L’amico fascista gli «ha aperto il cuore» e dunque merita il suo sostegno, «in bocca al lupo». Alt, non stiamo parlando del povero Antonio Pennacchi – toccanti ieri i funerali nella sua Latina – e del “fasciocomunismo”, qui non c’entra la personalità unica dello scrittore di “Canale Mussolini”: qui stiamo molto più mestamente parlando di Michele Emiliano, il presidente-ras pugliese, che ha pensato bene di endorsare il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, vicino a CasaPound, in vista delle amministrative di ottobre nella cittadina pugliese, dove peraltro – ma per Emiliano deve essere un dettaglio – il Partito democratico ha ovviamente una sua lista in opposizione a Pippi.
È solo l’ultima esternazione di un personaggio che in Puglia è alla ribalta da vent’anni e che ne ha combinate di tutti i colori, ma che come unica bussola ha la brama di potere personale e come stile politico il più imbarazzante voltagabbanismo: con Veltroni e contro Veltroni, con Vendola e contro Vendola, con D’Alema e contro D’Alema, con Renzi e contro Renzi, Emiliano è una trottola politica che non esita a vestirsi da gruppettaro come da amico dei fascisti.
Una ambiguità tipica dei cacicchi, termine che viene dal caraibico e sdoganato da D’Alema in una delle sue tante intemerate contro i sindaci degli anni ‘90 che in quel momento detestava, un piccolo imperatore – per carità, votato dal popolo – scheggia impazzita del populismo degli anni scorsi incistato in un sistema di potere tipico di una certa sinistra meridionale.
L’ammirazione del Governatore per Pippi, figlia di una vecchia amicizia (forse di quando, magistrato della notte, andava in giro con la pistola), ha suscitato un mezzo pandemonio, tra la protesta di Teresa Bellanova e quella del senatore dem Dario Stefàno che si è addirittura autosospeso in attesa di una presa di posizione del suo partito.
Perché il punto è proprio questo. I comportamenti politici di Michele Emiliano che c’azzeccano con un partito che si dice riformista, progressista, di sinistra? Che dice la sinistra del partito? Dov’è Peppe Provenzano? Stefàno non l’ha mandata a dire: «Se a Roma difendiamo l’identità del Partito democratico con il dl Zan e in Puglia facciamo l’endorsement per il candidato che viene da Casapound, vuol dire che il Pd deve fare chiarezza al suo interno».
A parte che sulla vicenda della legge Zan nessuno ha capito cosa realmente voglia il Partito democratico, che su questo ha combinato un vero casino politico, resta il fatto che pare arduo derubricare il caso Emiliano-Pippi a folklore locale.
Ecco dunque che nel permanente marasma piddino, ogni giorno si affastellano fatti e misfatti di vario tipo: e va da sé che questo di Emiliano, nella sua specifica assurdità, non è certo il più grave.
Né basterà trincerarsi dietro la motivazione burocratica che “Michele” non risulta iscritto al Partito democratico, dato che lui è il leader di fatto del Pd pugliese. Ma la cosa più inquietante è il silenzio che cala sulle magagne. Difficile dar torto a Dario Stefàno quando dice: «Credo che si possa, si debba, stigmatizzare il silenzio del Pd davanti a comportamenti così evidenti e dinanzi a tali anomalie». Anomalie? Sembrano le regole vigenti, per certi cacicchi. E dunque, forza Pippi. Un’altra bella alleanza strategica, ci mancava.