Mario Draghi non è un appassionato delle trasmissioni televisive, ma si racconta che, convalescente per il Covid nella sua casa di Città della Pieve, il presidente del Consiglio abbia visto con più attenzione del solito qualche trasmissione. Sarà una leggenda metropolitana ma è da allora che a Palazzo Chigi si sono messi in moto per capire qualcosa di più su come funziona l’informazione in Rai e naturalmente gli uomini del presidente si sono rivolti a Carlo Fuortes.
L’amministratore delegato della Rai si è confrontato con il messaggero di Draghi, Roberto Garofoli, anche in vista della sua audizione in Commissione parlamentare di Vigilanza dove, è noto, ha sferrato un colpo da ko ai talk show di Saxa Rubra.
Per farla breve, si è capito che Bianca Berlinguer, per usare una storica espressione del padre, ha esaurito la sua spinta propulsiva – troppo infotainment, ascolti bassini, poca qualità – almeno nel senso che non potrà più fare come gli pare, come sostanzialmente è stato finora malgrado i tentativi di Mario Orfeo e di Franco Di Mare di ricondurre Cartabianca a un vero format informativo spogliandola degli aspetti più grotteschi (definizione nostra), da Mauro Corona ad Alessandro Orfini, per dire due volti che danno il tono alla trasmissione.
La Berlinguer non è difesa da nessuno tranne Giuseppe Conte che, per sovrammercato, ha anche preso posizione a favore del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, capitano del tg a trazione gialloverdenera, recentemente criticato da l Partito democratico e dal Italia viva per aver tenuto un discorso alla kermesse milanese di Giorgia Meloni, effettivamente una cosa mai vista prima.
Dunque il braccio di ferro su “Bianchina”, come la chiama affettuosamente Corona, è l’emblema di uno scontro politico che vede l’avvocato del popolo alle corde: se la Rai dà la misura esatta della forza di un partito e di un leader, è chiaro che le vicende degli ultimi mesi segnalano la fine della Rai gialloverde e in particolare dello strapotere di Giuseppi, a partire dalla cacciata del suo Giuseppe Carboni dalla guida del Tg1, evento vissuto con dolore dall’avvocato che giunse a minacciare uno sciopero della presenza grilline in tv, minaccia durata 24 ore.
Ora perderà anche la conduzione di Agorà di Luisella Costamagna, da sempre nel giro Fatto-M5s, che tra l’altro pochi giorni fa ha invitato Luca Sommi, spalla di Andrea Scanzi su La9, senza mai interloquire mentre il giornalista sparava contro il governo, un episodio denunciato da Michele Anzaldi, membro della commissione di Vigilanza.
Rinunciare anche a Bianca Berlinguer, che a Cartabianca ospita ogni settimana lo stesso Scanzi, o Marco Travaglio o Luca Telese, e che aveva ingaggiato Orsini per 2000 euro a puntata salvo poi invitarlo gratis dopo le polemiche, rinunciare anche a questo talk, dicevamo, per Conte sarebbe un altro colpo alla rendita di posizione che gli deriva ancora dalla sua vecchia premiership.
Ovviamente all’avvocato non sfugge neppure i tappeti rossi che i telegiornali, ma anche Fabio Fazio, srotolano spesso e volentieri al nemico Luigi Di Maio che sa sfruttare appieno la sua carica di ministro degli Esteri, il cui avversario televisivo è semmai Alessandro Di Battista e non l’ex presidente del Consiglio. E quest’ultimo si agita e protesta, gabellando la difesa del suo potere personale per una eroica lotta contro una presunta censura avendo capito che è lui la persona a cui la Rai ha voltato le spalle.