Il 26 Dicembre è un giorno infausto per l’enogastronomia italiana. Nel 2017 è mancato il signor Marchesi, riferimento assoluto della cucina italiana, e oggi è mancato Franco Ziliani, padre della Franciacorta.
Prima della sua intuizione, le bollicine erano solo francesi. Ma da quando Franco Ziliani ha deciso di investire sul suo territorio, l’Italia è stata in grado di dire la sua anche in questo settore, prima esclusiva d’Oltralpe.
È morto a 90 anni, l’enologo che nel 1961 a partire da una produzione di appena tremila bottiglie ha dato il via al grande fenomeno della spumantistica bresciana.
Sessant’anni fa la Franciacorta, l’ampia area collinare che dal capoluogo si estende a nord-ovest fino al Lago d’Iseo, non era infatti conosciuta per uno specifico vino, area particolarmente vocata che a partire dall’intuizione di Franco Ziliani iniziò a identificarsi sempre di più con la produzione di metodo classico. Si dice che alla fine degli anni Cinquanta, chiamato da Guido Berlucchi per una consulenza relativa alla produzione dei bianchi, chiese: «e se facessimo uno spumante alla maniera dei francesi?».
L’inizio di una rivoluzione. Oggi la Franciacorta produce ogni anno oltre oltre quindici milioni di bottiglie da quasi tremila ettari vitati gestiti da oltre centoventi cantine.
Enologo determinato e imprenditore vulcanico, Franco Ziliani ha vissuto la sua vita realizzando il sogno di creare vini spumanti italiani di qualità, che potessero essere al livello della grande tradizione francese. Fu così che nel 1955, giovane enologo chiamato dal Conte Guido Berlucchi a Palazzo Lana in Borgonato (BS) per risolvere problemi di stabilità dei vini allora prodotti nella tenuta, propose la rivoluzionaria idea di “spumantizzare” quei vini, che non mostravano sufficiente “personalità”.
Molti tentativi più tardi, finalmente nel 1961 nacquero le prime 3.300 bottiglie di “Pinot di Franciacorta”, il “germe” di quello che sarebbe diventato in seguito uno dei “nuovi” territori enologici di qualità italiana più importanti e del successo odierno del Franciacorta DOCG.
Il Presidente del Consorzio, Silvano Brescianini, ricorda il fondatore: «È una grande perdita per la Franciacorta, proprio 60 anni fa Franco Ziliani produsse la prima bottiglia di Pinot di Franciacorta aprendo così la strada a tanti colleghi e portandoci oggi a produrre 20 milioni di bottiglie. La Guido Berlucchi, oggi saldamente gestita dai figli, rappresenta un esempio di rigore, ricerca della qualità e sostenibilità. Siamo tutti grati a Franco Ziliani; la Franciacorta perde un imprenditore visionario a cui saremo sempre riconoscenti. Esprimo la mia vicinanza a Cristina, Arturo e Paolo per la perdita».
Anche Vittorio Moretti, storico patron di Bellavista e grande imprenditore della zona, rende omaggio al compagno che negli anni ha costruito insieme a lui il prestigio di un intero territorio: «La Franciacorta deve il suo successo alla visione e alla tenacia dei suoi padri fondatori. Tra essi Franco Ziliani. In lui si sono incontrate le due maggiori forze che hanno determinato l’unicità della Franciacorta: la visione enologica e il coraggio imprenditoriale. Tra di noi c’è sempre stata grande stima e una sana, proficua competizione per far ottenere al territorio, prima ancora che all’azienda, vette di eccellenza di cui essere orgogliosi. La sua impronta rimarrà nel tempo e a lui tutta la Franciacorta deve la capacità di averne riconosciuto la vocazione alla viticoltura di eccellenza».
Tanti i messaggi che si susseguono sui social network. Civilità del bere, uno dei riferimento editoriali dell’enologia italiana, ricorda così il protagonista della storia della Franciacorta: “Oggi vogliamo omaggiare quest’uomo straordinario con un ricordo, quello del suo primo incontro con Guido Berlucchi, da cui poi nacque l’idea di produrre uno spumante Metodo Classico in Franciacorta
«Il maggiordomo mi scortò nel salotto di Palazzo Lana Berlucchi. Le note di Georgia on my mind vibravano nell’aria: Guido Berlucchi era al pianoforte. Rimasi incantato dall’eleganza della figura, dalla maestria con cui le mani accarezzavano i tasti. Volsi lo sguardo ai muri secolari, ai ritratti di famiglia; notai gli arredi preziosi. Tutto emanava raffinatezza non ostentata», ricordava Franco Ziliani. «Il conte richiuse il piano, mi salutò con calore e iniziò a interrogare me, giovane enologo, sugli accorgimenti per migliorare quel suo vino bianco poco stabile (il Pinot del Castello, ndr). Risposi senza esitazione alle sue domande, e nel salutarlo osai: “E se facessimo anche uno spumante alla maniera dei francesi?”».
L’entusiasmo di Franco Ziliani fu contagioso. Grande appassionato di Champagne, l’enologo si rendeva conto del potenziale per la produzione di Metodo Classico studiando le caratteristiche pedoclimatiche del territorio e assaggiando le basi in cantina. Guido Berlucchi sposò il suo progetto; insieme misero a punto la strumentazione di cantina, con numerosi viaggi in Francia per rifornirsi dei prodotti più disparati, dai macchinari ai tappi. Dopo alcuni infruttuosi tentativi, il 1961 fu l’annata del debutto del “Pinot di Franciacorta”: 3.000 bottiglie di spumante dove per la prima volta comparve il nome dell’attuale denominazione. Il resto è storia».
Anche Lucia Barzanò, imprenditrice de il Mosnel, lo ricorda come «un personaggio molto importante per il territorio, alla cui determinata caparbietà dobniamo tutti molto in Franciacorta».
Lo chef Stefano Cerveni, rappresentante gastronomico della zona, lo ricorda come un vero riferimento: «La Franciacorta ha perso il suo fondatore, colui che ha avuto la prima intuizione di lanciare questo territorio. Mi unisco alla famiglia e ai figli che gestiscono ora le cantine in questo lutto. Da franciacortino doc, sento di avere perso un grande pezzo di questa zona, perché Ziliani è stato il grande saggio e ha saputo vedere molto più avanti di tutti e tutti coloro che stanno qui e che qui lavorano dovranno sempre ricordarselo e ringraziarlo, perché il vero “la” a questo territorio l’ha dato lui».
Giorgio Vezzoli, della cantina Quattro Terre, lo celebra come grande interprete della zona: «È una giornata triste per tutta la Franciacorta, che perde un uomo le cui intuizioni sono state in grado di immaginare e svelare le potenzialità di un intero territorio, determinandone la fortuna e lo sviluppo. Il mio pensiero e il mio abbraccio va alla sua famiglia, ai figli e ai nipoti».