Il picco a fine gennaioSolo per i vaccinati il Covid-19 si trasformerà in un’influenza, dice Abrignani

L’immunologo membro del Cts ricorda che prima dei vaccini il virus era letale nel 2-3% dei casi. Il 12 gennaio, con circa il 94% della popolazione ultra 60enne vaccinata con almeno due dosi e molti con tre, e con la variante Omicron che ha preso il sopravvento, la media settimanale è di 172.500 casi e 216 morti al giorno, quindi una letalità dello 0,12%

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

No, il Covid-19 non si può paragonare a un raffreddore. «Non scherziamo. Il virus del raffreddore non uccide», dice al Corriere Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico. Più probabile, invece, che si trasformi in un’infezione simile all’influenza, spiega. Ma solo per chi è immunizzato. Per i vaccinati, dice, «essere contagiati dal Sars-CoV-2 potrebbe essere come prendere l’influenza che infetta ogni inverno milioni di persone, è letale in circa lo 0,1% (1 per 1.000) dei casi ed è pericolosa sopratutto per gli ultra 70enni con patologie croniche importanti».

A sostenere la sua previsione, prosegue l’immunologo, ci sono i numeri: «Fino alla primavera del 2021, prima dell’uso estensivo dei vaccini, il Covid in Italia era letale nel 2-3% dei casi, avevamo al picco ogni giorno 30-40mila infezioni e 700-900 morti. Il 12 gennaio, con circa il 94% della popolazione ultra 60enne vaccinata con almeno due dosi e molti con tre, e con la variante Omicron che ha preso il sopravvento, la media settimanale è di 172.500 casi e 216 morti al giorno, quindi una letalità dello 0,12%».

Secondo gli esperti di modelli di crescita delle epidemie, la curva «salirà fino a raggiungere il picco alla fine di gennaio», spiega. Ma la variante Omicron, nonostante sia molto più trasmissibile della Delta, «sembrerebbe che sia causa di una malattia meno aggressiva».

Da qui anche l’orientamento di molti scienziati occidentali verso un ripensamento sulla politica di contenimento. Negli Stati Uniti viene suggerita una strategia nuova, orientata a condurre una vita normale col virus anziché tentare di spazzarlo via. «Anche Spagna, Portogallo e la Gran Bretagna stanno andando verso questa direzione», dice Abrignani. «Molti Paesi, chi più chi meno, stanno razionalizzando la possibilità di un ritorno a una nuova normalità di vita con meno restrizioni e un certo numero “accettabile” di morti. Siamo pronti in Italia, dopo il picco atteso per fine gennaio (quando la curva dei contagi dovrebbe scendere) a tollerare 3-4 mila decessi per Covid al mese per 4-5 mesi l’anno in cambio di una vita di nuovo “normale”?».

Sulla quarta dose, invece, Abrignani preferisce prima vedere i dati che arrivano da Israele «e poi decidiamo». Diverso, però, «sarebbe fare una quarta dose di vaccino disegnato contro la variante Omicron. Sarebbe agire come per l’antinfluenzale: lo cambiamo ogni inverno e non si parla di terze o quarte dosi ma di nuovo vaccino».

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