La pace o il condizionatore?L’Europa non esclude il bando su petrolio e gas russo, assicura Frans Timmermans

Il vicepresidente della Commissione europea con delega al Green Deal spiega che «l’Ue per rimanere unita deve adottare le sanzioni gradualmente per convincere tutti gli Stati membri ad andare oltre rispetto a quanto fatto la volta prima. Quando si impongono sanzioni alla Russia è chiaro che faranno un po’ male anche a noi ma devono danneggiare di più Mosca, per questo l’Ue sta procedendo così»

(La Presse)

«L’Unione europea per rimanere unita deve adottare le sanzioni gradualmente per convincere tutti gli Stati membri ad andare oltre rispetto a quanto fatto la volta prima. Quando si impongono sanzioni alla Russia è chiaro che faranno un po’ male anche a noi ma devono danneggiare di più Mosca, per questo l’Ue sta procedendo così. Ora la Commissione ha proposto di sanzionare il carbone, ma tutto rimane sul tavolo, anche il petrolio e il gas». A dirlo al Corriere è Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea con delega al Green Deal, che ha lavorato a San Pietroburgo all’ambasciata olandese.

«Guardo il telegiornale russo quasi ogni sera, leggo anche i giornali russi: è aumentata notevolmente la retorica che nega la ragione di esistere dell’Ucraina. Non possiamo permettere a Putin di vincere questa guerra perché non smetterà con l’Ucraina, la sua visione dell’impero russo è una minaccia per tutta l’Europa», spiega Timmermans. «Se crediamo nei nostri valori e nella nostra libertà, dobbiamo aiutare Kiev a difendersi. È in gioco non solo la libertà dell’Ucraina ma anche la nostra, è un confronto ideologico tra democrazia e autocrazia. Dobbiamo restare uniti. Quello che i russi hanno fatto a Bucha è pura barbarie».

Il vice di Ursula von der Leyen assicura per questo che «in Commissione siamo pronti a fare tutto ciò che è necessario. Quando l’Ue sarà disposta ad andare oltre, noi saremo pronti. Ora sarà colpito il carbone, ma non è escluso che nel futuro saranno toccati anche petrolio e gas».

Ieri ne ha parlato anche il presidente del Consiglio Mario Draghi nella conferenza stampa successiva all’approvazione del Documento di economia e finanza. «Preferiamo la pace o il condizionatore acceso? Questa è la domanda che ci dobbiamo porre», ha detto il premier. «Andiamo con l’Ue, se ci propone l’embargo sul gas, siamo contenti di seguire. Quello che vogliamo è lo strumento più efficace per la pace. Ci chiediamo se il prezzo del gas può essere scambiato con la pace».

E in caso di chiusura immediata dei rubinetti da parte di Putin in risposta alle sanzioni? «Se lo stop agli idrocarburi avvenisse domani ci sarebbero delle difficoltà che sarebbero comunque superabili, avrà un costo che però possiamo affrontare», spiega Timmermans. «Sui prodotti agricoli l’Ue è esportatrice. Certo ci sarà meno olio di girasole sugli scaffali dei supermercati ma la sicurezza alimentare sarà garantita. I problemi saranno in Africa e in Medio Oriente e noi li dovremo aiutare».

Intanto si pensa a come accelerare la fine della dipendenza Ue dal gas e dal petrolio russi. «Stiamo lavorando sul progetto RePowerEu», conferma Timmermans. «Per essere indipendenti dobbiamo sviluppare le fonti rinnovabili come sta già facendo l’Italia: vento, sole, biogas, geotermia. Ci consentono di offrire ai cittadini europei un’energia meno costosa. Ma dobbiamo intervenire anche sull’efficienza energetica delle abitazioni. Ho parlato con il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’Energia Fatih Birol e mi ha detto che se raddoppiamo l’impegno a migliorare l’uso dell’energia nelle case possiamo risparmiare 20 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno».

Affidarsi agli Stati Uniti per il gas liquefatto non significa però passare da una dipendenza a un’altra? «Il fatto che gli americani siano disposti a darci quasi un terzo del gas che riceviamo dalla Russia è molto positivo, dobbiamo riconoscere che questa relazione strategica con gli Usa ci sta aiutando», risponde. «E poi dobbiamo negoziare contratti per il gas liquefatto con altri Paesi: Egitto, Qatar, Arabia Saudita, Marocco. Dobbiamo diversificare anche l’approvvigionamento per il gas classico. E dobbiamo offrire a questi Paesi una relazione strategica anche sull’idrogeno. In Svezia fanno l’acciaio con l’idrogeno verde, è il mio sogno anche per l’Ilva di Taranto. Non dovremo mai più essere dipendenti solo da un Paese».

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