Dall’emergenza climatica al Quirinale. Da Giuseppe Conte a Matteo Salvini. Fresco dell’uscita del suo libro autobiografico, “Un amore chiamato politica” (Piemme), il ministro degli Esteri Luigi Di Maio rilascia un’intervista alla Stampa partendo dalla difesa degli esiti del G20 di Mario Draghi.
Laddove Conte – da leader politico del Movimento Cinque Stelle – ha criticato il vertice a guida italiana, Di Maio precisa: «Conte non ha mai detto che è stato un fallimento». Ed elenca i punti positivi: «Mi limito a citare l’accordo raggiunto tra Europa e Stati Uniti per l’eliminazione dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio o lo stop ai finanziamenti pubblici per le centrali a carbone. Senza parlare dell’impegno a vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro la metà del 2022 o delle tasse alle multinazionali. Poi, certo, si può sempre fare di più».
Sul clima, «siamo andati oltre il “bla bla bla”, mi lasci dire che abbiamo fatto cose concrete». Basti pensare, aggiunge, «che attorno al tavolo dei negoziati c’erano gli sherpa anche di Usa, India, Cina e Russia. E che i presidenti Xi Jinping e Putin si sono collegati in videoconferenza».
Non è bastato per mantenere nel documento l’impegno per le emissioni zero entro il 2050. «Ma è bastato per avere l’unanimità sia sul tetto massimo di 1,5 gradi per l’innalzamento delle temperature, sia sulla neutralità carbonica intorno alla metà del secolo», risponde Di Maio. «La Russia e la Cina lo faranno entro il 2060. Obiettivi impensabili alla Cop21 di Parigi. Neppure contemplati. A Glasgow invece si riparte da qui. Un risultato raggiunto grazie all’Italia e alla leadership di Draghi».
Di Maio difende il presidente del Consiglio. Non si è innamorato di Draghi, «sono innamorato della mia fidanzata», dice. «Ma è impossibile non vedere con quanta autorevolezza il presidente del Consiglio porta avanti i negoziati internazionali». E se Conte ha detto che Draghi non è la nuova Merkel, il ministro Cinque Stelle risponde: «In questo momento storico, in cui i grandi della terra hanno giustamente salutato Merkel con fiori e applausi, e in cui molti Paesi europei sono in campagna elettorale, è inevitabile che l’Italia e Draghi diventino un punto di riferimento».
Certo, «Conte è stato straordinario ad affrontare la pandemia partendo da un foglio bianco. Draghi lo è altrettanto nel guidare la ripartenza. Consolidare il 6% di crescita è un risultato clamoroso che gli va riconosciuto».
Poi dice no al nucleare: «Il dibattito non è neppure sul tavolo del G20. E ricordo che il nucleare in Italia è già stato bocciato due volte. Per altro a ridosso di due catastrofi, Cernobyl e Fukushima». Rivendica la legge sulla parità salariale: «È arrivata anche grazie alla spinta del Movimento 5 Stelle».
E critica gli applausi al Senato dopo l’affossamento della legge Zan: «Mi hanno sorpreso ancora di più gli applausi della destra moderata. È legittimo esultare quando si mette sotto il governo, ma non è accettabile che lo si faccia quando di mezzo ci sono i diritti delle persone. La bocciatura della legge Zan è una sconfitta per il Paese». E ammette che su quel voto sono state fatte le prove generali per il voto sul Colle: «Ovvio che è così. Per questo quella scena è ancora più mostruosa. Una strumentalizzazione senza pudore. Messa in atto da persone che calpestano i diritti individuali per fare giochini di Palazzo».
Secondo Di Maio, si tratta di «un tentativo di ricatto per arrivare alle elezioni anticipate. Un ricatto al quale dobbiamo dire di no con fermezza. Tornare al voto vorrebbe dire bloccare la ripresa del Paese, nel momento in cui dobbiamo gestire i fondi del Pnrr e concludere la campagna vaccinale. È semplicemente sbagliato».
E sull’ipotesi di Draghi al Colle, dice che «ha tutto il nostro supporto per il lavoro che sta facendo». Ma poi precisa che non vuole «entrare nel dibattito sul toto-Quirinale, che può avere come unico risultato quello di bruciare i nomi migliori». Ma non esclude che i Cinque Stelle chiederanno alla Rete di esprimersi.
Di Maio spiega che il Movimento Cinque Stelle non è una costola del Pd: «Abbiamo identità diverse. Poi su lavoro e transizione ecologica abbiamo una visione comune, attorno alla quale stiamo costruendo un progetto condiviso. A differenza di quello che succedeva con la Lega, alla quale interessano solo i sondaggi e non il Paese».
Berlusconi al Quirinale? «Salvini e Meloni stanno giocando con lui, auguri», risponde. Ma «mi sembra improbabile», un’ipotesi non realizzabile – specifica.
Esclude la Draghicrazia: «Nell’azione del governo ci sono molte delle leggi e dei provvedimenti voluti dalla politica». Certo, aggiunge, «è difficile non vedere lo slancio che la figura del premier sta dando alla crescita economica e alla campagna vaccinale».
Su Giorgetti dice che è «decisamente diverso da Salvini». E «io lavoro molto bene con lui e con gli altri ministri del governo».
Invece, «Salvini e Renzi sono due facce della stessa medaglia. La loro cifra è l’inaffidabilità. Non oso immaginare che cosa potrebbero combinare insieme. Anche se è ovvio che il campo della destra oggi comprende entrambi».