«Noi con i neofascisti e il folclorismo nostalgico non abbiamo niente a che spartire, la sinistra si metta l’anima in pace», dice al Foglio Ignazio Benito Maria La Russa, vicepresidente del Senato, fondatore di Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni. «Movimenti come Forza Nuova fanno, volenti o nolenti, il gioco della sinistra che, abbandonate le battaglie storiche, parla soltanto di sbarchi, ius soli e ddl Zan. Con l’antifascismo di maniera questi signori s’illudono di colmare un vuoto di contenuti che è vuoto di idee». E, aggiunge, a essere più esposta al rischio di infiltrazioni fasciste è la Lega, molto più di Fratelli d’Italia.
La Russa nega la «connivenza», anche perché – dice – «noi con il fascismo abbiamo fatto i conti nella seconda metà del secolo scorso. È l’ennesimo tentativo di delegittimare l’avversario che oggi è maggioranza del Paese». Il senatore racconta di aver attraversato «ogni fase» della destra italiana. «Già agli inizi degli anni Settanta, Giorgio Almirante, segretario dell’Msi, diramava una circolare per vietare ogni segno di nostalgia fascista, incluso il braccio alzato. Nel ’73 vietò ai giovani del partito la frequentazione di San Babila, a Milano, e dei gruppi che lì si radunavano. Noi giovani dell’Msi volevamo far contare la destra. I nostri genitori, figli del fascismo, avevano coniato lo slogan “non rinnegare non restaurare”. E il nostro impegno politico è servito a realizzare la transizione verso An. Chi si trovava in disaccordo aderiva a Ordine nuovo o Avanguardia nazionale».
Eppure, l’inchiesta di FanPage sull’europarlamentare di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza evidenzia la vicinanza ad ambiente apertamente fascisti. La Russa risponde: «Fidanza è stato sospeso dal partito. Quanto a Jonghi Lavarini, lo conosco sin da ragazzino, negli anni 90 a Milano ho dovuto espellerlo perché, eletto in consiglio di zona, si era fatto immortalare con un manifesto del Duce in ufficio. So che poi lui, nel 2018, si era riavvicinato a noi da indipendente, in un gruppo civico moderato, ma subito dopo era passato con la Lega». E poi aggiunge: «Oggi alcuni di questi personaggi folcloristici sono attratti proprio dalla Lega».
Secondo La Russa, «mentre noi siamo ben equipaggiati e vigili perché dobbiamo perennemente difenderci dall’accusa di essere fascisti, la Lega, che proviene da una storia antifascista, quella di Umberto Bossi, è meno preparata a individuare e isolare soggetti nostalgici».
La Russa però dice di essere contrario alla mozione parlamentare per sciogliere Forza Nuova: «È lo strumento sbagliato, sarebbe un precedente pericolosissimo per la democrazia. Non spetta al Parlamento decidere chi sono gli avversari da mettere in gioco». Peraltro, aggiunge, «alle politiche del 2018 forza nuova è stata allessa al voto con un ministro di sinistra al Viminale, Marco Minniti. Allora domando: se Fn rappresenta un pericolo di carattere eccezionale al punto da giustificare lo scioglimento, come mai si è consentita la sua partecipazione al gioco democratico?».
Sull’attacco alla Cgil, poi dice: «Io non credo ai complotti, dico però che le violenze cui abbiamo assistito potevano essere, se non evitate, certamente arginate. Quando, da ragazzi, le forze dell’ordine volevano impedirci di uscire da via Mancini (sede del Msi, ndr), non c’era verso. Qualcuno ha voluto soffiare sul fuoco».
E in vista dei ballottaggi dice: «Abbiamo la migliore classe dirigente d’Italia». Certo, «quelli della Lega un po’ li comprendo, il rischio del sorpasso (di Fratelli d’Italia, ndr), può generare sofferenza».