Signore e signoriAmbra, Boccassini e l’idea che il tradimento tra adulti sia la cosa più devastante che possa capitare

Con l’indignazione per il tapiro all’attrice tradita e per le rivelazioni dell’ex magistrato su Falcone sembra di essere tornati nel mondo di Pietro Germi. E da quando le diciassettenni, le uniche peraltro che avrebbero diritto a considerare le corna una questione di vita o di morte, vengono adulate come fari culturali?

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Dio, come mi manca Pietro Germi. Mi manca fino alla profondità, la vastità e l’altezza che l’anima mia può raggiungere allorquando persegue, irraggiungibili agli sguardi, i fini del bene e della grazia ideale. (Sì, sto scempiando quella poesia che vi sembra di riconoscere ma non siete proprio sicuri: è Elizabeth Barrett Browning, la declamavano in una puntata di Saranno famosi quand’eravate piccoli e avreste dovuto studiare Tacito invece di guardare la tele).

Mi manca Pietro Germi in questo secolo a lui successivo che è a lui contemporaneo: chissà dove pensavate di vivere, voi che abitate il tempo congelato, immobile, di Signore e signori, di Divorzio all’italiana, di Sedotta e abbandonata.

Ho sospettato fossimo quell’Italia lì la settimana scorsa, quando Ilda Boccassini veniva accusata d’aver diffamato Francesca Morvillo svelando d’aver avuto, trent’anni fa, una relazione con suo marito, Giovanni Falcone.

Quella al capitolo fedifrago delle memorie di Ilda Boccassini è stata una reazione comica. Custodi della morale matrimoniale si battevano il petto come prefiche al funerale della monogamia. Mi tornava in mente la vedova di Spencer Tracy che, a Katharine Hepburn – amante di lunghissimo corso del marito, a tutti gli effetti un matrimonio parallelo – che le telefona, risponde «ma io credevo tu fossi un pettegolezzo».

Solo che allora era il 1967, un anno dopo Signore e signori. Sono passati mille anni, in termini di costumi di coppia, parrebbe – e invece.

E invece ricopio il commento che più mi è piaciuto all’uscita del libro dello scandalo; il commento, su Facebook, di una signora – Eleonora, non vi dirò sotto che articolo di che giornale, né ve ne svelerò il cognome – che unisce il contemporaneo non sapere niente di niente mai, e lo scandalizzarsi come le beghine messe in scena da Germi: «Ma Falcone era sposato? Questo non l’ho capito. Perché, se lo era all’epoca, la signora è una maleducata, priva di sensibilità verso i parenti della moglie. Perché farli soffrire? Non mi piace!».

Per Eleonora i parenti di Francesca Morvillo, che quarantaseienne morì in un attentato assieme al marito e alla scorta, soffriranno perché la signora era, aspettate che continuo l’articolo con una mano sola mentre con l’altra m’attacco a una tenda per meglio significare la drammaticità di questa condizione invero rarissima nonché grave, cornuta.

Ebbene sì, signori della corte: cornuta.

Mi piacerebbe che Eleonora fosse un’eccezione, ma la vicenda di Ambra mi ha fatto capire che no, siamo proprio convinti che le corna siano la cosa più devastante che possa capitare (sospetto non sia colpa di Anna Karenina che si butta sotto al treno ma del coniglio da compagnia bollito dell’amante in Attrazione fatale: la mia generazione era giovane e impressionabile).

Se siete appena tornati da Marte, riassumo. Ambra Angiolini – attrice, madre (sì che c’entra), e madeleine del boncompagnismo, carattere fondativo della nazione – conclude la sua relazione con Massimiliano Allegri – tizio a me ignoto che ha a che fare col giuoco del calcio – e riceve perciò la visita d’un inviato di Striscia la notizia, il quale le consegna un brutto oggetto che, storicamente, la trasmissione consegna a chi abbia fatto una brutta figura. (Che concetto da provincia germiana, la «brutta figura»).

Scusate la premessite ma devo precisare che, tra un inviato televisivo che t’impone un’intervista che non hai concesso, e chiunque altro sia l’intervistato renitente, io sto e starò sempre contro il varietà televisivo che t’impone d’alzargli gratis gli ascolti, anche qualora l’intervistato fosse Priebke. Figuriamoci se è Ambra Angiolini.

Tuttavia, quando l’opinionismo accorre in massa a dire ad Antonio Ricci che come ha potuto essere così atroce, così insensibile, così irrispettoso d’una situazione così delicata; quando le presunte corna d’una storia d’adulti vengono trattate come se invece che di corna stessimo parlando di terrore miseria e morte; quando le diciassettenni vengono trattate come fari culturali (la figlia di Ambra e di Francesco Renga, la diciassettenne Jolanda, unica ad avere l’età giusta per considerare le beghe sentimentali questione di vita o morte, come Giulietta Capuleti, è intervenuta sui social, la cui livella ci fa trattare allo stesso modo un intervento di Jolanda Renga e uno di Angela Merkel); ecco, quando accade tutto questo io mi chiedo se ci abbia dato di volta il cervello.

Quando Elena Stancanelli – ieri sulla Stampa – scrive «sono stata tradita dall’uomo con cui stavo e questo fa di me una persona ridicola? Ho capito bene?», io, senza neppure sapere se Ambra fosse d’accordo col programma (quando si tratta di gente dello spettacolo, i programmi aggressivi sono spesso più complici di quanto lo siano coi carneadi), senza sapere niente dei fatti, osservo la tenda cui ci siamo tutte attaccate alla prima occasione in cui far sfoggio delle nostre priorità, e penso quant’è strano che non ce ne sia stata neanche una, ne sarebbe bastata una, che dicesse «ahò, ma erano solo corna»; neanche una, ne sarebbe bastata una, che alle accuse di vessare le donne abbia risposto che gli uomini sono cornuti almeno altrettanto (almeno); e poi penso a quanti soggetti sprecati, e a cosa avrebbe saputo farne Germi.

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