Pomigliano d’Arco, 2018, piena campagna elettorale. Luigi Di Maio passeggia per le strade della sua terra d’origine stringendo mani e sorridendo a elettori e concittadini. Tra i cenni d’intesa con il pubblico aggiunge un pollice all’insù che per tutti ormai è anche il simbolo del “mi piace” di Facebook. Un’icona riconoscibile in tutto il mondo, associata a una delle aziende private che ha creato più problemi al regolare svolgimento delle elezioni democratiche – a tutte le latitidini – negli ultimi anni.
Il gesto di Di Maio sarebbe quasi insignificante di per sé, si perderebbe nella pluralità di saluti in una giornata ordinaria del leader politico pentastellato. Se fotografato in un’istantanea, invece, si può percepire il parallelo tra il populismo moderno nella politica italiana e le piattaforme social che hanno fatto fatto da cassa di risonanza proprio per partiti come il Movimento 5 stelle.
La fotografia di Luigi Di Maio sarà tra le istantanee esposte venerdì 12 novembre al Teatro Parenti di Milano per la mostra “Gli Anni del Populismo”, che sarà inaugurata alle 19 durante Linkiesta Festival.
Gli scatti sono del fotografo Gianni Cipriano, che collabora con il New York Times, documenta gli sconvolgimenti della politica italiana per L’Espresso e ha pubblicato i suoi lavori anche su Time, Wall Street Journal, Monde, Guardian, IL magazine.
«Volevo fotografare un decennio di politica italiana, con le sue particolarità, i suoi protagonisti e la sua eccezionalità, dalla crescita del Movimento 5 stelle agli anni con una Lega molto forte», dice Cipriano raccontando l’esposizione e la sua genesi.
«L’aspetto singolare – prosegue l’autore – è che alcune particolarità della nostra politica hanno una sorta di ciclicità. C’è un parallelo con la discesa in campo di Silvio Berlusconi nel 1994, dopo Tangentopoli e le stragi, quindi la crisi dei partiti tradizionali e l’arrivo di un nuovo protagonista che si impone e la gente che sembra baciare per terra al passaggio del nuovo messia. Nell’ultimo decennio abbiamo visto emergere i Cinquestelle e Beppe Grillo, che sono in parte il frutto di quella cultura, della valorizzazione di una politica che ha meno contenuti ma più capacità di intrattenimento, l’aspetto teatrale. Quindi la politica che si fa meno concreta e più spettacolo».
La mostra è parte di un progetto più ampio, “Politico”, che racconta, appunto, l’ultima stagione politica e le sue storture attraverso immagini iconiche come quella di Luigi Di Maio a Pomigliano d’Arco.
Il periodo successivo al governo di Mario Monti e alle elezioni parlamentari del 2013 ha cambiato il volto e le dinamiche della quotidianità politica italiana. «Quando ho iniziato non sapevo quanto sarebbe durato il progetto, dove sarebbe arrivato, ma la nostra politica non smette mai di meravigliarci, e ogni anno è più sorprendente del precedente», dice Gianni Cipriano.
Quasi un decennio di storia raccolto in un’unica esposizione. Un tempo piuttosto lungo nel quale ci sono stati diversi momenti significativi da inquadrare.
«Nel corso degli anni – spiega Gianni Cipriano – è cambiato anche il mio approccio: tra il 2013 e il 2016 la percezione del populismo era diversa, io stesso preferivo fotografare la condizione socioeconomica dell’Italia guardando ai cittadini, alle loro difficoltà, e per questo c’era più passione e forse anche più rabbia nella mia opera. Però a un certo punto ho pensato di ruotare di 180 gradi e guardare alla politica che ha creato questa condizione, e forse è in quel momento che ho deciso di dare al progetto la forma definitiva che vediamo oggi in esposizione: rivolgo l’attenzione verso chi la politica la fa non chi la subisce».
Le tante sfumature e la varietà di immagini da raccogliere in un decennio, o quasi, di politica italiana permettono di avere anche un’esposizione molto varia in termini estetici, nella forma oltre che nel contenuto. Intanto quasi non si nota la presenza – in realtà molto invadente, nelle nostre vite – della pandemia. «È marginale in questo progetto, e non ce ne sarebbe traccia se non fosse per qualche mascherina negli scatti più recenti. Ma la verità è che le regole sul distanziamento e le stesse mascherine non sempre sono state rispettate, quindi dalle foto è difficile percepirlo», spiega l’autore.
Soprattutto, il ritmo della mostra è dato anche da una sequenza ritmata di scatti in campo largo e dettagli, grandangoli e particolari minuziosi. «A volte un’immagine larga – dice Cipriano – può permetterti di spiegare rapidamente una giornata intera, ma in altri casi un dettaglio racconta meglio di tante parole una sensazione, un momento, una storia».
Gli scatti di Gianni Cipriano sono presenti anche nel nuovo numero di Linkiesta Paper sugli anni del populismo. Si può ordinare qui (arriva in due giorni), oppure si può acquistare nelle edicole di Milano e di Roma a partire da oggi.