Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato un Dpcm (decreto del presidente del Consiglio) che contiene le linee guida sui controlli del Green Pass per i dipendenti della pubblica amministrazione a partire dal prossimo 15 ottobre, quando il certificato verde diventerà obbligatorio per tutti i lavoratori, sia del settore pubblico sia del privato. Ci sarà una app ad hoc, ma non si potrà conservare il Qr code per ragioni di privacy.
Eppure il problema è che da quando il governo ha annunciato l’obbligo, il numero delle somministrazioni giornaliere del vaccino è cresciuto, ma di poco. «L’effetto Green Pass» si è visto solo nella terza settimana di settembre, poi la curva delle prime dosi si è abbassata. E dall’inizio di ottobre è tornata ai livelli di febbraio 2021, la prima fase della campagna vaccinale.
Le stime sui lavoratori senza Green Pass variano da 2,5 a 3,3 milioni. Da destra si chiedono i tamponi gratuiti. E dal Viminale, per evitare il rischio di paralisi, è arrivata l’indicazione alle aziende del porto di Trieste di valutare l’opzione di concedere i test gratis ai lavoratori che minacciano da giorni di bloccare per protesta uno degli scali più importanti del Paese.
Una breccia nella linea della fermezza fin qui adottata dal governo. Che potrebbe essere letta come una resa ai No Vax. Ma Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, ordinario di Igiene e Medicina preventiva alla Cattolica, ex presidente dell’Istituto superiore di sanità, è fiducioso sulla ripresa delle somministrazioni con l’entrata in vigore dell’obbligo del pass da venerdì 15 ottobre.
«Penso che ci siano dei margini di crescita che vedremo gradualmente realizzarsi nelle prossime settimane», dice al Corriere. «Pian piano tante persone capiranno che questa è una pandemia destinata a durare ancora mesi a livello internazionale, se non anni. Si capirà che non è questo il momento di concedersi un calo di attenzione e che non si può resistere semplicemente facendosi un tampone ogni due giorni».
Magari, aggiunge, «non ci sarà un nuovo boom di prime dosi, ma una crescita lenta e continua. Le persone si renderanno conto che sottoporsi continuamente ai tamponi è logorante, anche fisicamente. Lo hanno constatato quest’estate gli stessi calciatori degli Europei. Se si vuole lavorare, viaggiare, andare al teatro o al cinema la soluzione migliore è vaccinarsi. È una delle somministrazioni più sicure della storia della medicina e i fatti lo dimostrano. Chiunque non sia contrario per motivi ideologici finirà per capire».
Ma Ricciardi è cauto a parlare di fine della pandemia: «Le esperienze del passato ci dicono che le pandemie sono fenomeni lunghi e proporzionali alla volontà di lottare per contrastarli. Se una parte della popolazione non consente di ridurre il virus ai minimi termini, questo rischia di rivelarsi un percorso ancora lungo».
Dunque l’obbligo di green pass sarà esteso al 2022? «Lo decide il governo», risponde. «Come medico posso dire che il contrasto alla pandemia richiede una grande persistenza delle strategie che si sono dimostrate efficaci. Non è il momento di abbassare la guardia o di parlare di situazione post-pandemica: non ci siamo ancora».
Anche perché, «al ritmo attuale, tutta l’umanità sarà vaccinata solo nel 2024. Il rischio di nuove varianti che mettano in crisi le coperture vaccinali esistenti non può essere escluso. Basta vedere com’è nata in India la variante Delta: con il 20% della popolazione coperta dalle dosi, il governo ha dichiarato finita la pandemia e così ha incoraggiato comportamenti scriteriati, che hanno provocato migliaia di morti. Ancora oggi quattro miliardi di persone nel mondo non sono vaccinate, mentre 3,4 miliardi lo sono».
Secondo Ricciardi, «serve una sospensione temporanea dei brevetti, il via libera al trasferimento tecnologico e l’avvio della produzione dei vaccini nei Paesi emergenti che ne sono capaci. Con il presidente Joe Biden gli Stati Uniti per la prima volta si sono pronunciati a favore della sospensione dei brevetti: è un’occasione da cogliere al volo». Ma l’Unione europea continua a opporsi. «Trovo che sia un atteggiamento sconcertante», dice lo scienziato. «I brevetti sono in mano ad aziende private, che comprensibilmente non vogliono condividere le loro esclusive commerciali. Ma la stragrande maggioranza dei governi al mondo è d’accordo. Noi in Europa invece continuiamo a illuderci che vaccinando noi stessi, e solo noi, usciremo dalla pandemia. Il vaccino è un’arma straordinaria, che ci consente di resistere. Ma per sconfiggere un nemico formidabile come Covid occorre fare tutto il possibile per vaccinare l’intera popolazione mondiale».