SoluzioniGreen Pass al ristorante, perché no?

In seguito alle nuove regole imposte dal presidente francese Emmanuel Macron, che imporranno l'essere in possesso della certificazione vaccinale per accedere a ristoranti, cinema e teatri, in Italia c'è chi propone di emulare la manovra di Parigi

La mossa del presidente francese Macron, che imporrà, dal prossimo agosto, l’obbligo del Green Pass per accedere a ristoranti, cinema, teatri, sta infiammando il dibattito in diverse nazioni e naturalmente anche in Italia, dove, oltre alle dichiarazioni negative di vari esponenti politici si aggiungono i comunicati stampa delle associazioni di categoria, su tutte la Fipe, che dichiarano la propria contrarietà, a meno che non siano coinvolte tutte le attività aperte al pubblico, quindi non solo i ristoranti, che altrimenti sarebbero discriminati e, ancora una volta, dice il direttore generale di Fipe-Confcommercio Roberto Calugi: «Subirebbero provvedimenti punitivi».

La preoccupazione degli esercenti è comprensibile: temono di diminuire la platea dei potenziali clienti, cosa che, in questa fase in cui la ripresa è appena cominciata, potrebbe essere deleteria non solo per la perdita di fatturato, spiega la Fipe, ma anche per i problemi legati alla mancanza di professionisti, molti dei quali attendono tempi migliori e più stabili per riaffacciarsi al mondo del lavoro.

Per inciso, su questo punto non ci sentiamo di condividere l’accomunare delle due cose, perché la carenza di lavoratori, registrata in queste settimane, seppure esplosa come conseguenza della pandemia, non è imputabile solo a quest’ultima, è un problema conosciuto da tempo, accettato da tutte le parti per convenienza reciproca e da risolvere, prima di tutto, con una riforma fiscale che riduca il peso delle imposte e permetta alle imprese di alzare gli stipendi senza che il costo del lavoro sia eccessivo.

Tornando alla proposta di introdurre anche in Italia il Green Pass per accedere ai locali pubblici, si può ipotizzare che, visto il già alto numero di immunizzati (oltre il 45% della popolazione, con la previsione di raggiungere l’80% entro settembre) ciò non dovrebbe incidere in maniera pesante sull’accesso a locali, musei, attrazioni e, come un po’ provocatoriamente suggerisce Fipe, anche i supermercati e, aggiungiamo noi, pure i mezzi di trasporto pubblico. Anzi, magari potrebbe addirittura trasformarsi in un impulso a frequentarli da parte di tutti coloro che oggi, seppure vaccinati, sono ancora diffidenti a recarsi in uno qualsiasi di questi luoghi.

Allora perché no? L’adozione del Green Pass potrebbe rivelarsi, a differenza di quanto temono gli operatori, un’accelerazione verso la normalità, magari portando anche più clienti, rassicurando gli indecisi a tornare alla vita di prima, al ristorante, al cinema, a viaggiare, facendo sì che si accorci rapidamente il periodo in cui il numero di vaccinati sia sufficiente a immaginare il raggiungimento di una immunità di gregge. Questa ipotesi, tra l’altro, è testimoniata dalla corsa a prenotarsi per la vaccinazione che molti francesi hanno cominciato nelle ultime ore.

E allora, che Green Pass sia.

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