Miracolo ad AmburgoChi è Olaf Scholz, l’uomo che ha resuscitato la Spd

Comunque vadano le elezioni di domani, il candidato cancelliere dei socialdemocratici ha restituito la speranza a un partito che fino a pochi mesi fa sembrava destinato ad assistere da spettatore alla nascita di un governo tra Cdu e Verdi e che ora punta a un grande risultato nelle urne

LaPresse

Secondo gli attuali sondaggi, le elezioni tedesche di domani vedranno la Spd diventare primo partito in Germania, dopo la sorprendente rimonta iniziata a fine agosto. È quindi probabile che il candidato socialdemocratico, Olaf Scholz, inizi da lunedì a dialogare con altre forze per formare un governo. E prima di tutto con i Verdi

Durante gli ultimi mesi di campagna elettorale, e specialmente durante i confronti tv con gli altri candidati, Scholz è riuscito ad apparire di fronte a molti elettori come un credibile erede di Angela Merkel, persino più di quanto sia riuscito a fare Armin Laschet, il segretario e candidato della Cdu, che viene dalla stessa corrente di Merkel. 

Più che idee e programmi, però, la somiglianza è una questione di profilo: Scholz appare infatti sobrio nei modi, competente sui temi di cui parla e con una lunga esperienza politica alle spalle. In effetti, una prima somiglianza con Merkel riguarda proprio la lunga militanza politica, iniziata in età giovanile e svolta quasi sempre nella veste di funzionario di partito. 

Scholz nasce a Osnabrück nel 1958, ma cresce ad Amburgo. Già a 17 anni entra a far parte della organizzazione giovanile della Spd, gli Jusos, di cui diventerà vicepresidente nel 1982, restandolo poi per sei anni. Dall’87 all’89 sarà anche vicepresidente della Jusy, il raggruppamento internazionale delle organizzazioni giovanili dei partiti socialisti. Il giovane Scholz è molto più radicale, rispetto a quello che conosciamo oggi: negli articoli scritti all’epoca sui giornali pubblicati dalla Jusos, ad esempio, critica l’atteggiamento imperialista della Nato e indica nella Germania “il baluardo del capitalismo in Europa”.

Nel 1984 si laurea in legge all’Università di Amburgo, iniziando a esercitare la professione di avvocato, che accompagnerà per alcuni anni all’attività politica. Negli anni Novanta sarà  segretario di zona nel partito, mentre dal 2000 al 2004 diviene segretario della Spd ad Amburgo. Nel 1998 viene eletto per la prima volta al Bundestag, e rimarrà parlamentare negli anni a venire seppur con alcune pause. Nel 2001 entra nel governo della città di Amburgo (che costituisce un Land a sé) ed è eletto nella direzione nazionale della Spd (una carica che abbandonerà solo nel 2019, in seguito all’ultimo congresso) e dal 2002 al 2004 è Generalsekretär, una carica equiparabile a quella del responsabile dell’organizzazione nei partiti italiani, da cui si dimette nel 2004 a seguito delle dimissioni di Gerhard Schröder. 

Diversamente dai suoi anni giovanili, Scholz appartiene in quegli anni all’ala più centrista del partito, cosa che, unita alla sua rilevanza sempre maggiore tra i socialdemocratici, gli permette di entrare nel primo governo Merkel, divenendo dal 2007 al 2009 ministro per il Lavoro e gli Affari Sociali. Si tratta della prima esperienza davvero nazionale per Scholz, che inizia a essere conosciuto in tutta la Germania e a consolidare il suo ruolo nel partito. Divenuto ormai vicesegretario della Spd, nel 2011 viene candidato ed eletto sindaco di Amburgo, carica che ricoprirà fino al 2018.

Si tratta della prima esperienza amministrativa per Scholz, che lui affronta concentrandosi su temi simili a quelli su cui oggi ha impostato la campagna elettorale. Gli anni da sindaco, infatti, sono caratterizzati dal tentativo di rendere Amburgo più sociale attraverso la creazione di nuovi alloggi, la diminuzione delle tasse per scuole e asili e maggiori investimenti sui trasporti pubblici. 

Il 2018 è un anno centrale per lui: non solo perché entra nel quarto governo Merkel come ministro delle Finanze, carica che ricopre tuttora, ma anche perché viene nominato commissario per la Spd dopo le dimissioni di Martin Schulz. Cesserà di esserlo poco dopo, con le elezioni di Andrea Nahles come prima segretaria nazionale dei socialdemocratici, ma la breve durata della segreteria di quest’ultima darà a Scholz l’opportunità di candidarsi alla guida del partito (in duo con Klara Geywitz). 

Il congresso del 2019 rappresenta uno spartiacque tanto per Schulz quanto per la Spd nel suo complesso: nonostante l’ex sindaco di Amburgo fosse dato per favorito, infatti, il congresso vede a sorpresa la vittoria del duo formato da Norbert Water-Borjans e Saskia Esken. Il congresso è dominato dal dibattito sulla Große Koalition, verso cui la base Spd è sempre più insofferente, e i nuovi segretari apertamente critici. Scholz finisce con l’essere visto (non senza qualche argomento) come il candidato dell’establishment e del proseguimento dell’intesa con la Cdu (che in realtà proseguirà senza rotture, visto che la nuova segreteria decide di non uscire dal governo). 

La perdita del congresso, in effetti, sembra a molti una battuta d’arresto per uno che sembrava destinato a guidare il partito dopo una carriera senza troppi intoppi. Ad agosto 2020, però, la nuova leadership decide di puntare su di lui per la corsa alla Cancelleria. Non è tuttavia da escludere che in un partito in aperta crisi com’era la Spd in quel momento, la candidatura di Scholz fosse anche un modo per liberarsi di uno scomodo rivale. In questa prospettiva, è chiaro che in caso di successo alle elezioni Scholz potrebbe passare all’incasso anche nel partito. 

Come molti politici di lungo corso che hanno attraversato diverse stagioni ricoprendo svariati incarichi, Scholz è stato anche coinvolto in una serie di scandali e controversie, che potrebbero pesare nella sua percezione come aspirante o futuro Cancelliere. Quando era sindaco di Amburgo, ad esempio, sembra che la Werbung Bank avrebbe dovuto restituire 90 milioni di euro alle casse comunali nell’ambito dello scandalo Cum-Ex ma la città abbia deciso di rinunciarvi. Nel 2017, Scholz è stato criticato per i danni causati alla città da manifestanti che si sono scontrati con la polizia durante il G20.

Nel luglio del 2001, Scholz, da ministro di Amburgo, approva l’uso di emetici, sostanze che inducono il vomito e su cui c’era stato molto dibattito, per facilitare i controlli antidroga. Più recentemente, nel giugno 2020 è stato coinvolto nello scandalo Wirecard, app di pagamento tedesca che aveva quasi 2 miliardi di buco in bilancio. In quanto ministro delle Finanze, Scholz controllava l’autorità di vigilanza, ma si è poi smarcato sostenendo che il problema nascesse da un mancato controllo della società Ernst&Young.

E, a settembre, gli inquirenti della procura di Onsabrück hanno perquisito il Ministero delle Finanze (oltre al Ministero della Giustizia) con questa accusa: l’ente federale per l’intelligence finanziaria, che dovrebbe segnalare operazioni sospette e che fa capo al ministero di Scholz, non avrebbe svolto il suo ruolo in merito ad alcune transazioni. Ad oggi, però, la vicenda è poco chiara. Sul tema, lo Spiegel ha sostenuto come la sfiducia esistente tra la procura e il ministero (accusa di aver fornito poche informazioni) avrebbe causato la perquisizione.

Tutto questo, però, finora non sembra aver intaccato la percezione di Scholz presso l’elettorato. Come ministro delle Finanze il candidato alla Cancelleria della Spd ha goduto negli ultimi anni di un discreto supporto e durante la pandemia è stato molto apprezzato per aver rivisto alcuni dogmi economici tipicamente tedeschi sul debito pubblico, sbloccando aiuti fondamentali per il Paese. Il suo essere attualmente Vicecancelliere, inoltre, lo pone agli occhi di molti in continuità con la Cancelliera, e lui stesso ha sostenuto la necessità di andare oltre Merkel senza gettar via il lavoro fatto in questi anni, di fatto proponendosi come candidato alternativo alla Cdu ma senza rappresentare una rottura radicale col passato.

Anche Laschet, senza volerlo, ha rinforzato la cosa: rispondendo a una domanda su cosa apprezzasse dei suoi avversari durante il primo confronto tv, il leader Cdu ha lodato la competenza di Scholz, sottolineando però come abbia lavorato bene «sotto la guida di Angela Merkel». L’intento era chiaramente quello di sminuire il suo lavoro facendolo dipendere dalla guida di Merkel, ma in quel momento a molti è sembrato piuttosto rinforzare l’idea che il ministro delle Finanze possa essere un suo buon successore.

A riprova di questa percezione, diverse rilevazioni mostrano come Scholz risulti tra i candidati alla Cancelleria più graditi. Negli scorsi mesi, molti sondaggi evidenziavano come, in un sistema dove si votasse direttamente il Cancelliere, lui avrebbe più consenso della Spd stessa, mentre ad agosto un’indagine di Statista ha rivelato come quasi il 60 per cento dei tedeschi lo ritenga adatto a fare il Cancelliere, contro il 28 per cento di Armin Laschet e il 23 per cento della candidata dei Verdi Annalena Baerbock. Inoltre, Scholz è risultato il vincitore in tutti e tre i sondaggi post-confronto organizzato da ZDF (l’emittente che li mandava in onda), l’ultimo dei quali con il 42 per cento.

In campagna elettorale, il candidato della Spd è riuscito a destreggiarsi bene tra il mostrare un’immagine di sinistra (il suo programma è basato soprattutto su temi sociali come patrimoniale, tasse per i più abbienti, aumento del salario minimo e lotta al caro affitti) e l’offrire un volto rassicurante e competente, riuscendo a convincere molti orfani merkeliani, anche al di là delle effettive analogie con la Cancelliera. 

Domani, Scholz avrà la possibilità di far vincere le elezioni a un partito che fino a qualche mese fa sembrava destinato ad assistere da spettatore alla nascita di un governo tra Cdu e Verdi. In caso di vittoria, le incognite saranno subito molte, ma Olaf Scholz sarà riuscito nell’impresa politica di resuscitare la Spd e in quella personale di prendere Berlino dopo aver visto sfuggirgli di mano la segreteria del partito. 

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