Il ruolo guida di BruxellesPerché abbiamo bisogno della riforma Ue del carbon pricing

Durante l’audizione alla Commissione Petizioni dell’Europarlamento, il movimento EUMANS ha chiesto di fissare un prezzo minimo alle emissioni di CO2 e usare i ricavi per la conversione ecologica. Una iniziativa che sposterebbe la tassazione dal lavoro allo sfruttamento delle risorse naturali e manderebbe un segnale al resto del mondo in vista della prossima Cop27

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Si è conclusa la Cop26. La tanto attesa Conferenza Intergovernativa delle Nazioni Unite sulla gestione dei cambiamenti climatici lascia scontenta e insoddisfatta tanta parte del mondo ecologista, a partire dalla madrina Greta Thunberg, soprattutto per la mancanza di strategie concrete per raggiungere gli obiettivi sul taglio delle emissioni. Cop26 ha identificato degli obiettivi primari, a partire dall’impegno di ridiscutere già dal 2022 i target sul taglio delle emissioni e per la prima volta è stata menzionata direttamente la possibilità di ridurre l’uso dei combustibili fossili. Ma si tratta di obiettivi annacquati, a detta di tutti i commentatori a partire dallo stesso Alok Sharma, presidente di Cop26, la cui immagine ha fatto il giro del mondo con le lacrime per la delusione sull’accordo mancato sulla totale dismissione del carbone. 

E quindi ancora una volta a mancare è il come raggiungere gli obiettivi a mancare. Ma dall’8 novembre il Parlamento europeo potrebbe avere a disposizione un asso nella manica, che permetterebbe di affrontare la questione climatica con serietà ed efficacia e nello stesso tempo rafforzare la fiducia nel funzionamento della democrazia. 

L’8 Novembre infatti la Commissione Petizioni del Parlamento Europeo ci ha auditi ufficialmente su quella che fino al 22 luglio è stata l’Iniziativa dei Cittadini Europei “Stopglobalwarming.eu – Un prezzo sulle emissioni per fermare i cambiamenti climatici”. La proposta – basata sul principio del far pagare chi inquina e sostenuta ampiamente dalla comunità scientifica a partire da 27 Premi Nobel, di fissare un prezzo minimo alle emissioni di CO2, usare i ricavi per la conversione ecologica e per una transizione ecologica della fiscalità – è stata presentata da EUMANS, movimento paneuropeo di iniziativa popolare usando lo strumento di democrazia partecipativa dell’Unione Europea, raggiungendo 62.000 firme, il sostegno di 100 sindaci da tutta Europa, due ex Presidenti dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Mogens Lykketoft e Srgjan Kerim), della ex Alta Commissaria Per i Diritti Umani Navi Pillay e una impressionante rete di sostenitori e sostenitrici dal mondo della cultura e dello spettacolo. 

L’audizione al Parlamento Europeo in sede di Commissione Petizioni ci ha dato l’opportunità di proporre al Parlamento europeo di unirsi a noi nel chiedere all’Unione europea di rafforzare la sua posizione di leader mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici promuovendo l’adozione di un ambizioso quadro normativo a livello globale, che dovrebbe includere un sistema di tariffazione del carbonio. È questo il momento migliore, proprio per il fallimento della Cop26, per aumentare il livello di ambizione rafforzando quanto già votato nella Risoluzione del Parlamento sulla Cop26 in materia di carbon pricing e nello stesso pacchetto Fit For 55 della Commissione europea. 

Con l’appello per un carbon pricing globale vogliamo rafforzare il ruolo dell’Unione Europea nel contesto delle Nazioni Unite e nel prossima Cop27, come forza trainante nel raggiungimento di un accordo globale su un sistema uniforme di prezzi del carbonio che promuova un’economia sostenibile, basata sullo spostamento della tassazione dal lavoro allo sfruttamento delle risorse naturali. Il prezzo globale del carbonio adottato dalle Nazioni Unite dovrebbe partire da un prezzo minimo di almeno 50€/t, e includere un meccanismo di aggiustamento alla frontiera sulle importazioni da paesi che non applicano il prezzo del carbonio alle stesse condizioni, in modo da preservare la competitività delle industrie e indurre questi paesi ad adottare il sistema di prezzi del carbonio proposto.

Il passaggio al Parlamento europeo ha visto il consenso dei eurodeputati di vari gruppi – oltre a Eleonora Evi dei Verdi in particolare si sono espressi anche Jaar del Partito Popolare Europeo e Aguilera dei Socialdemocratici riconoscendo il valore della proposta. 

Ora il pacchetto di proposte è stato rimandato dalla Commissione Petizioni alle Commissioni Ambiente e Commercio Internazionale. 

Quelli che sembrano passaggi burocratici in realtà sono preziosi semi di democrazia da celebrare: una mobilitazione civica, incardinata attraverso l’attivazione di strumenti di democrazia diretta disponibili grazie ai Trattati Europei che sta creando le condizioni per spingere le istituzioni europee – a partire dal Parlamento – a guidare una lotta ai cambiamenti climatici che non può più aspettare. 

Nei giorni di Cop26 diverse sono state le dichiarazioni di leader globali da Antonio Gutierrez, Segretario Generale delle Nazioni Unite a Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, a esprimersi sul bisogno di un accordo globale sui prezzi delle emissioni. 

Mentre gli Stati Uniti giocano i pezzi da 90 con l’invito a Barack Obama a Cop26 e la Russia e la Cina boicottano le decisioni più strategiche degli accordi internazionali, l’Unione Europea ha urgenza di posizionarsi in un ruolo di leadership. 

Farlo avvenire attraverso la valorizzazione della mobilitazione dei cittadini e delle cittadine per accompagnare dall’Europa una rivoluzione anche globale dei sistemi produttivi e della economia, in vista della Cop27 che si svolgerà proprio alle porte dell’Europa, in Egitto, nel cuore del Mediterraneo dove emerge anche la connessione tra migrazioni e cambiamenti climatici potrebbe essere un’opportunità imperdibile. E un passaggio storico per un’entità sovranazionale come l’Unione Europea bisognosa da sempre di democratizzarsi. 

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