Le immagini dei manifestanti che sabato sera a Roma hanno assaltato il portone della Cgil, entrando negli uffici e poi rivendicando il tutto nei video trasmessi via social. E poi l’assalto al Policlinico Umberto I. «Non può passare l’idea che quattro facinorosi tengano in scacco le istituzioni», sono le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi riportate dal Corriere, che parla di una nuova stretta del governo sui prossimi cortei contro il Green Pass annunciati per i prossimi giorni.
«Ci sono contemporaneamente due fenomeni», spiega al Corriere il ministro del Lavoro Andrea Orlando. «Da un lato c’è il movimento reale, dove paure, teorie complottistiche e malessere sociale si mischiano e come sempre si confondono, caratterizzato da una certa spontaneità e dai meccanismi tipici della mobilitazione attraverso i social. Dall’altro, c’è una parte che tenta di essere un’avanguardia di matrice più tradizionalmente fascista, e che probabilmente è totalmente indifferente alle questioni del Green Pass, ma che prova, come ha provato nel corso di questi anni con i forconi, con le rivolte contro i campi rom e i campi dei migranti, a cavalcare questa situazione. Cioè, prova a utilizzare questo movimento per scagliarlo contro le istituzioni democratiche. Si tratta di un movimento consistente che trascina ed esaspera paure reali, quindi questa strategia rappresenta un salto di qualità nell’ambizione eversiva della destra neofascista».
Secondo Orlando, «bisognerebbe applicare le norme che esistono: siamo andati oltre la dimensione del reducismo folkloristico. La nuova strategia eversiva merita una reazione di carattere diverso rispetto a quella un po’ accondiscendente che ha sottovalutato certi fenomeni apparentemente di reducismo grottesco. Adesso c’è un disegno che è oggettivamente e visibilmente pericoloso. Non escludo che oggi ci siano i presupposti per fare ciò che non si è fatto in passato, cioè, sciogliere quelle formazioni».
Ma, aggiunge anche il ministro, «quella era una piazza che non si può pensare sia stata riempita solo dai fascisti. Là dentro c’erano persone del movimento contro le chiusure, c’era gente spaventata, c’erano vittime di teorie complottistiche, e probabilmente c’era anche una quota di lavoratori, conquistata da narrazioni negazioniste, che guarda al 15 ottobre come un momento nel quale sarà costretta a fare un passaggio che ritiene pericoloso per sé e per i propri figli. Rispetto a questo fenomeno ci vuole un approccio che sia determinato, ma che deve essere accompagnato anche dalla capacità di correggere alcuni messaggi».
Piazza del Popolo, prosegue, «è stata riempita anche di messaggi contraddittori e distorti amplificati dai media. E quindi a mio avviso c’è da insistere sulla comunicazione, sulla capacità di convinzione che va incrementata, evitando di regalare a questo movimento la fascia degli indecisi rispetto al vaccino, anche valorizzando la straordinaria e generosa adesione dei giovani alla vaccinazione. La strada del Green Pass va perciò enfatizzata: è una strada che non preclude il dialogo al contrario dell’obbligatorietà del vaccino. Va quindi sottolineato che il Green Pass lascia un margine per la discussione e il confronto e concede il tempo necessario alla persuasione. Giustamente non è stata fatta per ora la scelta dell’obbligo vaccinale che rischiava di creare una polarizzazione eccessiva da subito».
Ma la preoccupazione nel governo c’è. «Dobbiamo stare molto attenti a evitare che l’autunno non saldi insieme questo movimento con movimenti che saranno conseguenza di difficoltà di alcuni settori economici di alcune aree territoriali», dice il ministro.
E poi c’è la questione politica. «Da che parte sta la politica?», si chiede Orlando. «Perché sia sui fascisti che sulla QAnon italiana c’è un pezzo di politica che è ambigua per appetiti elettorali. E questo è pericoloso perché legittima determinate posizioni: l’indeciso può essere un interlocutore, non può esserlo il negazionista, il complottista, tanto meno il fascista». E, aggiunge, «ho sentito dichiarazioni che equiparavano la violenza del tampone a quella degli assalti. Non vorrei che, scaricando Castellino e altri due, alla fine si faccia un’operazione per sdoganare il grosso dei messaggi che circolavano in quella piazza, messaggi che devono essere, come ho detto, letti con attenzione ma per essere respinti non per essere accolti, perché è evidente che si collocano in un orizzonte antiscientifico tanto pericoloso quanto quello fascista».
Le nuove misure
Intanto, il governo ha deciso che via libera alle manifestazioni dovrà arrivare solo dopo una valutazione rigorosa dei rischi, limitando al massimo i cortei. Nessuna limitazione a chi vuole esprimere dissenso, ma le regole dovranno impedire che la situazione degeneri. Draghi ha parlato in queste ore con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese – finita subito sotto accusa da parte di Matteo Salvini – e con il sottosegretario delegato Franco Gabrielli.
Nessuno ha negato gli errori e le sottovalutazioni. Il dispositivo di sicurezza messo a punto in vista della manifestazione di sabato in piazza del Popolo a Roma prevedeva che i partecipanti potessero essere al massimo tremila e invece le forze dell’ordine si sono trovate a fronteggiare oltre diecimila persone, e centinaia di loro sono sfuggite al controllo. E molti «obiettivi sensibili» sono rimasti scoperti: nessuno ha ritenuto indispensabile proteggere le sedi sindacali con i mezzi blindati nonostante il leader romano di Forza Nuova Giuliano Castellino avesse detto di voler arrivare proprio alla Cgil e minacciato dal palco: «Stasera ci prendiamo Roma».
Oggi i sindacati di base saranno in piazza per uno sciopero generale, altre mobilitazioni di no vax sono state programmate e annunciate attraverso i social network e i messaggi spediti con Telegram. Venerdì 15 ottobre scatta l’obbligo di Green Pass per tutti i lavoratori e la protesta potrebbe coinvolgere numerose città. Ecco perché il capo della polizia Lamberto Giannini ha già sensibilizzato le questure «alla massima attenzione di tutte quelle aree di malcontento» che potrebbero pianificare azioni eclatanti, ma anche aggregare personaggi che mirano a fomentare le paure e le contestazioni dei cittadini. Lamorgese ha convocato per mercoledì un comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza che servirà ad analizzare che cosa non ha funzionato sabato, ma soprattutto a fornire indicazioni per evitare che si ripetano situazioni analoghe.
Durante la fase acuta della pandemia erano stati vietati i cortei e consentiti soltanto i sit-in all’aperto con mascherine e distanziamento. Adesso che la situazione sanitaria sembra uscita dalla crisi grave si era deciso di accogliere alcune richieste di svolgimento dei cortei. Un «allentamento» che si è deciso di rivedere. E dovrà sempre essere stilata la lista dei luoghi che potrebbero essere presi di mira da chi protesta, predisponendo un cordone di protezione. Se si riterrà che non ci siano le condizioni per garantire la sicurezza, la manifestazione dovrà essere vietata.