Sentenze verdiPerché quella climatica è la causa del secolo

In numero sempre maggiore di Paesi la società civile sta trascinando in tribunale governi e imprese, accusati di non agire come dovrebbero nella lotta al climate change. Nel 2021 è la volta dell’Italia, dove una coalizione di associazioni e cittadini ha citato in giudizio lo Stato per chiedergli di fare di più, spiega Marica Di Perri nel suo nuovo libro

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Nel 2015, ventuno adolescenti statunitensi hanno presentato presso una Corte federale degli Stati Uniti d’America un ricorso destinato a entrare nella storia. Obiettivo: condannare il governo statunitense per aver violato i loro diritti fondamentali alla vita, alla libertà e proprietà, permettendo – anzi incoraggiando – l’uso sconsiderato di combustibili fossili.

L’azione legale, nota come il caso Juliana, dal nome della prima firmataria del ricorso, è divenuta immediatamente «the Trial of the Century», la Causa del Secolo. Lo stesso titolo, l’Affaire du Siècle, è stato scelto per l’azione promossa in Francia da Notre Affaire à Tous, che ha portato lo Stato francese di fronte al Tribunale amministrativo di Parigi, ottenendo nel febbraio 2021 una storica sentenza di condanna.

Ma definire i contenziosi climatici «cause del secolo» non è soltanto un modo di dire o un appiglio comunicativo. È infatti – letteralmente – nel corso di questo secolo e non oltre che si giocano i destini del pianeta. La scienza è chiara nell’avvertire che, nel 2100, il dado sarà ormai tratto da tempo.

Quello che facciamo oggi è decisivo: rimandare oltre vuol dire perdere l’ultimo treno disponibile. Agire adesso è l’unico modo per delineare un futuro che vedrà la vittoria dei diritti e l’affermazione di una società a zero emissioni, più giusta e sostenibile, oppure l’ecatombe climatica, un salto nel vuoto, con scenari apocalittici e non lineari che porteranno irreversibilmente a massicce violazioni dei diritti umani fondamentali in ogni angolo del pianeta, con costi oggi incalcolabili in termini di vite, salute, accesso al cibo e all’acqua.

Per imporre l’urgenza di questa consapevolezza e scongiurare la prospettiva peggiore, sempre più governi e imprese sono stati richiamati negli ultimi anni alle proprie responsabilità, e a rispondere dinanzi alle autorità giudiziarie delle azioni e omissioni nella lotta contro il riscaldamento globale. Di fronte alla voce degli scienziati di tutto il mondo, rauca a forza di lanciare allarmi su un conto alla rovescia ormai agli sgoccioli, appare insostenibile la leggerezza con cui i governi continuano a permettere – business as usual – di estrarre combustibili fossili, raffinare petrolio, tagliare foreste, bruciare rifiuti, contaminare acqua, aria e suolo.

Per questo, le cause legali sono oggi la nuova frontiera dell’azione climatica. Con frequenza esponenziale, a tutte le latitudini e le longitudini, giudici e Corti vengono coinvolti nella battaglia contro il tempo per contenere il riscaldamento del pianeta.

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Dopo due anni di lavori preparatori, nel 2021 è arrivato il momento dell’Italia.

La prima causa climatica italiana è stata da poco avviata a nome di oltre centocinquanta soggetti, tra cittadine e cittadini italiani, persone residenti nel nostro Paese, minori (in gran parte sotto i dieci anni) e un’ampia coalizione di associazioni formalmente costituite aventi come mission la difesa dell’ambiente e dei diritti.

Per la prima volta in Italia un tribunale, il Tribunale civile di Roma, è dunque chiamato a pronunciarsi sull’insufficienza degli sforzi climatici nazionali.

Anche nel caso italiano si tratta della «Causa del Secolo», un’espressione che rimanda, oltre alla cruciale urgenza del momento, anche alla straordinaria vulnerabilità climatica del territorio nazionale. Le previsioni a fine secolo mostrano per la nostra penisola tendenze allarmanti per tutti gli indicatori: eventi estremi, innalzamento del livello del mare, perdita di biodiversità, scioglimento dei ghiacciai, siccità, desertificazione.

Portare i cambiamenti climatici nelle aule di tribunale è una legittima manifestazione dello Stato di diritto.

È inoltre un potente mezzo di pressione istituzionale e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica che, come associazioni e cittadini, abbiamo scelto di promuovere anche in Italia per inchiodare lo Stato alle sue responsabilità, costringendolo a fare la sua parte per disinnescare la spada di Damocle che pende sull’umanità tutta.

Ma cosa vuol dire che l’emergenza climatica è già qui e che è peggio di qualunque pandemia, anche per il nostro paese? Anzi, che è la più pericolosa, silenziosa e massiccia delle pandemie, contro cui non c’è altro vaccino che una radicale rivoluzione sociale ed economica? Cosa c’è davvero in gioco? Quali sono i rischi per l’Italia? E quali sono le ragioni alla base della causa legale al via nel nostro Paese? È per rispondere a queste domande complesse che è nato il libro che avete tra le mani.

Maria Perri, La causa del secolo, Round Robin Editore, 2021, pagine 88, euro 10

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