Lo schema «Da Calenda a Conte» proposto da Enrico Letta non gli piace. Il leader di Azione Carlo Calenda lo spiega a Repubblica: «È vecchia politica. Il Movimento è imploso. S’insegue qualcosa che rischia di non esserci più a breve. Solo a Roma la mia lista ha preso più voti di tutte le liste Cinquestelle messe insieme in Italia».
Anche lasciando stare i grillini «populisti alla Virginia Raggi, Beppe Grillo e Alessandro Di Battista», anche quelli «governisti» – dice – «propongono cose per me inaccettabili come i tamponi gratis e il reddito di cittadinanza perpetuo. Col grillismo non si può governare». Anche se ammette che dialogherebbe con Patuanelli e Todde, che «sono bravi».
Il suo schema, prosegue, è di «andarsi a prendere i voti dell’Italia seria, quella che si è stancata di una politica che urla per finta. Ricordo che Giorgetti e Bersani governano insieme, e sono entrambi persone serie. Oggi la frattura passa su un crinale diverso dal passato, chi crede nella democrazia liberale e chi no. Letta è più vicino a Carfagna che alla Raggi».
E Renzi? «Con gli amministratori di Italia viva ho collaborato bene a Roma», risponde. «E abbiamo eletto insieme cinque consiglieri. Porte aperte a chi vuole lavorare con noi. Ma non alleandosi con Micchiché e i Cinquestelle, a seconda dei Comuni, mischiando politica e business».
Porte chiuse però a Clemente Mastella, che sta già organizzando una convention centrista a Roma. «Ma per favore, Mastella!», risponde Calenda. «Faccia il sindaco di Benevento. Non è la mia strada».
Il punto, spiega Calenda, è che «non c’è nostalgia di moderatismo ma pragmatismo. Non un centro fritto misto che vuol fare l’ago della bilancia, ma un motore di radicale cambiamento del Paese». Nel concreto, «una coalizione che crede nella democrazia liberale, nell’europeismo, pragmatica, competente. Una cosa che non può essere schiava dei tumulti di Raggi, Grillo, Salvini».
Calenda, per il momento, ha avuto un buon risultato a Roma. Ma adesso dovrà dimostrare di saper crescere anche nel resto d’Italia. E per questo annuncia, dopo aver «riempito piazza del Popolo più della Meloni, perché le persone hanno sentito passione e idealismo», che farà «un tour per fare conoscere le mie idee. Quelle di una forza liberal socialista, un pensiero che ci accomuna a Mario Draghi».
Calenda ha proposto il governo Ursula per Draghi premier dopo il 2023. Ma senza i Cinque Stelle. E senza Giuseppe Conte, a cui sembra che Letta però non voglia rinunciare. «Lo capisco in questa fase», dice, «ma Enrico deve tornare al suo governo del 2013, va riproposta adesso come formula per governare l’Italia dopo le prossime politiche».
A Berlusconi che ha ribadito di voler stare con Salvini e Meloni, dice che «allora Forza Italia non potrà essere più il riferimento dei liberali e popolari europeisti. Non puoi tuonare contro i sovranisti a Bruxelles e alleartici qui».
E sì al «proporzionale rispetto a questo bipolarismo che ha fatto declinare il Paese per trent’anni», conclude.