Modello AnkaraSull’immigrazione Merkel e Draghi hanno «pochissime divergenze di opinioni»

Dall’incontro bilaterale a Berlino è emersa chiaramente la volontà di collaborare su una strategia comune, per intervenire nei Paesi di partenza dei migranti in Africa. L’obiettivo è il blocco dei flussi, facendo accordi economici come quello con la Turchia ma anche garantire «l’organizzazione dell’immigrazione legale e la stabilizzazione politica»

Odd Andersen/Pool Photo via AP

«Sulla migrazione abbiamo situazioni diverse: l’Italia è un paese di arrivo, mentre noi siamo colpiti dai movimenti secondari, ma siamo totalmente d’accordo sul modo di gestire il fenomeno, e cioè di iniziare nei paesi di provenienza». Sul dossier migrazione, quello di gran lunga di più difficile gestione a livello europeo, Angela Merkel non ha dubbi: c’è piena coincidenza di vedute tra Italia e Germania sulle azioni da intraprendere per gestire efficacemente il fenomeno.

L’occasione è la conferenza stampa in seguito all’incontro bilaterale che la cancelliera tedesca e Mario Draghi hanno avuto ieri sera a Berlino, durante il primo viaggio ufficiale del presidente del Consiglio nella capitale tedesca. L’incontro è stato di ancora maggiore importanza considerando che oggi Draghi accoglierà la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Cinecittà per l’approvazione del Recovery Plan italiano, e che a fine settimana si terrà il Consiglio europeo, dove il capitolo migrazione è il tema più importante sul tavolo.

Ebbene, le parole dei due leader non lasciano spazio a dubbi: sul fronte migrazione (e non solo) c’è piena convergenza politica. «Ringrazio l’Italia, ha avviato molte iniziative politiche per quanto riguarda una soluzione politica in Libia. L’Italia è il paese che ha molte conoscenze e che ha investito molte forze nello sviluppo libico, quindi ringraziamo l’Italia», ha detto ancora Merkel. «Il rapporto tra Germania e Italia è profondo, duraturo e solido. La vicinanza di vedute si è vista anche nell’ultimo G7. Sono due paesi fondati su europeismo e atlantismo. Le nostre posizioni nei confronti degli Stati Uniti, della Russia, della Cina, e anche verso gli stati del Nord Africa sono posizioni molto, molto vicine», le ha fatto eco Draghi.

Nello specifico, sul fronte migrazione c’è piena volontà di cooperazione. In questo senso sembra che ci si stia muovendo nella direzione auspicata da Draghi, superando lo stallo fra i paesi del Sud e del Nord Europa, dove i primi subiscono gli effetti della migrazione in arrivo dal Mediterraneo, mentre i secondi sono riluttanti all’idea di ricevere quote sostanziose di migranti. L’idea di fondo che accomuna i due Paesi è che l’Unione europea debba essere più presente sulla cosiddetta dimensione esterna, ovvero nei Paesi di partenza. Non solo Tunisia e Libia, ma anche nelle regioni da cui proviene una grossa parte dell’immigrazione, cioè Sahel, Mali, Etiopia, Eritrea. «Occorre che la presenza dell’Unione Europea, economicamente e per assistenza tecnica, sia più sentita», ha specificato Draghi, operando nella direzione di «un impegno, un investimento che serve sì a contenere i flussi di immigrazione illegali, ma anche a organizzare l’immigrazione legale e ad aiutare questi paesi a stabilizzarsi e a ritrovare la pace, in particolare pensiamo alla Libia», ha detto il presidente del Consiglio.

L’idea che trapela sembra essere l’intenzione di attivare trattati specifici con i paesi del Nord Africa, sulla falsariga di quanto già avvenuto con la Turchia negli ultimi anni. Alla Turchia, l’Unione europea ha già dato 6 miliardi di euro per gestire i profughi siriani sul suo territorio. Proprio in virtù del fatto che questa sembra essere la soluzione da adottare anche altrove, è altamente probabile che l’accordo sarà rifinanziato. «Dobbiamo aprire una prospettiva sul futuro, perché la Turchia accoglie moltissimi rifugiati, oltre 3 milioni, quindi ha tutto il diritto di essere appoggiata. Entrambi siamo dell’avviso che non possiamo andare avanti senza la cooperazione della Turchia», ha detto Merkel. «Sì per il rinnovo dell’accordo con la Turchia», ha aggiunto Draghi.

L’idea di agire sulle frontiere esterne per contenere i flussi migratori costituisce un pezzo importante della strategia sulla migrazione, ma non è l’unico. A rendere la situazione notoriamente complessa sono soprattutto gli accordi di Dublino, che prevedono che i migranti che si spostano sul territorio europeo possano essere respinti e riportati al paese di primo approdo. La riforma del trattato in ottica di una redistribuzione più equa dei migranti fra i diversi Paesi è stato negli ultimi anni uno dei nodi più difficili da sciogliere a livello europeo. Sui meccanismi di ricollocamento, ha detto Draghi in conferenza stampa, «si sta discutendo. I negoziati prenderanno del tempo, ma c’è una grande volontà di arrivare a una visione congiunta e che sia di mutuo beneficio».

Sul questo tema, più nel dettaglio si era espresso ieri il Ministro degli Esteri tedesco, dicendo: «Dovremmo trovare una chiave per la redistribuzione dei profughi. E i Paesi che non volessero parteciparvi dovrebbero contribuire in altro modo a risolvere questo problema, ad esempio mettendo a disposizione mezzi finanziari per proteggere i confini esterni della Ue».

I prossimi appuntamenti, in particolare il Consiglio europeo e il cosiddetto processo di Berlino, con la ministeriale dei Ministri degli Esteri che si terrà il 23 giugno nella capitale tedesca, saranno cruciali per avere più dettagli. Ma nel frattempo, rispetto a questo primo colloquio i due leader hanno colto anche l’opportunità per scherzare. Interrogato circa i temi che li vedevano divisi, Draghi ha risposto «prima di tutto il calcio», facendo riferimento agli Europei. Ma mentre entrambi concordano che «Gosens è un ottimo giocatore nel Bergamo», ha detto Merkel, per la finale, che dovrebbe tenersi a Londra, Draghi è stato molto serio sull’intenzione di adoperarsi «perché la finale non si faccia in un Paese dove i contagi stanno crescendo rapidamente».

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