La neutralità climatica e lo sviluppo ambientale sostenibile per mitigare le minacce a sistemi naturali e umani presuppongono una radicale transizione ecologica. Per raggiungere la progressiva decarbonizzazione di tutti i settori, il PNRR ha previsto investimenti e riforme per incrementare la penetrazione di rinnovabili, che anche a causa del recente incremento del costo del gas, andrebbero accelerate al fine di proteggere il Paese, almeno nel medio periodo, dai ciclici shock energetici.
Nel suo recente discorso alla Camera, Draghi ha tenuto a precisare che il conflitto avviato dalla Russia e le sanzioni approvate dall’Italia “ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia», a maggior ragione se si tiene conto che il 45 per cento del gas che l’Italia importa proviene dalla Russia (solo 10 anni fa era del 27 per cento).
Resta inteso che le sanzioni colpiscono lo stock delle riserve russe che allo stesso tempo sono alimentate dall’acquisto di gas e altre materie prime in moneta forte e non svalutata come il rublo, il che permetterà a Mosca di rifinanziare il suo debito.
Il premier ha sottolineato l’importanza per il paese di procedere verso la diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità ed evitare il rischio di crisi future. Al fine di gestire questa difficile fase di transizione, ha annunciato di voler incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti, di voler lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico – come il Tap dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia – e di essere pronto a riaprire le centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato. È intenzione dell’esecutivo, per il futuro, prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica e a ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture.
Il nostro fabbisogno energetico è grosso modo soddisfatto per un terzo da energia elettrica, e per due terzi da olio e gas. Una fetta importante dell’energia elettrica è prodotta bruciando gas, tant’è che solo il 38 per cento della nostra elettricità è prodotta da rinnovabili, per cui l’11 per cento dell’energia che produciamo è rinnovabile, tutto il resto dell’energia, elettrica e non elettrica, è gas o carbone o petrolio, importato per la quasi totalità.
La necessità di decarbonizzazione ci obbliga ad accelerare enormemente le rinnovabili. Questa conversione richiede infrastrutture, che non sono rappresentate solo da pannelli o pale da installare ma anche da una rete smart. Sono necessari anni e occorre gestire adeguatamente la transizione. Oltretutto, il regime di guerra impone all’Europa di organizzarsi per sopravvivere in un nuovo quadro geopolitico ed è il momento nel quale si renderà necessaria una grande capacità strategica da parte dell’Europa che permetta azioni radicali e capacità di azione comune. Deve nascere il mercato energetico europeo, indurre l’Unione Europea nella direzione di meccanismi di stoccaggio comune, che aiutino tutti i Paesi a fronteggiare momenti di riduzione temporanea delle forniture; è necessaria una collaborazione europea sui gassificatori. Dobbiamo rimodulare le regole del mercato e permettere una collaborazione pubblico-privato per condividere il rischio dello stoccaggio ai prezzi attuali.
L’inevitabile aumento del costo delle materie prime determinerà uno scenario inflazionistico che perdurerà nel tempo, scenario che non essendo determinato dall’aumento della domanda di beni, ma da uno shock di offerta, produrrà un rallentamento dell’economia. Tutto ciò si innesterà in un momento di maggiore pressione sui conti pubblici legata all’accoglienta dei profughi e all’aumento delle spese militari.
Nel nuovo quadro economico, un rialzo dei tassi di interesse per attenuare la spirale inflazionistica si potrebbe rilevare particolarmente pericoloso specialmente per i Paesi dell’Unione con un elevato stock di debito, come pure una riduzione da parte della Bce dell’acquisto di titoli pubblici che potrebbe determinare un periodo di crisi del debito sovrano analoga a quella del 2010. Insomma, mai come oggi l’Europa ha bisogno di + Europa.
Da sempre l’energia e le relative politiche influenzano il sistema internazionale, determinando grandi potenze, alleanze, guerre e pace. L’Europa deve contemporaneamente accelerare la transizione ecologica e organizzarsi per essere protagonista nel nuovo quadro geopolitico il che richiede una grande capacità strategica e la profonda conoscenza di nuove realtà e forme energetiche.
Di quali potrebbero essere gli scenari e le possibili soluzioni ne parleremo il 14 marzo 2022 alle ore 18 a Milano nella Sala eventi del Palazzo Pirelli con Gianni Silvestrini, Emma Bonino, Benedetto della Vedova, Donata Garrasi, Michele Governatori, Anna Lisa Nalin e Simona Viola. Modera Paolo Costanzo.
Sarà possibile seguire la conferenza nei canali FB e Youtube di + Europa e di + Europa Milano