«Il tempo si misura in lacrime»Il terribile 2021 della Bielorussia, raccontato da Svetlana Tikhanovskaya al Parlamento europeo

La leader dell’opposizione a Lukashenka ha spiegato agli eurodeputati riuniti a Strasburgo nella sessione plenaria che la crisi a Minsk non è ancora finita: «Abbiamo dimenticato le tragiche lezioni del nostro passato? Che quando eviti lo scontro con un bullo, rendi solo l'inevitabile resa dei conti molto più costosa e pericolosa. L'Europa avrà il coraggio di intraprendere subito un'azione decisa? O aspetteremo un altro anno?»

LaPresse

Signor Presidente,
Illustri Membri del Parlamento Europeo,

In questo momento in Bielorussia ci sono più prigionieri politici che eurodeputati di questa Camera riuniti qui oggi, 882 dei miei concittadini sono in carcere per aver esercitato diritti politici fondamentali che le persone nel resto d’Europa danno per scontati. Se invitassimo TUTTI i bielorussi ingiustamente incarcerati per il colore sbagliato del loro vestito o dei calzini, anche quattro sale come questa non basterebbero.

Vi parlo oggi a nome loro e dei compagni bielorussi che credono nelle libertà rappresentate da questa Unione. Tra loro ci sono mio marito, Siarhei, e la mia amica Maria Kalesnikava. Tra questi c’è anche Ales Bialiatski. Solo un anno fa era con noi al Parlamento europeo a ricevere il Premio Sacharov per la libertà di pensiero. Ales è tornato a casa e sei mesi dopo è stato arrestato per il suo lavoro presso il Centro per i diritti umani “Viasna”. Il caso di Ales mostra che la crisi bielorussa è molto più vicina a tutti noi di quanto possa sembrare. Proprio di recente, Ales era qui per salutare e congratularsi con tutti. E ora è dietro le sbarre. I bielorussi non sono più al sicuro nel loro paese e all’estero. E nemmeno, in questo caso, altri europei.

Come abbiamo visto, il regime in Bielorussia si è mostrato disposto a sequestrare individui dai voli internazionali, ad abusare di agenzie e accordi internazionali per punire il dissenso. Armare i migranti in un modo deliberatamente progettato per minare la stabilità e la sicurezza dell’Europa.

Di fronte a questa sfida, possiamo sentirci paralizzati dalla paura, oppure possiamo prendere il nostro destino nelle nostre mani e cambiare le sorti della storia europea a nostro favore.

Quando lo scorso dicembre mi sono rivolta al Parlamento europeo ho parlato dell’anno 2020, dicendo: «Quest’anno il mondo ha visto il risveglio della Bielorussia». Nel 2021, il mondo ha visto la Bielorussia resistere attivamente a un regime che è diventato ancora più abusivo. Ma il mondo ha visto l’Europa al nostro fianco a sostegno dei nostri valori condivisi, della nostra libertà e della nostra dignità?

Abbiamo visto che l’Europa può non solo parlare, ma anche agire.

I bielorussi hanno visto diplomatici europei coraggiosi come Dirk Schuebel, disposti a correre rischi per tutelare valori e principi. I bielorussi sono rimasti piacevolmente sorpresi dall’azione senza precedenti della Commissione europea per annunciare un piano globale per il futuro della Bielorussia. I bielorussi sono stati grati al Parlamento europeo per il Premio Sacharov e per il sostegno esplicito ai prigionieri politici.

Ma i bielorussi hanno visto anche il 2021. E vorrei spiegare brevemente come hanno passato questo anno i miei connazionali.

A gennaio la polizia in Bielorussia ha iniziato ad arrestare cittadini dissidenti, facendo irruzione nelle loro case.

A febbraio, due giovani giornaliste Daria Tchultsova e Katsiaryna Andreeva sono state condannate a due anni di reclusione. La loro “colpa” è stata raccontare la manifestazione di protesta in seguito alla terribile morte di Raman Bandarenka, dopo i pestaggi da parte delle forze di sicurezza. Nel frattempo, in Europa, abbiamo sentito esortazioni per lo più educate a rispettare la libertà di parola in Bielorussia, e alcuni analisti hanno addirittua ipotizzato che forse la crisi politica fosse finita.

A marzo, centinaia di persone sono state detenute semplicemente per essere uscite all’aperto nel giorno dell’indipendenza della Bielorussia: tanto il regime temeva nuove proteste di piazza. In quei giorni in Europa molti hanno affermato che la situazione si era “stabilizzata” dal momento che non c’erano nuove immagini di proteste di massa. Anche se 800.000 bielorussi avevano votato per far partire i negoziati tramite la piattaforma online, Holas.

Ad aprile, il ministro degli esteri del regime ha promesso di «distruggere la società civil». Le persone nelle carceri sono state avvelenate con il cloro. Nel frattempo, in Europa, l’interesse dei media per la Bielorussia stava rapidamente svanendo.

Maggio è stato il punto di svolta critico. Il più grande sito di notizie online indipendente TUT.BY è stato chiuso e il suo team imprigionato. L’attivista democratico Vitold Ashurak (Вітольд Ашурак) è morto in prigione per ragioni sconosciute. Il diciassettenne Dzmitry Stakhouski (Дзмітры Стахоўскі) non sopportava gli interminabili interrogatori della polizia… Si è ucciso.

Infine, c’è stato l’oltraggio per il dirottamento sponsorizzato dallo stato di un aereo Ryanair per rapire il blogger Raman Pratasevich. Solo dopo questo fatto l’Europa ha preso le prime misure più forti contro il regime. Nove mesi interi dopo l’inizio della catastrofe dei diritti umani in Bielorussia.

Sono grata per la ferma risposta dell’UE allo scandaloso dirottamento di un volo europeo da parte del regime. Questo è stato un momento di cui l’Unione europea può davvero essere orgogliosa. Ma sarebbe comunque successo se a bordo di questo volo Ryanair ci fossero stati solo cittadini extracomunitari? La democrazia e i diritti umani sono riservati solo ai cittadini dell’UE?

A giugno, il prigioniero politico Stsiapan Latypau ha tentato il suicidio in tribunale perché il regime ha minacciato di torturare suo padre se non si fosse dichiarato colpevole. Nel frattempo, in Europa, i politici erano preoccupati (фрЭтин) che le sanzioni potessero danneggiare i comuni bielorussi. Come se i bielorussi non stessero già soffrendo. Come se incolpassero l’UE. Secondo i sondaggi, la maggior parte dei bielorussi incolpa il regime delle sanzioni esistenti, non l’UE.

A luglio, un altro aspirante candidato alla presidenza Viktar Babaryka è stato condannato a 14 anni di carcere. Lo stesso mese il regime ha mantenuto la sua promessa di distruggere la società civile. Ha chiuso decine di media indipendenti e 270 ONG e ha arrestato molti dei loro dipendenti e volontari. Nel frattempo, in Europa, abbiamo sentito espressioni di profonda preoccupazione.

Ad agosto, l’atleta olimpica Krystina Tsimanouskaya è stata quasi rapita durante i Giochi di Tokyo semplicemente per aver criticato la gestione sportiva bielorussa. Allo stesso tempo, il Fondo Monetario Internazionale ha firmato un prestito di oltre 1 miliardo di dollari alla Bielorussia per riparare ai danni della pandemia. Proprio nel paese in cui i prigionieri vengono deliberatamente infettati dal COVID da parte del regime. Nel frattempo, in Europa, l’attenzione dei media si è concentrata esclusivamente su altre questioni globali.

A settembre, la mia amica Maria Kalesnikava è stata condannata a 11 anni di carcere. L’informatico Andrey Zeltser è stato ucciso durante un raid del KGB nel suo appartamento. Sua moglie, unica testimone, è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico. E quasi 200 bielorussi sono stati arrestati per “commenti negativi” online su questo evento. Nel frattempo, in tutta Europa, lobbisti ben finanziati stavano lavorando furiosamente per bloccare nuove sanzioni contro questo regime abusivo.

A ottobre, la crisi dei migranti è esplosa su vasta scala. Allo stesso tempo, il politico 64enne Ryhor Kastusiou (Рыгор Кастусеў) è rimasto in prigione con un sospetto cancro. Non riceve assistenza medica. E in Europa, il regime ha continuato a usare l’Interpol per fare pressione sui dissidenti all’estero.

Infine, a novembre, le tensioni al confine bielorusso-polacco hanno raggiunto un punto di ebollizione. Migliaia di cittadini stranieri presi in ostaggio dal regime sono finiti al centro dell’attenzione dell’UE. Sono state scambiate telefonate per alleviare le loro condizioni. Ma allo stesso tempo, nove milioni di bielorussi rimangono ostaggi del regime.

Abbiamo dimenticato le tragiche lezioni del nostro passato europeo? Che i tiranni siano incoraggiati dalla pacificazione, non placati. Che quando eviti lo scontro con un bullo, rendi solo l’inevitabile resa dei conti molto più costosa e pericolosa.

Ma pensate davvero che si fermerà qui? Stiamo già vedendo quanto possa essere pericoloso un regime come questo per i suoi vicini. Lituania e Polonia stanno affrontando la più grande prova per la loro sicurezza alle frontiere. A proposito, Polska (Polonia), Lietuva (Lituanaia), tenete duro! Sappiamo che pagate un prezzo alto per essere amici sinceri del popolo della Bielorussia.

Supponendo che questo abuso di migranti venga in qualche modo fermato, credete davvero che le minacce del regime oltre i suoi confini finiranno lì?

Aumento del flusso di droga contrabbandata? Una provocazione militare? Un disastro in una centrale nucleare proprio alle frontiere esterne dell’UE? Niente di tutto questo è solo frutto della mia immaginazione. Queste sono minacce che il regime stesso ha fatto. E farà qualunque cosa serva per ottenere ciò che vuole.

Intanto l’Europa esita, passa il tempo per chi è ingiustamente imprigionato, ucciso o esiliato. Il tempo è misurato in modo diverso per i bielorussi.

Si misura in momenti di felicità perduti, momenti che ognuno di noi ha il diritto di vivere. Momenti che sono la RAGIONE per cui tutti noi vogliamo vivere in libertà e dignità. Momenti di cui i bielorussi sono privati.

Per me, quelli sarebbero stati i momenti in cui mia figlia Agnia avrebbe potuto vedere il volto amorevole di suo padre Siarhei che la salutava il suo primo giorno di scuola. Momenti in cui mio figlio Karnei avrebbe potuto sentire il sostegno di un padre che lo aiuta a riparare la sua bicicletta.

Per altre madri come Dasha Losik, Volha Zalatar, Alena Bondarenka, il tempo si misura in lacrime. Quando non sai se tuo marito è ancora vivo. Quando sei dietro le sbarre e non hai notizie dei tuoi 5 figli. Quando tutto è rimasto di tuo figlio è una fotografia incorniciata con un nastro nero. Perché lo hanno picchiato a morte quando ha chiesto loro di non rimuovere i nastri bianco-rosso-bianco appesi nel suo cortile.

Per i lavoratori di MTZ, Belkalii, Hrodna Azot, il tempo si misura in sudore versato mentre sono costretti dal regime a lavorare in condizioni insopportabili e pericolose. Condizioni che sono vicine alla schiavitù… Lavoro senza diritti.

Per migliaia di attivisti in tutto il paese, il tempo viene misurato in unità di stress e ansia. Perché anche se scelgono metodi di resistenza “più sicuri” come distribuire giornali autopubblicati, incollare adesivi, aderire a movimenti sindacali indipendenti, ogni giorno rischiano l’arresto.

E per i nostri medici da Voranava (Воранава) a Hotimsk (Хоцімск), da Verhnedvinsk (Верхнедвінск) a Bragin (Брагін), il tempo si misura in ore di lavoro straordinario e minuti di sonno concessi. Perché, a causa del disprezzo del regime nei confronti della pandemia, il loro carico di lavoro è triplicato.

Signore e signori,

Pensate che queste persone capiscano cosa intendiamo quando parliamo dei lunghi processi burocratici e della complessa diplomazia dell’UE? Pensate che le nostre dichiarazioni di profonda preoccupazione diano loro speranza e fiducia?

Cosa può realmente dire l’Unione europea ai cittadini della Bielorussia – agli europei dimenticati – che vogliono le stesse cose di cui gode il resto dell’Europa? Forse non abbiamo il diritto di chiedere il vostro aiuto o supporto. Forse potreste rifiutarci perché potrebbe contraddire il vostro interesse nazionale. O forse è un male per le vostre attività.

Ma sono qui per chiedere il vostro sostegno, comunque.

La nostra lotta per la libertà è anche la vostra lotta per la libertà. Solo stando insieme e agendo con decisione, la democrazia ha la possibilità di sopravvivere in questo mondo.

ABBIAMO UN ALTRO ANNO?

Illustri Rappresentanti d’Europa,

Perdonate la mia schiettezza, ma devo dirlo: si sta facendo tardi! Dall’agosto 2020 ci sono stati ampi (Эмпл) gesti ed espressioni di solidarietà. I bielorussi sono stati elogiati per aver riacceso (ри-игнАйтин) la loro fede nella democrazia e nella dignità umana. Non è il turno degli europei di dimostrare con l’azione il loro impegno per quei valori?

L’Europa nel suo insieme avrà il coraggio di intraprendere subito un’azione decisa? O aspetteremo un altro anno?

Gentili signore e signori, non abbiamo un altro anno. Nemmeno la Bielorussia. Neppure l’Europa.

Possiamo fare di più che aspettare e reagire. Il regime di Minsk è motivato dalla paura del popolo bielorusso. Da qui l’escalation della violenza.

Nel frattempo, i bielorussi non si arrendono. Tre sondaggi indipendenti mostrano che più della metà dei bielorussi vuole nuove elezioni presidenziali. Nonostante l’intensa pressione politica, i bielorussi stanno ancora trovando il modo di protestare. Forse non in modi che attirino l’attenzione dei vostri media.

Migliaia hanno aderito a iniziative di mobilitazione come “Piano della vittoria” e “Movimento dei lavoratori”. Si stanno coordinando e preparando per nuovi raduni e scioperi quando è possibile.

I media indipendenti e i gruppi della società civile si sono riorganizzati all’estero e continuano a lavorare per la Bielorussia.

Sono orgogliosa di ciascuno dei coraggiosi bielorussi nel nostro paese e nella nostra diaspora. Sono loro che cambieranno in meglio il nostro Paese. La Nuova Bielorussia non riguarda solo il futuro. Sta già nascendo e crescendo. Ma oggi ha bisogno del vostro aiuto.

Abbiamo bisogno che l’Europa sia più proattiva di fronte all’autocrazia. Il cliché sulla Bielorussia come “l’ultima dittatura d’Europa” è, in un certo senso, fuorviante. La dittatura non ha limiti geografici naturali. Si diffonde se non viene fermato.

Le dittature, dopo tutto, possono essere paragonate a un virus che infetta il corpo. Sappiamo tutti che più la malattia viene ignorata, più è difficile curarla in futuro.

Ora è chiaro a tutto il mondo che aspettare e vedere non è la strategia giusta per affrontare il virus. L’azione è cruciale.

Per superare con successo un virus può essere utile una strategia in tre parti. Innanzitutto, l’isolamento per prevenirne la diffusione. In secondo luogo, il trattamento per rimuovere i suoi effetti negativi. E, ultimo ma non meno importante, l’immunità che consente di mantenere il corpo in buona forma. Le stesse strategie possono essere applicate dall’Europa quando si affronta il virus della dittatura in Bielorussia.

La prima parte della nostra strategia dovrebbe essere l’isolamento e il non riconoscimento del regime. Molti bielorussi sono feriti nel vedere che anche oggi media europei così influenti – da Deutsche Welle alla BBC – chiamano presidente Aliaksandr Lukashenka. Lui non è il nostro presidente. Modella la percezione sbagliata tra milioni di telespettatori. È un cittadino della Bielorussia che ha usurpato illegalmente il potere presidenziale con la violenza.

Europa, rispetta le decisioni che hai preso! Non hai riconosciuto le elezioni, quindi non chiamare questo impostore per quello che non è. Non riconoscere alcun accordo concluso senza l’accordo dei bielorussi. Parla chiaro e forte: i contratti firmati dal regime dopo il 9 agosto 2020 sono e saranno giuridicamente nulli. Lukashenka sta giocando d’azzardo con la sovranità della Bielorussia. Dobbiamo rimanere fermi nella politica di non riconoscimento ed essere chiaro che l’indipendenza e la sovranità non possono essere scambiate o indebolite.

Questo mancato riconoscimento dovrebbe essere coerente. Non dovrebbero essere nominati nuovi ambasciatori in Bielorussia, né chiunque rispetti la libertà, i diritti umani e lo stato di diritto dovrebbe ricevere gli ambasciatori del regime. Inoltre, non dovremmo invitare i suoi rappresentanti a raduni internazionali, eventi sportivi o culturali. Sospendere l’adesione del regime all’Interpol. Ciò manderebbe un segnale che gli abusi non saranno più tollerati.

Invece, vi incoraggio a dare voce al popolo bielorusso. Invitare le forze democratiche bielorusse a tutti i consessi internazionali a rappresentarle al più alto livello, in particolare durante il vertice del partenariato orientale.

La seconda parte della nostra strategia è il “trattamento”. Dovremmo respingere il regime e limitare il suo accesso alle risorse che utilizza per mantenere il potere.

Quando tuo figlio è malato, sai che devi dargli una medicina anche se fa male vederlo. Ma ti rendi conto che questo è l’unico modo. Lo stesso principio dovrebbe valere quando si parla di sanzioni europee contro il regime.

Vi assicuro: le sanzioni funzionano. Continuate a mantenere una politica sanzionatoria coerente. Le sanzioni dividono le élite, distruggono schemi di corruzione e dividono le persone intorno a Lukashenka. Nessuno vuole condividere le responsabilità per i crimini del regime.

Cerchiamo di essere fermi. Non dobbiamo permettere ai lobbisti di bloccare le sanzioni necessarie. Chiudiamo tutte le scappatoie rimanenti. Coordiniamo le nostre azioni con gli Stati Uniti e il Regno Unito per rendere le sanzioni efficaci e non solo simboliche.

Con ogni mezzo, cerchiamo di essere coerenti. Ha poco senso investire ulteriormente nel regime mafioso. Inviate un messaggio che non lo arricchiremo in modo che possa utilizzare queste risorse per abusare dei suoi cittadini.

Siamo fedeli al diritto internazionale!

Date il via libera per perseguire i trasgressori dei diritti umani sotto la giurisdizione penale universale. Invocate la responsabilità del regime per la cattura dell’aereo civile e il suo attacco ibrido ai confini dell’UE! Assicuriamoci che tutte le prove dei crimini del regime siano sul tavolo del tribunale internazionale. Presso la Corte penale internazionale e la Corte internazionale di giustizia.

Invito l’Europa a prendere l’iniziativa in tal senso.

La terza parte della nostra strategia è l’immunità. Dobbiamo rafforzare la resistenza naturale e la spina dorsale della società bielorussa. Invito l’Europa ad ampliare l’assistenza al nostro popolo. Richiede flessibilità e un approccio non convenzionale per raggiungere coloro che sono sul campo: i difensori dei diritti umani, i media, i giornalisti cittadini e i giornalisti-investigatori, i quartieri locali, gli attivisti, i volontari, le iniziative che promuovono la lingua e la cultura bielorussa. Programmi di riabilitazione per le famiglie dei repressi dal regime e programmi di aiuto psicologico.

Le persone non devono sentirsi abbandonate.

Restiamo uniti nella solidarietà! Non dimentichiamo i prigionieri politici bielorussi e le loro famiglie. Non lasciare che il regime manipoli il traffico di migranti per oscurare la catastrofe dei diritti umani all’interno del paese. Sia i bielorussi che i migranti sono ora ostaggi del regime. E questi due problemi non possono essere risolti separatamente. Ricordate, per curare il virus dobbiamo trattare il problema alla radice, non solo i sintomi.

E cerchiamo di essere tutti fedeli ai nostri principi. Aiutiamo chi è stato costretto a lasciare il Paese. Molti bielorussi sono fuggiti in fretta, con visti Schengen di breve durata. A molti bielorussi non piace essere considerati immigrati ma ricollocazioni temporanee. Vogliono tornare a casa presto, ma hanno bisogno di piccole cose come soggiorno legale e permessi di lavoro. Sebbene di solito si parli di democrazia in termini alti, la democrazia è fatta anche di piccoli dettagli.

Aiutate i bielorussi in modo che possano aiutare anche la Bielorussia e l’Europa. Così potremmo continuare la lotta per la nostra e la vostra libertà. So che qui sono circondato da alleati e partner come il presidente Sassoli e il vicepresidente Metsola.

A tutti i membri del gruppo “Amici della Bielorussia democratica” che hanno cercato di tutelare decine di prigionieri politici in Bielorussia. Chi ha inviato loro lettere e cartoline.

Oggi tv ho portato una risposta da loro: “Cartoline della libertà” fatte dai prigionieri politici. Sentono il vostro sostegno, miei cari amici. Così come milioni di bielorussi che sono sinceramente grati a voi e a tutti i membri del Parlamento europeo per la vostra ferma posizione, per le vostre dichiarazioni e risoluzioni. Ma vogliono anche che le parole si materializzino in azioni.

Le persone sul campo in Bielorussia hanno grandi aspettative da voi per un semplice motivo. Vogliono vedere in Europa un esempio da seguire.

Cerchiamo di essere fedeli all’Europa. Il sogno di un’Europa unita non è solo il sogno di un sistema burocratico o di un’unione economica. È il sogno della sorellanza e della fratellanza. Di una comunità di nazioni e persone che cooperano pacificamente e rispettosamente, in libertà e dignità. È un sogno che i nostri valori condivisi di rispetto dei diritti umani, del governo rappresentativo, costituzionale e dello stato di diritto.

Essere comunità significa percorrere insieme un cammino comune. L’anno scorso, quando ci siamo incontrati, ho detto della Bielorussia: “Ogni paese ha il suo percorso verso la democrazia, e questo è il nostro”. Ora, un anno dopo, i bielorussi sono molto più vicini al loro obiettivo. Ma la strada è diventata molto più difficile. Gli ostacoli vengono costantemente lanciati sul nostro cammino.

Oggi non solo la democrazia in Bielorussia, ma anche la democrazia in Europa dipende dal fatto che percorreremo insieme questa strada. E superare insieme questi ostacoli. È tempo di dimostrare che i valori europei sono e continueranno a essere la nostra più grande fonte di forza e l’unica solida base per la pace e la prosperità.

Sono qui oggi per invitarti a percorrere quel sentiero con noi.

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