Fondo Ue anti-rincari da 200 miliardi Secondo Gentiloni, in nove mesi l’Europa può arrivare all’embargo totale del petrolio russo

Il commissario europeo agli Affari economici dice: «Non dobbiamo nasconderci che questa decisione avrà un impatto sulle nostre economie, ma l’impatto sull’economia russa sarà molto maggiore». Intanto la Commissione lavora a uno strumento finanziario per sostenere i Paesi più esposti, sfruttando le risorse inutilizzate del Recovery Fund

(Johanna Geron, Pool via AP)

«Abbiamo deciso di sostenere il Paese aggredito, e di sostenere i principi che questo Paese difende, con delle misure economiche. Intervenire militarmente sarebbe un errore dalle conseguenze incalcolabili». Ma dobbiamo sapere «che se decidiamo di non rispondere alla guerra militarmente, ovviamente avremo un costo economico».

Il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni lo dice in un’intervista al Messaggero, precisando che «questo costo economico lo dobbiamo mettere in conto, misurando quanto le decisioni che prendiamo costeranno alla Russia e quanto a noi stessi. Le sanzioni decise finora dalla Commissione hanno perseguito questo equilibrio». E sempre muovendo sulla linea sottile di questo equilibrio, si punta ora al sesto pacchetto di sanzioni, che include anche l’embargo al petrolio russo.

«Penso che troveremo un percorso comune per arrivarci nei prossimi mesi gradualmente. Non dobbiamo nasconderci che questa decisione avrà un impatto sulle nostre economie, ma l’impatto sull’economia russa sarà molto maggiore», dice il commissario. «La nostra proposta è arrivare a un embargo, a seconda dei diversi prodotti petroliferi, entro nove mesi. Farlo in tempi più brevi potrebbe avere conseguenze sui prezzi internazionali del petrolio paradossalmente contraddittori con i nostri obiettivi».

Mentre si lavora a un compromesso tra gli Stati membri, la Commissione europea lavora intanto a un nuovo fondo da 200 miliardi per sostenere i Paesi più esposti allo shock energetico della guerra. Non è chiaro quando verrà presentato – secondo quanto riporta il Corriere – ma l’idea sarebbe quella di far ricorso alla riserva rimasta inutilizzata del Next Generation Eu, per aiutare le economie europee a spezzare la loro dipendenza da gas e petrolio russi.

Il Recovery Fund prevede emissioni di titoli europei per poco più di 800 miliardi di euro, ma i Paesi beneficiari finora hanno rinunciato a prestiti per circa 200 miliardi. Solo i trasferimenti diretti per 500 miliardi sono stati richiesti tutti. Sembra probabile che non tutti i 200 miliardi verranno indirizzati al nuovo strumento. Probabilmente resteranno dunque circa 100 miliardi da redistribuire, sempre come prestiti, sulla base di criteri nuovi. A Bruxelles si punta a riservare questi fondi ai Paesi che devono compiere gli sforzi maggiori per spezzare la loro dipendenza energetica dalla Russia. E l’Italia potrà essere fra i beneficiari per una quota di fondi oltre quella già prevista dal Pnrr.

Dopo una visita di due giorni in Italia, anche Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, in un’intervista al Corriere della sera traccia la strategia energetica dell’Unione.

«Dobbiamo usare questa crisi, per creare finalmente l’Unione dell’energia di cui parliamo da anni: connettere i Paesi oggi staccati dal punto di vista energetico, trovare Paesi terzi affidabili e non ultimo, come ha suggerito il presidente Draghi, stipulare contratti d’acquisto e avere riserve comuni», dice.

Le sanzioni contro la Russia «sono sempre difficili da adottare. Ciò che abbiamo fatto finora è senza precedenti. Il Parlamento europeo è stato il primo a dire che dobbiamo raggiungere una dipendenza energetica zero dalla Russia. Ogni Paese ha la sua realtà, alcuni sono più dipendenti di altri. Ma l’obiettivo della dipendenza zero dev’essere la priorità, poiché Mosca ha sfruttato troppo a lungo divisioni potenziali fra di noi. Abbiamo spesso scelto le soluzioni più facili, contro i moniti di quei Paesi membri che confinano con la Russia».

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