«Una nuova Margherita di centro con tanti petali». Il presidente della Regione Liguria e leader di Coraggio Italia, Giovanni Toti, immagina così il nuovo centro che emergerà in occasione del voto per il Quirinale. Una nuova cosa politica che «unisca noi di Cambiamo, con l’idea di Quagliariello, gli ultimi fuoriusciti di Forza Italia, l’anima veneta di Brugnaro, ma anche Mastella, Lupi fino ad arrivare a Renzi e pure Calenda, anche se pare un po’ riottoso», dice a Repubblica.
Un nuovo grande centro decisivo nelle partite-chiave, a partire dall’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Toti parteciperà al vertice del centrodestra con Silvio Berlusconi, ma spiega che i giochi veri in realtà si faranno da inizio anno.
«La verità è che c’è grande incertezza su chi sarà il king e chi il king maker dell’elezione», dice. E questa volta sarà «più difficile rispetto a quella precedente. Allora c’era un Pd forte, con Renzi, e un clima da nuova era. Oggi ci sono coalizioni più fragili, con un Parlamento balcanizzato come mai visto prima. Capisco che l’incontro Meloni-Moratti possa scatenare curiosità e inquietudini, ma non credo che questo sia il piatto forte del pranzo».
Berlusconi non sembra averla presa bene, ma «credo che intanto sia utile capire cosa ne pensi lui», spiega. Secondo Toti il Cavaliere «ha le caratteristiche» per essere eletto Capo dello Stato, «ha guidato governi, presieduto G8, G20, vediamo». Ma c’è un ma: «Il centrodestra da solo non ha i voti per eleggere il presidente».
E quindi è necessaria l’alleanza con altri, a partire da Matteo Renzi. «Con Renzi e con tanti altri il dialogo può essere su più temi, a partire dalla scelta per il Quirinale che deve riguardare una personalità che possa rappresentare la parte più ampia del Paese», dice Toti. «Un altro pezzo di dialogo riguarda la necessità di una nuova legge elettorale. E poi c’è la volontà di dare all’esperienza dolorosa della pandemia una risposta politica sobria nei toni, approccio che è proprio dei partiti centristi. Ancora nulla di concreto, per ora, ma io vorrei un’aggregazione che sia un grande contenitore federale e con liberali, socialisti riformisti e popolari».
Ma niente allungamento della presidenza Mattarella in attesa del 2023 per cedere il testimone a Draghi. «È stato chiarissimo», dice Toti. «Allungare come già accaduto con Napolitano sarebbe una forzatura della Costituzione, ora i partiti devono dare una prova di maturità. Elezioni a colpi di transfughi e franchi tiratori metterebbe a dura prova il sistema democratico. Quanto a Draghi, non possiamo clonarlo, perché finora ci siamo riusciti solo con la pecora Dolly e quindi attendiamo gennaio».