Caos al ministero della Salute Sileri ammette che sul mix di vaccini c’è stato un errore di comunicazione

Dopo l’irritazione di Draghi, il sottosegretario spiega che si doveva lasciare aperta l’opzione di fare il richiamo con AstraZeneca ai più giovani e che anche gli over 60 dovrebbero poter scegliere di fare la seconda dose con un farmaco diverso. E aggiunge che da più di un anno non è in buoni rapporti con il gabinetto di Speranza

(LaPresse)

«Sul mix vaccinale c’è stato errore di comunicazione da parte del ministero della Salute». Il sottosegretario Cinque Stelle Pierpaolo Sileri lo ammette in un’intervista alla Stampa. E di fronte all’irritazione del premier Mario Draghi, indirizzata con ogni probabilità al ministro Roberto Speranza e ai tecnici che lo supportano, spiega: «Dentro al ministero ci sono grandi professionalità, ma anche diverse cose che potrebbero funzionare molto meglio».

Secondo Sileri, l’indicazione perentoria sulla vaccinazione eterologa per gli under 60 che avevano fatto la prima dose con AstraZeneca è stata un errore. «Era più sensato lasciare aperta l’opzione di fare anche la seconda dose con AstraZeneca, per chi preferisce evitare l’eterologa, che resta comunque la soluzione più sicura ed efficace», dice. «Ma il vaccino AstraZeneca continua a essere autorizzato dall’Ema sopra i 18 anni, quindi, se uno vuole fare il richiamo con quello, è giusto che possa farlo. Poi, da medico, farei delle distinzioni».

Ad esempio, «sarei molto rigoroso nel consigliare Pfizer o Moderna per le donne sotto i 50 anni ed eviterei sempre di dare AstraZeneca ai giovani sotto i 30 anni». Ma «tutti negano di aver contribuito alla “confusione” sul fronte vaccini, riconosciuta pubblicamente dal premier Draghi», spiega il sottosegretario. «La confusione è legata al fatto che la pandemia è un’emergenza molto dinamica, in cui bisogna continuamente riadattare la campagna vaccinale alle nuove evidenze scientifiche. Ma bisogna farlo con indicazioni chiare, che probabilmente non erano tali, a causa di seri problemi di comunicazione».

Colpa di chi? «Non lo so, faccio fatica a individuare colpe dei singoli e non sono la persona più adatta per rispondere, visto che io stesso da più di un anno ho seri problemi di comunicazione all’interno del ministero, prevalentemente con il gabinetto del ministro», risponde. «Per capirci, sono quello che non ha avuto accesso ai verbali del Cts, che ha fatto innumerevoli proposte, senza avere mai risposta…».

Il premier Draghi, intanto, pur avendo 73 anni, ha annunciato che farà la vaccinazione eterologa, per raggiungere una maggiore protezione. «Draghi lo ha detto anche per provare a fugare ogni possibile dubbio sull’efficacia del mix vaccinale», spiega Sileri. «Comunque credo che la stessa opzione dovrebbe essere consentita a tutti i cittadini over 60 che hanno fatto la prima dose con AstraZeneca e preferiscono fare la seconda con Pfizer o Moderna. Anche se il protocollo prevede per loro il richiamo con lo stesso vaccino, darei libertà di scelta, con lo stesso criterio applicato per gli under 60».

Poi ci toccherà un altro richiamo. «Dobbiamo aspettare altri 2 o 3 mesi per capire se l’immunità assicurata dai vaccini duri un anno, come è verosimile, forse anche di più. Se così sarà, da fine dicembre i primi vaccinati saranno chiamati per la terza dose, per la quale si userà un vaccino diverso, quello che nel frattempo risulterà più efficace contro tutte le varianti. Di fatto – spiega – la vaccinazione eterologa era già prevista per tutti, a prescindere».

Che impatto aspettarsi ora dalla variante Delta? «Come quella inglese crescerà, perché è più trasmissibile e potenzialmente più forte rispetto ai vaccini, anche se con due dosi pare ci sia una buona protezione», risponde Sileri. «Dobbiamo fare di tutto per rallentarne la diffusione, con un adeguato contact tracing e una decisa limitazione delle importazioni dai Paesi più colpiti. Le misure prese, ultima la quarantena di 5 giorni per chi arriva dalla Gran Bretagna, vanno in questa direzione».

Però è scattata solo oggi, mentre i tifosi del Galles li abbiamo fatti girare per Roma. «Un minimo margine di rischio c’è, ma molto limitato, vista la capienza ridotta dello stadio, il tampone obbligatorio per tutti e il fatto che in Gran Bretagna molti sono vaccinati, anche se magari con una sola dose», risponde. La variante Delta ora colpisce soprattutto i giovani, ma in terapia intensiva ci finiscono gli anziani non vaccinati: noi ne abbiamo ancora 2 milioni e 800 mila. «Sì, ma nella fascia 60-69 anni stanno diminuendo: due settimane fa erano 2 milioni e mezzo, oggi circa un milione e 600 mila, vedrà che scenderanno ancora», rassicura. «Mi preoccupa di più l’altro milione e 200 mila di over 70 e over 80, perché quelli bisogna andare a cercarli a casa e spingerli verso la vaccinazione. Ma una quota minima che non vuole vaccinarsi resterà sempre».

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