Il mondo del vino non smette mai di sorprenderci, quasi quanto il presidente russo Vladimir Putin, che negli ultimi giorni ha approvato un decreto nel quale è previsto che il termine Champagne, fino ad ora utilizzato nel mondo della legislazione del vino per riferirsi esclusivamente ai vini prodotti nell’omonima regione francese, in Russia potrà essere utilizzato solamente per riferirsi ai vini effervescenti prodotti nella Federazione Russa. Questo significa, quindi, che i vini effervescenti importati da paesi stranieri dovranno essere riclassificati come spumanti. A detta della nuova legge, solo lo Shampanskoye locale potrà fare uso del termine Champagne.
Una dichiarazione di guerra, quella di Putin, nei confronti del mondo vitivinicolo francese, settore tra i più importanti per i nostri cugini d’oltralpe. In Francia, infatti, i produttori di Champagne sono ben 15mila e ogni anno producono quasi 320 milioni bottiglie. Perdipiù, il decreto russo arriva in un periodo difficile per lo storico spumante metodo classico francese, che nel 2020 ha registrato un calo delle esportazioni del -18% a causa della chiusure, dovute alla pandemia, dei principali luoghi di consumo e di vendita.
In risposta alla nuova normativa, alcune delle cantine produttrici di champagne più rinomate al mondo, tra cui Moët Hennessy, che appartiene al colosso mondiale del lusso LVMH, di cui fanno parte anche le storiche cantine Veuve Clicquot, Ruinart, Krug e Dom Pérignon, hanno deciso di sospendere le loro spedizioni verso il mercato russo con un blocco immediato delle esportazioni. Anche il Comité Champagne, organizzazione che riunisce i viticoltori e le maison del territorio, si è fatta sentire, definendo la scelta di Putin una “norma scandalosa” e chiedendo alle aziende dello Champagne di sospendere tutte le spedizioni verso la Russia.
Tuttavia la storica griffe Moët Hennessy ha già cambiato rotta, annunciando la ripresa delle esportazioni verso la Federazione: «La Maison di Champagne di Moët Hennessy ha sempre rispettato la legislazione in vigore ovunque», si legge in un comunicato della Maison «E riprenderanno le consegne appena possibile apportando questi adeguamenti».
D’altra parte, secondo la Coldiretti, questa nuova norma potrebbe avvantaggiare l’esportazione delle bollicine italiane, molto apprezzate dai russi, specialmente il Prosecco e l’Asti. Tuttavia, considerando ciò che è appena successo con lo Champagne, viene da chiedersi se anche il Prosecco potrebbe rischiare di cadere nel mirino del Presidente russo.