryanair, per esempio). Yael Lempert, la più alta rappresentante in grado fino alla nomina di un ambasciatore, ha espresso a Frost il disappunto dell’amministrazione Biden per come l’esecutivo conservatore «sta alimentando le tensioni» sull’Ulster. Nella nota, gli Stati Uniti «raccomandano vivamente» al Regno Unito di raggiungere un accordo, anche se ciò comportasse un «compromesso impopolare». Si chiede esplicitamente all’esecutivo di Boris Johnson di spegnere «la retorica incendiaria», altrimenti sarà Biden a farlo, dal vivo, durante il G7 al via oggi. 

Il richiamo è avvenuto, a porte chiuse, il 3 giugno ed è stato reso di dominio pubblico ieri dal Times. Non è un caso sia emerso a poche ore dal primo incontro dal vivo tra Biden e il premier. Il presidente – cattolico, orgoglioso delle origini irlandesi del ramo materno della famiglia – avrebbe voluto chiudere il capitolo prima di sbarcare sul suolo britannico, invece il dossier ha condizionato la prima riunione con Johnson, già protagonista di una falsa partenza: è volato in Cornovaglia dalla capitale con un volo di Stato (distanza: 399 chilometri), alla vigilia del summit dove vorrebbe presentarsi come un campione di ecologismo. 

Sulla lista degli ospiti del bilaterale c’era anche Frost, ma non ha partecipato. Il primo ministro di Dublino, Micheál Martin, ha benedetto «l’allineamento tra Regno Unito, Ue e Stati Uniti». Johnson, infatti, ha una seconda possibilità: durante il summit cercherà una soluzione con i vertici di Bruxelles, Ursula von der Leyen e Charles Michel che hanno promesso «flessibilità» purché nel quadro del protocollo firmato dallo stesso primo ministro nel 2019. Johnson è il principale nemico di se stesso, visto che sperava nel palcoscenico del G7 per rilanciare la leadership della sua «Global Britain». Ma l’Irlanda del Nord è lo scoglio da superare prima di trattare il resto dell’agenda, e l’elenco è lungo. 

A proposito di «relazione speciale», c’è da siglare con Biden – per l’occasione in Cornovaglia c’era la nave originale, la Prince of Walesuna nuova «Carta Atlantica», come quella sottoscritta nel 1941 tra Roosevelt e Winston Churchill, lo statista di cui Johnson sogna di ripercorrere le orme e cui ha dedicato una biografia nel 2015. Titolo: The Churchill Factor. Per ora l’unica cosa che lo accomuna a Winston è aver servito come primo ministro sotto la regina Elisabetta II. L’obiettivo del trattato è rilanciare la cooperazione Usa-Uk, con l’impegno di difendere la democrazia e il libero scambio. Il sottotesto è fare fronte comune contro Cina e Russia. 

Il tema ufficiale del G7 è la rinascita economica dopo la pandemia, che per gli Stati Uniti significa soprattutto dimostrare di poter tenere il passo di Pechino. Per questo, quella dei dazi paventati da Bruxelles è una minaccia impronunciabile. I leader seguiranno Biden nella richiesta di una nuova indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle origini del coronavirus. Nella bozza del comunicato congiunto diffusa da Bloomberg, si invoca «uno studio trasparente, basato sui fatti e libero da interferenze». Von der Leyen ha già aderito. La repubblica popolare, quando Washington ha riaperto il caso, ha tacciato gli Stati Uniti di «chiudere gli occhi di fronte alla scienza», in riferimento ai risultati della missione Oms di febbraio 2021 che ha bocciato come «estremamente improbabile» l’ipotesi di un’epidemia cominciata in laboratorio. 

Nella competizione con la Cina e la sua diplomazia del vaccino, i Paesi del G7 nel corso del prossimo anno doneranno un miliardo di dosi a nazioni in via di sviluppo. Gli Stati Uniti, da soli, copriranno metà dello stock. Pechino, per mesi, è stata l’unica superpotenza a esportare fiale, aumentando la sua influenza globale. Alcuni beneficiari, come Bahrain e Chile, però hanno registrato un aumento dei contagi nonostante la massiccia campagna di immunizzazione con il siero cinese. 

Il tour europeo di Biden si concluderà con il faccia a faccia con Vladimir Putin, il 16 giugno a Ginevra, in Svizzera. In mezzo c’è anche il summit Nato di lunedì. Secondo l’analisi del New York Times, il Cremlino ha mandato un segnale al G7 con la messa fuorilegge come «estremiste» di tre organizzazioni dell’oppositore Aleksei Navalny, ancora in carcere. Il messaggio è: parleremo di geopolitica e cyber-sicurezza, ma non accetteremo ingerenze sugli affari domestici. Il presidente ha già risposto: ci saranno conseguenze «significative e decise» se Mosca continuerà la repressione.  

Intanto, c’è da ricompattare l’Ue più uno. Ma il Regno Unito sembra aver capito l’antifona. Lo rivela un momento informale di un pomeriggio di unità ricostruita, almeno davanti alle telecamere. Biden: «Ho detto al primo ministro che abbiamo qualcosa in comune, entrambi ci siamo sposati con qualcuno molto al di sopra delle nostre aspettative». Un complimento alle first ladies, Jill e Carrie. Johnson, quasi imbarazzato: «Non intendo dissentire da te su questo o, anzi, su qualsiasi altra cosa». Più tardi, nel comunicato di Downing Street si legge che Londra lavorerà con l’Ue per trovare una «soluzione pragmatica» sull’Irlanda del Nord. L’America è tornata. 

 

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